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1 - FONTI P. CHIGI, LETTA DIRÃ CHE SI PUÃ ANDARE AVANTI
(ANSA) - Incontrando i giornalisti nel pomeriggio Enrico Letta dirà che "per lui si va avanti". E' quanto viene spiegato da fonti di Palazzo Chigi in vista della conferenza stampa del presidente del Consiglio.
2 - GOVERNO: RENZI, PARLERÃ A VISO APERTO IN DIREZIONE
(ANSA) - "Leggo tante ricostruzioni sul governo. Quello che devo dire, lo dirò domani alle 15 in direzione. In streaming, a viso aperto". Così Matteo Renzi su twitter dopo il faccia a faccia con il premier Enrico Letta.
3 - ALFANO, GOVERNO RENZI? RIFLETTEREMO, NULLA SCONTATO
(ANSA) - "Se il "se" eventualmente sarà tolto nelle prossime ore rifletteremo. Noi non diamo nulla per scontato". Lo afferma il vicepremier Angelino Alfano a proposito di un eventuale esecutivo guidato da Matteo Renzi.
4 - GOVERNO IN BILICO, VERTICE RENZI-LETTA. PALAZZO CHIGI: "POSIZIONI SONO DISTANTI"
Da "la Stampa"
I due non si parlano da diversi giorni. Ma il muro di incomunicabilità è stato superato questa mattina a Palazzo Chigi. Nei Palazzi della politica c'è grande attesa per l'esito del faccia a faccia tra Enrico Letta e Matteo Renzi. L'incontro a Palazzo Chigi è iniziato alle 11.30 ed e si è concluso circa un'ora dopo. Due le indicazioni: per Palazzo Chigi «le posizioni restano distanti», mentre dal Nazareno, sede del Pd, fanno sapere che «il vertice è stato positivo». Lo stesso Renzi ha commentato su Twitter: «Leggo tante ricostruzioni sul Governo. Quello che devo dire, lo dirò domani alle 15 in direzione. In streaming, a viso aperto». Attesa questo pomeriggio, invece, intorno alle 18 la conferenza stampa del premier Letta.
PREMIER SOTTO ASSEDIO
Dopo l'incontro fonti di Palazzo Chigi spiegano che le posizioni restano «distanti». Sta di fatto anche il sentiero del premier si fa sempre più stretto. La "staffetta" al governo è un'ipotesi che va rafforzandosi con il passare delle ore. Domani c'è la cruciale direzione del Pd, ma è possibile che i due contendenti trovino un accordo nell'incontro di oggi. Sono in tanti ora a chiedere, nel Pd e in Scelta Civica, che Letta lasci e si apra una nuova fase con Renzi a Palazzo Chigi. Ma il premier non molla e rilancia annunciando ad horas la presentazione di una nuova squadra e di un nuovo programma.
IL COLLE ALLA FINESTRA
Giorgio Napolitano, dal Portogallo, avverte: sul governo ora la parola spetta al Partito democratico. Ieri il Capo dello Stato ha preso atto (in quello descritto dal Quirinale come un «rapido incontro») della volontà di Letta di rilanciare il suo governo, ma ha registrato anche la richiesta del Pd, partito di maggioranza relativa, di un cambio di passo. Non è solo Renzi ora a chiederlo, ma diversi esponenti del Nazareno.
«La batteria del governo è scarica, dobbiamo decidere se va ricaricata o cambiata - faceva cadere ogni velo ieri mattina Renzi di fronte all'assemblea dei deputati Pd -. Se avessimo uno smartphone è come se avessimo consumato il 19% della batteria. Ora dobbiamo decidere se ricaricarla oppure cambiarla». Musica per i piccoli partiti, che nelle parole del sindaco di Firenze vedono la promessa di un governo solido e di legislatura, che possa durare fino al 2018.
ALFANIANI E SCELTA CIVICA SI SCHIERANO CON IL SINDACO
Per questo Renzi si tira dalla sua parte Scelta Civica. «Letta è uomo di grande esperienza e sensibilità istituzionale - dice Andrea Romano, capogruppo alla Camera - Sono sicuro che lui per primo comprenda l'esigenza di voltare pagina davvero, aprendo una nuova fase della storia politica di questo paese e arrivando rapidamente ad un nuovo governo che sia guidato anche da un'altra personalità ». Angelino Alfano lascia che i panni sporchi siano lavati in famiglia.
«Ho sentito Letta - afferma il leader di Ncd - e gli ho detto che siamo pronti ad andare avanti. Ma se il Pd non dà una appassionata e sincera disponibilità a rilanciare l'azione del governo, allora si complica la situazione». Ma al di là delle dichiarazioni di facciata, Alfano ha dato il via libera alla staffetta per allontanare le elezioni con un ragionamento netto: «Palazzo Chigi mostra determinazione, ma ormai il tempo è scaduto». E anche la Lega apre a Renzi: «Vogliamo chiedergli cosa vuole fare. Non diciamo no a priori», spiega il segretario Matteo Salvini.
VENDOLA: «NON SOSTENIAMO RENZI SE LO SCHEMA à QUELLO DI LETTA»
«Se lo schema resta quello del governo Letta, non esiste alcuna possibilità per Sel di sostenere Renzi a Palazzo Chigi», dice Nichi Vendola. «Io mi siedo a ragionare solo se si discute di sofferenza sociale e di avanzamento nei diritti civili. Ed è impossibile farlo insieme a Giovanardi e pezzi del centrodestra. Il resto è fantapolitica».
L'IPOTESI SFIDUCIA
Letta avverte la durezza della partita, si mette l'elmetto e rilancia, certo di avere in tasca «un progetto che convincerà tutti gli alleati, anche il Pd». La carta vincente, per il premier, è quell' «Impegno Italia» dal quale è scomparso ogni riferimento temporale (prima era "Impegno 2014"), per dare robustezza ad un governo non a termine e convincere i piccoli a sostenerlo in un orizzonte di legislatura.
Ma come una doccia fredda arrivano le parole di Enrico Carbone, fedelissimo di Renzi, che invita Letta a prendere atto della realtà e parla di «una dinamica inesorabile» che, nella direzione di giovedì, potrebbe addirittura portare ad una sfiducia del premier da parte del suo partito.
Un'ipotesi nefasta rispetto alla quale si mettono all'opera i pontieri renziani, cercando di convincere il premier alle dimissioni. Letta però, mentre slitta di una settimana il voto sulla legge elettorale alla Camera, non demorde. Va al Quirinale a spiegare i suoi prossimi passi e ne esce - dicono fonti di Palazzo Chigi - «confortato e ancor più determinato ad accelerare per la presentazione di `Impegno Italia´, base del rilancio programmatico del governo».
TOTO-MINISTRI
Nel Palazzo è già partito intanto il toto-ministri di un eventuale governo Renzi. I nomi si inseguono: da Boeri ad Andrea Guerra (ad di Luxottica Farinetti), da Baricco a Epifani. In ogni caso la componente di ncd dovrebbe uscire ridimensionata. Il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, si dice disponibile a restare al suo posto: «Vediamo cosa succede, mi pare di aver già dato in passato la mia disponibilità , ma qualcuno me lo deve chiedere». Ma è assai improbabile che il leader del Pd glielo chieda.
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