RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Maurizio Tortorella per “la Verità”
Tra tanti parlamentari grillini senz' arte né parte (al Movimento 5 stelle oggi restano 160 deputati e 74 deputati), Lucia Azzolina è tra i pochi ad aver risolto con sicurezza il problema di come sbarcare il lunario alla fine di questa legislatura.
Dal 14 agosto, infatti, l'ex ministro grillino dell'Istruzione ha ricevuto la comunicazione ufficiale di aver vinto il famigerato concorso per oltre 3.000 presidi di scuola (lei andrà in Sicilia a fine del mandato parlamentare), svolto nel 2018-19 e per la sua opaca gestione letteralmente massacrato da una ridda di polemiche e di ricorsi legali.
ESITO DELLA PROVA DI LUCIA AZZOLINA - CONCORSO DA PRESIDE
Docente precaria in Liguria, entrata in ruolo a Biella, l'Azzolina era passata per il rotto della cuffia alla prova scritta dell'ottobre 2018 (aveva preso 73, contro un punteggio minimo di 70), e aveva superato l'orale nel giugno 2019 con una prova poco più che sufficiente: aveva ottenuto un punteggio di 80,50 su 100, contro un minimo di 70, incassando un clamoroso zero in informatica e l'equivalente di un 5 (cioè 10 punti su 20) in inglese.
Le polemiche erano nate per un evidente conflitto d'interessi: nel marzo 2018 l'Azzolina era stata eletta deputato del M5s e membro della commissione Cultura, un'istituzione che di concorsi scolastici si occupa per statuto.
Sulla bontà della prova della parlamentare grillina, che nel settembre 2019 era stata poi promossa sottosegretario all'Istruzione, si erano accese dure polemiche già alla fine del dicembre 2019, quando il critico e linguista Massimo Arcangeli, che era stato tra i suoi esaminatori, aveva rivelato che la performance dell'Azzolina non era stata proprio esemplare: «Mi chiedo», aveva denunciato Arcangeli, «come si possa pensare di affidare la guida della Pubblica istruzione a chi non ha risposto a nessuna delle domande d'informatica, al punto da meritarsi uno zero».
Lo scandalo, però, era stato presto silenziato. Di certo non aveva avuto alcun effetto sulla prepotente ascesa politica dell'Azzolina: il 10 gennaio 2020, come Arcangeli aveva previsto e temuto, era stata nominata ministro dell'Istruzione. E, sia pure ufficiosamente, era entrata anche tra i vincitori del concorso.
A quel punto, però, molti aspiranti presidi «bocciati», riuniti in un comitato dal programmatico nome «Trasparenza è partecipazione», avevano dato battaglia legale. Attorno al Natale 2019, poco prima che l'Azzolina s' insediasse al ministero, il comitato era riuscito a ottenere dal suo predecessore, il grillino Lorenzo Fioramonti, 430 elaborati d'esame: tutti anonimi, ovviamente, ma con la valutazione delle sottocommissioni esaminatrici.
Secondo il comitato, i rigidi criteri di valutazione delle prove sarebbero stati disattesi da alcune delle 38 sottocommissioni d'esame, che avrebbero attribuito punteggi irregolari a molti candidati. In certi casi venivano valutate positivamente risposte mai date, o incomplete.
Una domanda del test scritto, per esempio, prevedeva 5 punti se il candidato avesse citato correttamente le norme di riferimento: in alcuni elaborati la risposta non c'era, ma i punti erano stati ugualmente assegnati. Gravi falle avrebbe mostrato anche il «codice sorgente» del sistema informatico, utilizzato per garantire l'anonimato della prova scritta.
Contro queste e altre presunte irregolarità, due anni fa il comitato aveva presentato denunce penali e ricorsi in sede amministrativa. Le Procure di Roma, Bologna, Napoli, Ravenna, Catania e Santa Maria Capua Vetere avevano aperto inchieste, che però erano tutte velocemente scomparse dalle cronache.
Più attivo era parso il Tribunale amministrativo del Lazio, che tra il luglio 2019 e il giugno 2020, con tre successive sentenze, aveva confermato alcune delle lamentele dei ricorrenti e aveva clamorosamente annullato il concorso, ordinando al ministero retto dall'Azzolina la piena pubblicità degli elaborati e dei risultati dello scrutinio, più il libero accesso al «codice sorgente».
Giuseppe Conte e Lucia Azzolina by Osho
Da allora, però, tutto s' è arenato anche in sede amministrativa, perché nell'ottobre 2019 il Consiglio di Stato ha sospeso le decisioni del Tar. Con un doppio paradosso, perché a firmare il ricorso, affidato all'Avvocatura dello Stato, era stato proprio il ministro Azzolina: che in quel momento non soltanto era parte in causa, visto che aveva vinto il concorso, ma in quanto grillina avrebbe dovuto essere la prima garante della trasparenza degli atti.
Perfino l'ex ministro Fioramonti si era dissociato: «Ho sempre creduto necessario rendere trasparenti al massimo i concorsi», aveva detto, «e trovo inaccettabile che la richiesta di accesso agli atti, che io avevo concesso, sia stata respinta dopo la mia uscita dal ministero». Alla fine, lo scorso 12 gennaio, il Consiglio di Stato ha dichiarato «non fondati» i ricorsi, e ha così convalidato il concorso.
I giudici però hanno ordinato al ministero la «piena ostensione» degli atti e del «codice sorgente». Il ministero, che da febbraio è nelle mani di Patrizio Bianchi, non ha ancora dato seguito alla seconda parte della richiesta.
L'ultima polemica riguarda tre dei quattro membri della sottocommissione numero 19, che a Roma ha esaminato proprio l'Azzolina: e cioè la presidente Maria Vittoria Lumetti, professionista presso l'Avvocatura dello Stato, cioè l'ufficio che ha assistito l'Azzolina contro i ricorsi dei suoi concorrenti; Elisa Borelli, promossa a dirigere l'Ufficio bilancio e contabilità del ministero dell'Istruzione otto mesi prima del concorso presidi; Paola Sorrentino, funzionaria del ministero presso la Direzione generale degli ordinamenti scolastici.
I legali del comitato dei concorrenti presidi bocciati segnalano che nessun'altra sottocommissione dell'esame presidi fosse tanto vicina al ministero: «Colpisce», protestano, «che le sia stato affidato proprio l'esame della concorrente Lucia Azzolina. E ci chiediamo perché il suo successore Bianchi non sia ancora intervenuto».
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