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Francesca Schianchi per “la Stampa”
Sei mesi per divorziare se i coniugi fanno una scelta consensuale. Un anno se si tratta di un addio giudiziale. Oggi il Senato vota la legge sul divorzio breve che rivoluziona le regole sull’argomento, tagliando drasticamente i tre anni di separazione necessari secondo la norma attuale per ottenere lo scioglimento di un matrimonio.
Non riesce invece il tentativo di introdurre il cosiddetto divorzio diretto o lampo, cioè senza separazione, riservato a chi non ha figli minori o non autosufficienti e introdotto nel testo nel passaggio in Commissione giustizia: con un voto dell’Aula è stato stralciato, perché sia nel Pd che nell’Ncd si sono manifestate contrarietà (una riunione del gruppo dei democratici in mattinata vota massicciamente a favore dello stralcio: solo sei contrari e tre astenuti); pur a malincuore è la relatrice, la senatrice del Pd Rosanna Filippin, a proporre lo stralcio «per ottenere rapidamente il risultato più importante, che è la riduzione dei tempi di separazione».
Tornerà a proporre il divorzio diretto in una legge a parte che il Pd, garantisce il capogruppo Zanda, già si impegna a sostenere, ma insistendo a farlo in questa legge «temiamo che il provvedimento possa ritardare moltissimo la sua approvazione o, addirittura, trovare ostacoli politici per cui possa finire incagliato», e invece l’obiettivo è portare a casa il divorzio breve.
L’ok finale alla Camera
E quel risultato arriverà oggi all’ora di pranzo: superata l’ipotesi del divorzio lampo, con un voto sullo stralcio senza pathos ma con vari distinguo («mancate di coraggio», accusa il senatore di Gal Lucio Barani, mentre il capogruppo di Ap Schifani gongola «lo stralcio è un nostro successo»), la discussione fila liscia e il provvedimento dovrebbe passare, come già alla Camera, con un’ampia maggioranza trasversale.
Per poi tornare a Montecitorio per la lettura finale, visto che il testo ha subito qualche modifica: la più importante, il fatto che i tempi di separazione non decorreranno, come voleva la Camera, dalla notifica dell’atto, ma dalla data di comparizione dei coniugi davanti al presidente del Tribunale. Cosa che rischia di allungare un po’ i tempi ma, spiega la relatrice, era necessaria per evitare dubbi interpretativi. Altro aspetto importante: la legge varrà anche per i procedimenti in corso.
Legge entro l’estate
«Dalla Camera ho avuto rassicurazioni che approveranno la legge in tempi brevi. Se tutto andrà come deve andare, sarà legge entro l’estate, una grande vittoria», sospira la Filippin, «questa legislatura si sta rivelando molto costituente, anche sui diritti civili. E - promette - questo è solo il primo passo».
Marcello Mastroianni Divorzio all'italiana
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