
DAGOREPORT – BUONE NOTIZIE! IL PRIMO SONDAGGIO SULLO STATO DI SALUTE DEI PARTITI, EFFETTUATO DOPO…
L’ULTIMA MOSSA AUTORITARIA DI TRUMP: VUOLE CHE LA BANCA CENTRALE AMERICANA SIA AI SUOI COMANDI – IL LICENZIAMENTO DI LISA COOK, MEMBRO DEL BOARD DELLA FEDERAL RESERVE, È LA CONFERMA CHE IL COWBOY COATTO DELLA CASA BIANCA PRETENDE DI INDIRIZZARE LA POLITICA MONETARIA STATUNITENSE E “GESTIRE” IL DEBITO MONSTRE, CON BUONA PACE DELL’INDIPENDENZA DELLA FED – FUBINI: “AVANZA L’AZIONE DI UN’AMMINISTRAZIONE ACCENTRATRICE, OSTILE ALL’INDIPENDENZA DELLE AUTORITÀ INCARICATE DI FUNZIONI VITALI PER LA STABILITÀ E LA CREDIBILITÀ DELL’ECONOMIA USA. SE TRUMP DOVESSE RIUSCIRE A SOSTITUIRE COOK CON UNA FIGURA DA LUI CONTROLLABILE, IL PRESIDENTE DELLA FED JEROME POWELL FINIREBBE IN MINORANZA NELLA SUA STESSA ISTITUZIONE…” – COOK NON MOLLA LA POLTRONA E FA CAUSA A “THE DONALD”
COOK PRESENTA LA CAUSA CONTRO TRUMP
(ANSA) - WASHINGTON, 26 AGO - Dopo aver dichiarato che resterà al suo posto di governatrice della Federal Reserve, Liza Cook ha annunciato che ha presentato una causa contro Donald Trump.
"Il suo tentativo di licenziarla è privo di qualsiasi fondamento fattuale o legale. Presenteremo una causa per contestare questa azione illegale", ha dichiarato l'avvocato Abbe Lowell in una nota.
PERCHÉ TRUMP VUOLE CONTROLLARE LA FED
Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
Non serviva il tentativo di licenziamento dal Board of Governors della Federal Reserve innescato ieri sera contro Lisa Cook, per capire quale modello di governo dell’economia abbia in mente Donald Trump.
Basta unire i punti delle sue decisioni delle ultime settimane, senza neppure considerare il maggiore aumento dei dazi americani degli ultimi novant’anni.
Perché anche prima di licenziare Cook (o almeno provarci), il presidente ha passato l’estate a dare forma a un sistema senz’altro diverso da quello che ha dominato in Occidente negli ultimi decenni.
Si allontana l’idea di un governo imparziale, prevedibile, rispettoso della legge, delle agenzie indipendenti e degli operatori privati sul mercato. Avanza invece l’azione di un’amministrazione accentratrice, interventista, ostile all’indipendenza delle autorità incaricate di funzioni vitali per la stabilità e la credibilità dell’economia americana.
Perché la lettera di ieri sera, con cui Trump pretende di cacciare Lisa Cook dalla Federal Reserve, non è la prima mossa in questo senso. Prima il presidente degli Stati Uniti aveva licenziato la responsabile del Bureau of Labor Statistics, Erika McEntarfer, quando l’agenzia ha pubblicato dati sull’occupazione sgraditi al governo: le accuse di manipolazioni politiche mosse contro McEntarfer non sono mai state circostanziate, in compenso Trump ha nominato al vertice dell’agenzia che misura inflazione e occupazione un proprio fedelissimo – senza qualifiche – di nome EJ Antoni.
[…] Trump ha anche concluso un accordo con i colossi dei semiconduttori e microprocessori Nvidia e Amd. Ad entrambi l’amministrazione democratica di Joe Biden aveva proibito di vendere i propri prodotti in Cina, nel tentativo di ostacolare i progressi tecnologici del grande rivale strategico degli Stati Uniti.
Trump invece ha promesso di concedere a Nvidia e Amd delle «licenze di esportazione» – di sapore vagamente sovietico – a patto che esse accettino di trasferire al governo il 15% dei loro fatturati in Cina. Si tratta, anche in questo caso, di una pretesa senza precedenti nella storia americana.
Trump poi ha anche nominato nel Board of Governors della Federal Reserve un proprio stretto collaboratore, Stephen Miran, il quale propone che il presidente degli Stati Uniti possa licenziare gli stessi esponenti del vertice della banca centrale.
Intanto il presidente prepara l’ingresso del governo americano nel grande gruppo dei chip Intel, con una quota del 10%. In questo caso motivazione sarebbe in un presunto conflitto d’interessi dell’amministratore delegato Lip-By Tan: l’insinuazione (di nuovo, senza indizi) è che il manager, nato in Malesia, cresciuto a Singapore e residente in America da quarant’anni, operi in segreto a favore della Cina.
