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“NON VOTEREMO UN ALTRO DECRETO ARMI. MELONI LO MODIFICHI ALTRIMENTI È UN PROBLEMA” – LA LEGA, PER BOCCA DEL SENATORE CLAUDIO BORGHI, INCARICATO DA SALVINI DI DETTARE LA LINEA SUL DOSSIER UCRAINA, MANDA UN ULTIMATUM A GIORGIA MELONI – “IL TEMPO DELLA NOSTRA DISPONIBILITÀ ASSOLUTA, DOPO DODICI PACCHETTI DI ARMI INVIATI A KIEV, È FINITO” - L’OBIETTIVO DEL CARROCCIO È RIDURRE LA VALIDITÀ DEL DECRETO DA UN ANNO A 3 MESI E METTERE IL VETO SULL’INVIO DI MISSILI E MUNIZIONI – NEL CASO IN CUI LA MELONI RISPONDA PICCHE, PER LA LEGA “SI APRIREBBE UN PROBLEMA POLITICO”
Federico Capurso per la Stampa - Estratti
La Lega «non voterà una semplice ennesima riproposizione del vecchio decreto armi. Ci attendiamo un cambiamento». A parlare è il senatore Claudio Borghi. Matteo Salvini lo ha incaricato di dettare la linea sul dossier Ucraina e di mandare un segnale a Giorgia Meloni e al resto della maggioranza: «Il tempo della nostra “disponibilità assoluta”, dopo dodici pacchetti di armi inviati a Kiev, è finito».
Sul tavolo c’è il rinnovo del decreto con cui ogni anno il Parlamento autorizza il governo a inviare aiuti militari per i dodici mesi successivi senza dover passare, per ogni pacchetto, da un voto autorizzativo del Parlamento. I leghisti però vogliono vedere un segno di «discontinuità, che tenga conto della situazione attuale e dei negoziati in corso».
E Borghi, parlando con La Stampa, mette in fila le «diverse soluzioni possibili» che ha il centrodestra. Innanzitutto, dice, «si può trasformare in una sorta di decreto ponte, che resti valido solo per 2 o 3 mesi». Tempi ridotti, dunque, rispetto ai dodici mesi utilizzati finora. (...)
Una seconda strada percorribile, per gli uomini di Salvini, riguarda i contenuti del decreto: «Si può specificare che nei prossimi eventuali pacchetti di aiuti invieremo in Ucraina solo mezzi difensivi e logistici. Niente missili, munizioni, armi o carri armati, per intenderci».
L’intento, giura il senatore della Lega, non è quello di «mettere a rischio il governo». Se però da Meloni dovesse arrivare una contrarietà su tutta la linea e venisse riproposto lo stesso identico decreto approvato negli ultimi anni «si aprirebbe un problema politico», avverte Borghi. «Siamo sempre andati incontro alle richieste dei nostri alleati, con responsabilità, anche quando non ci convincevano del tutto. Ora è necessario che vengano loro incontro alle nostre, altrimenti è un problema».
giorgia meloni 7
matteo salvini claudio borghi foto di bacco
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matteo salvini claudio borghi foto di bacco
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