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WALESA BACIA L\'ANELLO DI WOJTYLA
Andrea Tarquini per “la Repubblica”
Il clima di sospetto e caccia alle streghe cade sulla Polonia. Lech Walesa, l’eroe nazionale della rivoluzione che avviò la caduta dei Muri, ex leader di Solidarnosc e primo presidente eletto democraticamente dopo la svolta del 1989, è accusato di essere stato tra il 1970 e il 1976 (ben prima di divenire oppositore nel 1980) informatore della famigerata Sluzba Bezpieczenstwa, SB, la polizia segreta della dittatura comunista.
«Abbiamo in mano 279 pagine di dossier», dicono storici e ricercatori dello Ipn, l’influente ma molto schierato Istituto nazionale per la memoria. «Non può esistere alcun documento contro di me, sono pronto a provarlo davanti alla giustizia», risponde Walesa dal Venezuela dove si trova per aiutare le forze democratiche.
L’esecutivo nazionalpopulista filo-Orbàn cavalca la tigre: il suo leader occulto Jaroslaw Kaczynski detesta Walesa. Prepara anche altre indagini-farsa: per la morte del fratello gemello Lech, caduto nella sciagura aerea di Smolensk nell’aprile del 2010, si vorrebbe accusare Donald Tusk, ex premier liberal ora presidente del Consiglio europeo.
Riemergono i dossier che le polizie segrete dei paesi che orbitavano attorno all’Unione Sovietica prefabbricavano conservandoli per diffamare se necessario gli oppositori. Ecco l’accusa dello Ipn: «Il generale Czeslaw Kiszczak (numero due della giunta di Jaruzelski al potere dal golpe del 13 dicembre 1981 alla transizione alla democrazia, ndr) aveva lasciato tutto alla moglie prima di morire a novembre.
I dossier documentano - accusa l’Istituto per la memoria nazionale - la collaborazione di Lech Walesa con la polizia segreta comunista. Sono 279 documenti, firmati dall’informatore “Bolek” (era il nome in codice di Walesa nella SB), documenti in cui con la sua firma a mano col soprannome s’impegna a collaborare. Ci sono - continua l’Ipn - anche documenti con la controfirma di retribuzioni per i servizi prestati. Il periodo di collaborazione è tra il 1970 e il 1976. I dossier sono ancora all’esame».
«Sono accuse mosse a papà su richiesta del potere», dice Jarek Walesa, il primogenito. «È una vecchia storia, lo stesso Walesa ne ha parlato più volte», ha tagliato corto Tusk.
Evoca un sospetto pesantissimo: già nel 2000 un tribunale aveva assolto il Nobel per la pace da denunce simili. Ma Kaczynski non molla, a costo di spaccare il paese.
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