L’elenco degli interventi di Trump ispirati a una visione autoritaria e accentratrice del governo dell’economia potrebbe continuare. Il suo segretario al Tesoro,
[…]
donald trump e jerome powell 5
E adesso l’attacco alla Fed sulla posizione della governatrice Cook. Anch’esso sembra una forzatura della legge del 1951 sull’indipendenza della banca centrale americana. La legge infatti prevede che un esponente di vertice della Fed (o di altre agenzie indipendenti) possa essere licenziato dal presidente «per giusta causa» in caso di comportamenti che siano dimostrati illegali.
Nel caso di Cook invece non esiste neppure un’inchiesta dei procuratori; l’unica accusa (anche qui, non suffragata da prove o indizi) viene dal responsabile della Federal Housing Financial Agency Bill Pulte, di nuovo un fedelissimo di Trump da questi nominato.
donald trump - mercati azionari
Pulte sostiene che Lisa Cook avrebbe firmato false dichiarazioni nell’accendere un mutuo qualche anno fa. La vicenda finirà probabilmente in tribunale, fino alla Corte suprema (altra istituzione in cui domina una maggioranza nominata da Trump o a lui vicina).
Questa battaglia può spostare gli equilibri interni della Fed in modo radicale, se Trump dovesse riuscire a sostituire Cook con una figura da lui controllabile. Il Board of Governors è infatti composto di sette membri di cui due già nominati da Trump e a lui vicini (Michelle Bowman e Stephen Miran) e uno (Christopher Waller) che segue le preferenze di Trump perché spera di essere da lui promosso a presidente della stessa banca centrale fra otto mesi.
Se al posto di Cook arrivasse un altro banchiere centrale trumpiano, nel Board of Governors si formerebbe una maggioranza disposta a seguire le indicazioni della Casa Bianca. Il presidente della Fed Jay Powell, spesso oggetto degli insulti di Trump (“un mulo ostinato”) finirebbe in minoranza nella sua stessa istituzione.
Cosa può cambiare, a quel punto? In primo luogo, il Board of Governors mette sul tavolo le decisioni di politica monetaria sulle quali è chiamato a decidere il Federal Open Markets Committee (con i voti di sette governatori più cinque responsabili a turno delle dodici Fed regionali).
Ma soprattutto a febbraio prossimo il Board of Governors deciderà sulla nomina dei presidenti di tutte e 12 le Fed regionali (quella di San Francisco, quella di Kansas City, quella di St. Louis e le altre).
In sostanza, Trump ha un’occasione d’oro per blindare per almeno cinque anni il controllo dell’intero vertice della più importante banca centrale del mondo. Sarebbe la fine della sua indipendenza dal potere politico. Trump allora avrebbe allora nelle sue mani strumenti poderosi per influenzare il dollaro, i tassi d’interesse di mercato e Wall Street.
Ma qual è l’obiettivo del tycoon? Trump ha sempre insistito che la Fed dovrebbe abbassare i tassi di interesse, anche se l’espulsione di massa di oltre un milione di lavoratori stranieri e gli aumenti dei dazi stanno spingendo l’inflazione verso l’altro (al netto di cibo e energia, in luglio il carovita «di fondo» è già salito dal 2,9% al 3,1%).
In particolare, il controllo della Fed può essere utile alla Casa Bianca per cercare di controllare e governare il debito pubblico. Oggi gli Stati Uniti (dopo Israele e la Svezia) hanno la quota più elevata fra i 38 Paesi dell’Ocse, attorno al 25% del totale, di debito che è stato emesso a breve termine per cercare di ridurre l’onere totale da interessi.
Questo obbliga il Tesoro americano, dato anche il deficit crescente, a emettere titoli sul mercato per circa il 30% del prodotto nazionale lordo ogni anno: circa 10 mila miliardi di dollari di nuova carta che deve trovare compratori nel 2025 e poi nel 2026 e poi negli anni seguenti.
L’amministrazione non nasconde i timori di tensioni di mercato sul debito. Ma la museruola sulla banca centrale per emettere debito a basso costo – o per farlo comprare da essa creando moneta – è una tecnica praticata forse dall’Italia negli anni ’70 e da alcune autocrazie emergenti oggi.
MEME SUL CROLLO DEL VALORE DEL DOLLARO BY TRUMP
Non certo in un grande Paese avanzato del ventunesimo secolo. In America, per il momento, il mercato sostanzialmente non si ribella e lo permette. Fino a quando potrebbe non permetterlo più.
DAGOREPORT – BUONE NOTIZIE! IL PRIMO SONDAGGIO SULLO STATO DI SALUTE DEI PARTITI, EFFETTUATO DOPO…
DAGOREPORT - GENERALI, MEDIOBANCA, MPS, BPM: NESSUN GOVERNO HA MAI AVUTO UN POTERE SIMILE SUL…
DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA…
TRA FRANCO E FRANCO(FORTE), C'E' DI MEZZO MPS - SECONDO "LA STAMPA", SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE…
FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU…
DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI…