DAGOREPORT - GIORGIA MELONI SOGNA IL FILOTTO ELETTORALE PORTANDO IL PAESE A ELEZIONI ANTICIPATE?…
1. L'OFFENSIVA TV DEL PROFESSORE NON SFONDA I SONDAGGISTI: IL CENTRO NON GUADAGNA VOTI
Leandro Palestini per La Repubblica
L'offensiva mediatica di Mario Monti per il momento non sfonda. Il presidente del Consiglio infatti non riesce a smuoversi da quel 12-13% che i sondaggisti assegnano alla coalizione che si appresta a guidare in campagna elettorale.
Anzi, negli ultimi giorni il Professore sembra avere addirittura perso consensi rispetto ai giorni immediatamente successivi alla sua «salita in campo» annunciata nel corso della conferenza stampa di fine anno del 23 dicembre scorso.
à questa almeno l'opinione di Carlo Butteroni di Tecné, che realizza per conto di Sky il monitoraggio quotidiano sul "borsino" dei leader politici: secondo questo sondaggio il consenso nei confronti di Monti sarebbe passato dal 13,1% del 27 dicembre al 12,6% del 3 gennaio.
«La formazione del consenso avviene su tempi lunghi, non arriva il giorno dopo il programma in cui va un leader. Per questo il consenso a Monti non può essere oggi misurato sulla base dell'esposizione mediatica, è troppo presto», spiega Antonio Noto di Ipr Marketing Anche secondo Nicola Piepoli una cosa è certa: «Mario Monti finora non ha avuto dei benefici dalla presenza in tv. Se guardiamo la sua aerea politica, il Centro, era al 12% e resta al 12%».
BERSANI IN TESTA
«Il suo partito era al 33% e resta su quella quota - è l'opinione di Nicola Piepoli sulla performance del segretario del Pd - Questo perché la notizia in tv la fa più il Pd nel suo insieme che non il suo leader. Che peraltro si vede poco ultimamente sul piccolo schermo». Tuttavia - è la rilevazione di Butteroni - anche il leader della coalizione del centrosinistra ha subìto negli ultimi giorni una leggera flessione, più che altro perché è svanito l'effetto- primarie di fine anno per la scelta dei parlamentari.
In ogni caso i sondaggi di Tecné danno Bersani saldamente al primo posto tra i candidati premier, con una quota che supera di poco il 40%.
L'effetto-primarie e il duello con Renzi hanno però avuto il merito di far balzare bel oltre il 30% i consensi del Partito democratico, sostiene Antonio Noto. «In due mesi il partito è passato dal 27 al 35%, per poi riposizionarsi nelle ultime settimane intorno al 32%. Anche in virtù di una bassa esposizione mediatica rispetto ai concorrenti».
BERLUSCONI RIMONTA
Noto del resto insiste sull'importanza dei tempi medio-lunghi per la formazione dell'opinione pubblica. «Prendiamo gli ultimi due mesi. Silvio Berlusconi, prima del pressing sui media aveva un Pdl al 13-13.5% dei consensi, dopo le presenze in tv ha fatto crescere il partito fino al 17%». Anche secondo Piepoli dalla scesa in campo di Berlusconi si è registrato un costante aumento di quote di mercato del Pdl. «Almeno fino alla spaccatura del partito: si direbbe che la Meloni e Crosetto vadano bene in televisione. E c'è da dire che Berlusconi non usa il web».
Si conferma dunque l'abilità di Berlusconi nel condurre le campagne elettorali, soprattutto nell'uso del mezzo televisivo. La sua forza come leader della coalizione di centrodestra vale al momento il 25,5% dei voti, è l'opinione di Tecné. Resta da vedere cosa succederà se davvero il Cavaliere rinuncerà a presentarsi come candidato premier.
STOP A CASINI
Non si placano intanto le polemiche sull'assalto alla televisione di Berlusconi e Monti. A farne le spese è stato ieri il leader dell'Udc Pierferdinando Casini, che si è visto cancellare la sua partecipazione alla trasmissione "In mezz'ora" di Lucia Annunziata in programma per domenica prossima. La motivazione è identica a quella che ha portato allo stop alla presenza di Monti da Giletti, sempre domenica prossima: la "raccomandazione" del Cda Rai al direttore generale Luigi Gubitosi perché non ci fosse alcun ospite politico in programmi tv nei giorni festivi natalizi e di inizio anno, tra a tutti gli altri partiti».
Ma le polemiche investono anche l'Agcom. Il Garante dovrebbe infatti controllare le presenze dei politici e dei partiti sulle reti private. Controllo che, dice il deputato del Pd Roberto Zaccaria, non c'è stato. O che almeno si è limitato alla sola pubblicazione dei dati sulle presenze «senza alcuna valutazione critica di accompagnamento». Mentre tra settembre e novembre i Tg Rai e La7 hanno garantito un equilibrio tra i partiti, sostiene Zaccaria, «dai Tg delle reti Mediaset emerge invece una situazione di gravissimo squilibrio con il Pdl che vanta oltre il 30% in più rispetto.
