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Paolo Valentino per www.corriere.it
«È stato un onore per noi ricevere Enrico Letta a pochi giorni dall’importante voto in Italia. Il suo incontro con Olaf Scholz e con la direzione della Spd confermano gli stretti legami che esistono tra noi e il Pd e mostrano qual è la posta in gioco» dice Lars Klingbeil, presidente della Spd tedesca.
Perché secondo lei quello italiano è un passaggio decisivo?
«Perché non si tratta solo di chi governerà in Italia. Si decide anche se il vostro Paese sotto la guida di un governo di destra si allontanerà dal contesto europeo, per schierarsi al fianco di Viktor Orbán come fa il partito di Giorgia Meloni. Ovvero se a guidare l’Italia sarà un governo ancorato alla mentalità e alla cooperazione europee. Letta è un leader che ha contatti stretti con i partiti democratici dell’Unione, con il governo e il cancelliere tedesco. E per le grosse sfide che abbiamo di fronte abbiamo bisogno di più, non di meno Europa».
Considera il partito di Giorgia Meloni neofascista?
«Si, considero Fratelli d’Italia decisamente un partito neofascista. Vediamo l’uso che fa in campagna elettorale della cassetta degli strumenti della destra. Vengono diffuse menzogne. L’opinione pubblica viene aizzata contro la Germania. Provano a dividere l’Europa. L’Italia è un Paese grande e generoso, forza trainante di un’Europa forte. Con Fratelli d’Italia c’è il pericolo che abbandoni questa strada».
Eppure, Manfred Weber, presidente dei popolari, è venuto in Italia per appoggiare il centrodestra.
«Questo mi preoccupa perché mostra che i conservatori non sono impegnati contro le forze di destra. Certo, Weber non la pensa come Meloni o Berlusconi, ma con la sua partecipazione fa l’aiutante. Mi augurerei un atteggiamento più chiaro da parte dei conservatori, non un appoggio ai neofascisti che li elevi a responsabilità di governo, come è appena avvenuto in Svezia e potrebbe accadere in Italia».
confronto enrico letta giorgia meloni corriere
Non è un buon momento per la socialdemocrazia in Europa?
«Attualmente ci sono 8 Paesi europei a guida socialdemocratica e partecipiamo al governo di 13 nazioni dell’Ue. Siamo la più forte famiglia politica dell’Unione. Non per questo ci consideriamo soddisfatti: appoggiamo le battaglie dei partiti fratelli in Italia, Austria e anche nel Regno Unito.
Difendiamo l’Europa dalla destra populista, che vuole dare risposte semplici a problemi complessi. La guerra scatenata da Putin contro l’Ucraina chiede risposte nuove. La crisi energetica crea forti preoccupazioni nelle popolazioni. E osserviamo da tempo che Putin usa i suoi troll per attizzare il fuoco in Europa, appoggiando i partiti della destra populista per dividerla e distruggerla. Il partito di Giorgia Meloni mostra di seguire questa strada».
enrico letta durante il confronto con la meloni
Sulla crisi energetica lei e Letta vi siete espressi per soluzioni europee, ma ci sono importanti differenze: la Germania si è opposta a un price cap sul gas, l’Italia lo vuole.
«Intanto mi felicito che in Europa si sia aperta la strada per restituire ai consumatori gli extraprofitti delle imprese che producono energia elettrice con fonti diverse dal gas. Sul prezzo del gas, con Letta ci siamo trovati d’accordo che l’obiettivo dev’essere una risposta comune. Nonostante questo, noi sviluppiamo anche idee nazionali.
Ma la differenza tra Letta e Meloni è che lui viene qui, discute, cerca il dialogo. È uno stile del tutto diverso, non aizza polemiche spicciole contro la Germania, ma lavora insieme a Scholz per trovare risposte comuni. Sono tempi difficili, c’è bisogno di solidarietà europea per portare avanti lo sviluppo delle rinnovabili e renderci rapidamente indipendenti dal gas russo».
confronto enrico letta giorgia meloni corriere
Sulle armi all’Ucraina, la Germania pur avendone fornite molte, ha ancora riserve, per esempio sui carri armati.
«La Germania, dopo Usa e Gran Bretagna, è il più grande fornitore d’armi a Kiev. I successi attuali delle forze ucraine sono dovuti al loro coraggio, ma molto anche alle armi ricevute anche dalla Germania, come gli obici corazzati. Nell’ultima settimana, la nostra ministra della difesa Christine Lambrecht ha deciso di inviare nuovi lanciamissili. Ma per noi è chiaro che non ci sarà un’azione solitaria tedesca. Nessun alleato fornisce attualmente carri armati. Ma ogni giorno valutiamo la nuova situazione, per capire quale altro aiuto possiamo dare a Kiev con l’alleanza occidentale».
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