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“LA CRISI DELLA RAI PUO’ BLOCCARE IL SISTEMA TV”. GIANCARLO LEONE, DOPO 33 ANNI IN AZIENDA, PARLA DELLE GUERRE DI VIALE MAZZINI: “SE VA VIA CDO, MEGLIO UN INTERNO” – E RIMPIANGE I TEMPI DELL’IRI
M.Tamb. per la Stampa
Dall' alto dei suoi 33 anni in Rai, Giancarlo Leone guarda al caos di viale Mazzini con occhi affettuosi ma distaccati. Un arco di tempo che lo ha visto saldo nei ruoli apicali dell' azienda e oggi che è fuori, scaduta ogni consulenza, si concede anche la possibilità di commentare, per la prima volta, quel che vede. Ma non è nel ruolo di amministratore delegato della Società Q10 Media da lui creata che si occupa di advisor nella comunicazione e nel business multimediale che si dice preoccupato, bensì in quello di presidente dell' Associazione Produttori Televisivi.
Leone, che cosa la impensierisce di questa grave crisi dell' Azienda?
«Che possa creare una fase di stallo nella realizzazione dei palinsesti televisivi da cui discendono i progetti con i produttori indipendenti. Temo il blocco del sistema tv».
Come pensa si possa risolvere la situazione, con un passo indietro del Direttore generale?
«Ci saranno i passaggi istituzionali, l' azionista deciderà. Ma conterà anche la posizione del dg. Il cda, che ora non ha il potere di sfiduciare, può però non approvare gli atti che vengono presentati, pronunciando di fatto una sostanziale sfiducia».
Lo scenario in caso di dimissioni di Campo Dall' Orto?
«Lo scenario va chiarito in brevissimo tempo. Con l' individuazione immediata di un nuovo Direttore generale. Altrimenti, se le condizioni dovessero essere favorevoli alla permanenza di Campo Dall' Orto, allora si dovranno trovare altre strade di convivenza».
Lei era stato indicato come possibile candidato al ruolo ma si è dichiarato non disponibile.
«Confermo la mia non disponibilità ma non sono stato contattato, ho anticipato ogni decisione, una volta uscito il mio nome, per non creare imbarazzi. Non per poco amore nei confronti dell' Azienda ma per serietà e correttezza. Sono uscito dalla Rai a dicembre e sto ricoprendo con soddisfazione nuovi incarichi, non posso più tornare indietro».
Campo Dall' Orto è stato accusato di essere poco politico eppure ricopriva quel ruolo proprio per traghettare la Rai fuori dalle logiche politiche...
«Non giudico il suo operato anche perché con lui andavo d' accordo. Ma chiunque faccia il dg della Rai deve avere la capacità di interloquire con la politica in senso attivo. Anche per limitarla o gestirla. Deve aprirsi all' interlocutore, che per legge ha un ruolo preciso, e non chiudersi. La Rai è immersa nella politica. E non in senso negativo».
Ma chi potrebbe essere il nuovo uomo che traghetta la Rai verso le elezioni per poi andar via?
«L' ambizione può spingere e accecare molti. La legge sul tetto ai compensi esclude una parte di manager che per un incarico a breve termine non accetterebbe certi stipendi. Più facile trovare un candidato interno».
Un interim della presidente Maggioni come lo vede?
«Non lo vedo perché la legge non consente al presidente di accorpare altre cariche. Dovrebbe scegliere».
Altra difficoltà.
«Il vero tema è se non sia questa l' occasione per fare un passo avanti, una manovra speciale sulla Rai in due passaggi: il primo, da qui alla fine del mandato consiliare, un libro bianco di progetti sulla Rai del futuro con organi statutari diversi assicurando la gestione ordinaria che non è poca cosa a partire dalla definizione del piano dell' informazione. Prossimo passaggio, nuovi provvedimenti nella prossima legislatura che mettano al riparo l' Azienda da ingerenze e ne definiscano la missione di servizio pubblico, il perimetro dell' offerta e ne rafforzino il ruolo di volano dell' industria radiotelevisiva».
È veramente possibile il passo avanti?
«Bisogna chiedersi: è giusto che sia il ministro del Tesoro l'azionista? O non sarebbe meglio pensare a un livello di azionariato che non dipenda solo dal Governo? Un tempo la Rai apparteneva all' Iri, quel filtro ora manca».
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