LA LOTTA INTESTINA DEI GRILLINI SFOCIA NELL’ERESIA E QUALCUNO OSA: “IL GRILLISMO È BIGOTTO”

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Ernesto Menicucci per "Corriere della Sera"

«Dividerci? Ci siamo già divisi...». La buttano sul ridere, i senatori del Movimento Cinque Stelle, riuniti in assemblea a Palazzo Madama. È qui che va in onda la seduta di autocoscienza dei «grillini» che, per analizzare cronologia dei fatti e problemi interni, si sparpagliano in sei sottogruppi. Un metodo, proposto dalla vicecapogruppo Elisa Bulgarelli, che ottiene due risultati: la diretta web diventa «parziale» (le riprese sono solo nella sala «centrale»), i possibili scontri vengono attutiti e spezzettati.

L'estate è stata lunga, il Movimento è stato esposto a tutte le tempeste possibili: le voci sugli «aperturisti» verso il Pd, le divisioni sulla legge elettorale, il malcontento per alcuni post di Beppe Grillo e del suo staff. Così, prima di riprendere l'attività parlamentare, il gruppo del Senato si è chiuso in conclave: ieri il primo round, oggi il secondo.

L'elenco dei «mali» è infinito, va dall'autoreferenzialità alla «frustrazione per non riuscire ad incidere», e non risparmia neppure il «grande capo». Anzi, il «grillismo, inteso come rigidità paragonabile al bigottismo» viene citato da Enza Blundo come uno dei guai da risolvere. L'ex comico finisce sotto accusa: «Si è creata troppa distanza tra Beppe e noi», dice Stefano Lucidi.

E rivolto a Grillo è anche l'appunto sull'eccessiva «aggressività verbale e scritta». Proprio ieri il leader ha aperto un nuovo fronte: «Niente scontrini e tasse alle Feste democratiche: il fisco non è invitato». Replica Antonio Misiani, tesoriere pd: «Dura accettare lezioni da chi, come Grillo, ha sfruttato i condoni fiscali del governo Berlusconi».

Per i «grillini», quello della comunicazione è un nervo scoperto. E il post di Claudio Messora, del 22 agosto («o si governa o si muore»), ha creato molti malumori, anche per le sue conseguenze: le mail tra alcuni senatori pubblicate dai giornali, la risposta di Paola Taverna sotto forma di sonetto, dal titolo «gli aperturisti». Il risultato è che adesso si parla di «mancanza di franchezza, di preconcetti, personalismi, diffidenza» e anche di «gestione economica» del gruppo.

La Taverna sembra fare mea culpa: «Serve ponderatezza nelle reazioni: me ne assumo la responsabilità...», ma cita anche il cuore del problema: «Servono chiarimenti su scenari futuri ed eventuali accordi coi partiti, sulla legge elettorale e sulla nostra posizione all'interno del Movimento». Il tema è tutto lì: esistono o no i 10-15 senatori pronti a sostenere un Letta bis? E poi: sull'andare subito al voto col Porcellum, sono tutti con Grillo?

Il capogruppo Nicola Morra (che chiede di essere sostituito, mentre gli altri insistono perché resti) giura che «non c'è nessuna possibilità di dialogare con questa gente, la gerontocrazia va spedita a casa». Anche la Fattori, data fra gli «aperturisti», smentisce: «Votare col Pd? Piuttosto mi dimetto da senatrice». E viene fuori anche l'idea di votare un documento unitario per ribadire il no ad alleanze con il centrosinistra.

Ma sulla legge elettorale, la «base» non sembra seguire Grillo: «Il Porcellum? È incostituzionale», dice Luis Alberto Orellana. Anche lui è considerato come un possibile dissidente: «I fuoriusciti? È un desiderio del Pd...». Francesco Campanella aggiunge: «L'esodo c'è solo nella Bibbia». Eppure, dopo l'elenco dei problemi con una cronologia che parte da inizio legislatura (le diarie e l'elezione di Grasso) e arriva a fine agosto, c'è anche chi ha dei dubbi.

Carlo Martelli, sandali ai piedi, ragiona: «Se siamo ancora un gruppo coeso? La risposta più onesta che posso dare è non lo so. Siamo qui per scoprirlo». Alla fine, si trova il «nemico» comune: i giornalisti «giornalai», «mandati dal sistema per farci scivolare». Sarà.

 

BEPPE GRILLO E MASSIMO BOLDI A PORTOFINO CLAUDIO MESSORABEPPE GRILLO IN SPIAGGIA - FOTO DA CHIROSETTA ENZA BLUNDO