2. TORNA IL "VOTO UTILE", GRILLO IN PICCHIATA - DOPO AVER SFIORATO IL 20 PER CENTO, ORA NEI SONDAGGI OSCILLA TRA L'11 E IL 14
Annalisa Cuzzocrea per La Repubblica
Nel quartier generale di Beppe Grillo dicono di non essere preoccupati. Il calo dei sondaggi? Fisiologico. Legato alla sovraesposizione mediatica del Pd, al fatto che del MoVimento 5 stelle si stia parlando meno sui giornali. E però, i numeri sono numeri, e raccontano di quello che - se non è un crollo - è certo «una lenta erosione ». Nicola Piepoli, sondaggista, legge così i dati dell'ultimo periodo.
«Grillo sta perdendo un punto a settimana, la mia ultima rilevazione lo dà all'11 per cento». Le ragioni? «Le elezioni sono vicine, la gente comincia a scherzare di meno. Molti si sono accorti che i partiti hanno delle belle persone, il mercato non è losco come sembrava, e la campagna per le primarie del Pd ha contribuito a questa normalizzazione». Trend in discesa anche secondo Antonio Noto di Ipr Marketing: «Fino a qualche mese fa avevamo registrato il MoVimento 5 stelle al 19 per cento, il 27 dicembre - nel sondaggio fatto per il Tg3- era al 14. Se continua così, per le elezioni potrebbe arrivare all'11».
Parliamo comunque di numeri grossi: «à sempre il triplo dell'Udc». Solo, con la diminuzione dell'elettorato indeciso, il consenso di Grillo diminuisce in percentuale: «Quelli che stanno finalmente scegliendo, non scelgono lui».
C'entrano il caso Salsi, la tv come punto G, le epurazioni? «Solo in parte. Le questioni della democrazia interna interessano gli attivisti di Grillo, che però pesano al massimo per il 3 per cento del totale. Il resto sono simpatizzanti, poco interessati a queste dinamiche ».
Spiega Fabio Bordignon, di Demos and Pi: «C'è un po' di erosione dovuta agli scandali e alla scarsa democrazia di un movimento che si proclama il più democratico di tutti, e poi, il fatto che quando il gioco si fa duro arriva il richiamo al voto utile». Grillo era cresciuto in modo esponenziale nell'ultimo anno, rilanciato dalle vittorie delle amministrative e della Sicilia: «Una crescita che ha portato dentro il MoVimento un elettorato diverso, quello dei delusi del centrodestra e della Lega. Se prima erano in prevalenza di centrosinistra, i seguaci di Grillo, le cose sono rapidamente cambiate. Le due anime si equivalgono, bisognerà vedere cosa accade adesso».
Roberto D'Alimonte mette in guardia: «Io ho dato Grillo al 14 per cento, ma i sondaggi in questi giorni sono da prendere con le molle. La situazione è troppo fluida. Molto dipende dall'accordo Lega-Pdl, da come si definirà l'offerta di Monti, ancora confusa». «La politica è un gioco interattivo - spiega il professore - se gli altri lasciano a Grillo campo libero sui suoi temi forti, come i costi della politica, risalirà ».
Davide Bono, consigliere regionale del MoVimento 5 stelle in Piemonte, uno dei più vicini allo "staff", è positivo: «A metà gennaio partirà il tour di Beppe in tutte le circoscrizioni. Ci faremo sentire ». à a questo che serve la raccolta fondi sul sito. L'obiettivo è di 1 milione di euro, che servono anche a pagare gli studi legali. Ma il candidato premier, alla fine, chi è? «Non c'è. Se vinceremo e dovremo esprimerlo noi, voteremo per farlo nel modo più allargato possibile. Il capo politico della coalizione, però, è e rimane Beppe Grillo».
3. MONTI SU TWITTER FA "WOW!!": COME TRASFORMARE UN SOBRIO PROF IN UN VECCHIO RIDICOLO
La Stampa.it
Un sorriso virtuale con una "faccina" e un «WOW» per commentare gli oltre 100 mila followers. à un Mario Monti inedito quello che per circa un'ora ha risposte alle domande dei cittadini dal su Twitter. I temi affrontati vanno dalla politica estera all'impegno per ridurre gli sprechi, con la promessa di cambiare «l'indegna» la legge elettorale. E alla fine il Professore si congeda dai followers spiegando che «ora deve lasciarli, perché deve fare le liste».
Monti si giustifica citando il «bello della diretta» quando incappa in un infortunio invia un messaggio «non voluto» sul nodo delle alleanze elettorali. «Scusate, mi è partito un "inviò"», dice il Professore rispondendo alla redazione online del Tg1 che gli chiede: «Se non dovesse avere la maggioranza, è pronto al dialogo con il vincitore, @pbersani?». Per poi aggiungere: «à il bello della diretta. Ora completo la mia risposta». Dopo qualche minuto arriva il tweet corretto con la scomunica dei governi conservatori: «Dialogo sì, con tutti, anche se avessi la maggioranza. Sostegno a governi non riformisti: NO».
100 MILA FOLLOWERS
Ma dopo pochi secondo Monti torna con un ultimo tweet: «Un attimo... 100.007 follower. WOW!! Benvenuti a voi e a quelli che verranno».
SIMBOLO LISTA CON MONTI PER L'ITALIA SCELTA CIVICABERSANI MONTI MARIO MONTI A _RADIO ANCH'IOmonti casini bersani e montiMONTIbersani_montimonti-grilloGRILLO BEPPE GRILLO FIRMA DAY BY THE HANDBEPPE GRILLO SBERTUCCIA RENZI E LE NONNE FEDERICA SALSI E BEPPE GRILLOmonti tweet BERSANI - MONTI - ALFANO - CASINI DA TWITTER
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