COMMEDIA GRECA – L’UE MATRIGNA BLOCCA 1,2 MILIARDI DI FONDI ALLA GRECIA MENTRE JUNCKER PRENDE PER I FONDELLI ATENE E PROCLAMA “WE LOVE GREECE” (PENSA SE LI ODIAVANO) – DAL 20 APRILE LE CASSE GRECHE RISCHIANO DI ESSERE VUOTE

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Marco Zatterin per “la Stampa

 

«We love Greece», proclama Jean-Claude Juncker. Un bel sentimento, l’amore, ma il premier Alexis Tsipras in questo momento vorrebbe meno affetto dal presidente della Commissione Ue e più denari per evitare la bancarotta. Ieri i tecnici dei ministeri del Tesoro di Eurolandia - riuniti nell’Euro Working Group - glieli hanno negati. Non senza generare qualche sorpresa, hanno convenuto che Atene non è legalmente autorizzata a ottenere la restituzione degli 1,2 miliardi fondi non utilizzati per la ricapitalizzazione delle banche elleniche dall’Efsf, il fondo salvastati europeo.

 

tsipras per mano con junckertsipras per mano con juncker

Dunque niente iniezione di liquidità scacciapensieri. Proprio come, già in mattinata, avevano dichiarato di pensare a Berlino dove, il portavoce del ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, aveva giurato che «non c’è ragione di liberare quei denari».
Il piano di riforme


Sa un poco di tattica, di pressing rinnovato. Un portavoce dell’Efsf ha assicurato che «la questione sarà esaminata nuovamente in futuro». Quando? Non prima che Atene abbia inviato un piano di riforme credibili, cosa che dovrebbe accadere lunedì. «Ho parlato con Tsipras - ha spiegato Juncker all’Europarlamento -: è determinato a presentare la lista delle riforme a inizio settimana». Poi sarà convocato un Eurogruppo che potrebbe liberare una prima tranche di liquidità. Il lussemburghese ha ammesso d’essere stato «pessimista», ma adesso «siamo tornati a una dinamica più normale».

 

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 Il governo «è pronto a impegnarsi sulle riforme se c’è l’impegno a farci respirare», ha dichiarato una fonte greca all’Ansa. La trattativa continua. Contro il tempo, visto che senza aiuti Tsipras sarà a secco dal 20 aprile.


Le privatizzazioni

Il problema è che i conti non tornano. I greci insistono a non voler avanzare col piano di privatizzazioni da 4 miliardi senza il quale, sottolineano i tecnici europei, sarà difficile andare in pari con le esigenze del programma di salvataggio (esteso a fine giugno) e dei 7,2 miliardi che esso prevede debbano ancora essere versati ad Atene. Il governo avrebbe discusso con l’Euro Working Group una serie di provvedimenti, e fra le ipotesi ci sarebbe quella di mettere mano all’imposta sul valore aggiunto e alle pensioni (abbondano del lavoro ritardato e fusione fra i diversi fondi previdenza sono fra le ipotesi).

 

VIGNETTA VAURO - MERKEL TSIPRAS VIGNETTA VAURO - MERKEL TSIPRAS

Anche se i vertici di Syriza sono contrari a entrambe le mosse. Nell’attesa, si muove l’Eurotower. La Bce ha spedito una lettera agli istituti di credito greci sollecitandoli a non aumentare la loro esposizione in debito sovrano, su titoli che hanno rating «spazzatura» e che, dal mese scorso, non sono accettati come collaterale a Francoforte nelle operazioni di rifinanziamento. Allo stesso tempo, lo staff di Draghi ha elevato il tetto ai finanziamenti di emergenza (Ela, Emergency liquidity assistance) erogabili dalla Banca di Grecia alle banche nazionali da 69,8 a poco oltre 71 miliardi.

 

Il presidente della Bundesbank ha espresso dissenso. Il suo omologo ellenico, Yannis Stournaras, la pensa diversamente. «Dall’inizio della crisi il Paese ha fatto molta strada», ha detto in serata. Il che basta, a suo avviso, a negare ogni ipotesi di ritorno alla dracma.

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