DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Federico Capurso per “la Stampa”
lewis eisenberg con luigi di maio a villa taverna ph andrea giannetti:ag.toiati
Cosa lega il vice presidente del Consiglio Matteo Salvini alla Russia di Vladimir Putin è questione ancora lontana dall' essere chiarita. E gli interrogativi che aleggiano fra i nostri partner europei e nella Nato rischiano, con il passare del tempo, di indebolire la credibilità internazionale del governo gialloverde. Temi, questi, che sarebbero stati affrontati a lungo nel corso della colazione a villa Taverna tra l' ambasciatore americano a Roma, Lewis Eisenberg, e il vicepremier Luigi Di Maio.
matteo salvini con l'ambasciatore americano in italia lewis eisenberg ph ansa
Oltre un' ora di colloquio durante il quale il capo politico del Movimento 5 stelle - nella ricostruzione di fonti interne all' esecutivo - avrebbe ribadito la sua «fiducia in Salvini», riconoscendo al tempo stesso la necessità urgente di fare chiarezza su una vicenda che l' esecutivo non vuole e non può sottovalutare.
MATTEO SALVINI VLADIMIR PUTIN GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO
L' invito, recapitato direttamente dall' ambasciatore, è per Di Maio ossigeno puro. La possibilità di riannodare i fili con Washington arriva infatti nel momento più difficile della sua leadership e del partito. Ecco perché, più di una volta, nelle parole di Di Maio a villa Taverna riecheggia l' assoluta «centralità dell' alleanza atlantica e dell' amicizia storica con gli Stati Uniti». Ma c' è bisogno di prove d' amore concrete. Innanzitutto, sui rapporti con la Cina.
Di Maio avrebbe rassicurato Eisenberg a proposito della recente firma di accordi commerciali con Pechino: non si trattava di nuovi accordi, ma della semplice ratifica di intese strette dal precedente governo. E sulla Rete per la nuova tecnologia 5G in Italia, alla quale stanno già lavorando i due colossi cinesi Huawei e Zte, si alzeranno presto le difese del governo, accelerando l' iter del decreto legge sul Golden Power in Senato.
Uno strumento apertamente avversato dai presidenti delle due compagnie di Pechino in recenti interventi sulla stampa italiana perché permetterebbe al governo, un domani, di "requisire" le infrastrutture del 5G da loro costruite, annoverandole tra le reti di importanza strategica per il Paese.
Eppure, quelle offerte sulla Cina dal capo politico del Movimento sono parole che non scacciano le incertezze legate al motivo principale dell' incontro. Sembra, anzi, che restino quasi condensati nell' aria i dubbi statunitensi sul rapporto tra la Lega e Mosca, corroborati dal prolungato e ostinato silenzio di Salvini.
GIANCARLO GIORGETTI E L AMBASCIATORE USA LEWIS EISENBERG A VILLA TAVERNA
La versione finora offerta dal ministro dell' Interno in sua difesa, arricchita da un atteggiamento derisorio per ciò che è emerso, non verrebbe ancora ritenuta credibile. Proprio perché troppi elementi della storia risultano ancora sfocati. Salvini, sempre stando al racconto che viene dai cinque stelle sui colloqui a villa Taverna, starebbe in questo modo allontanando l' intero partito da Washington.
VLADIMIR PUTIN E GIANLUCA SAVOINI
L' unico filo capace di unire ancora gli Usa alla Lega viene tenuto dal sottosegretario Giancarlo Giorgetti che però, alle condizioni attuali, sembra giocare una partita solitaria; non più in grado, alla luce dei silenzi del suo leader di partito, di continuare a tessere una tela di rapporti oltreoceano.
lewis eisenberg luigi di maio virginia saba villa taverna ph andrea giannetti:ag.toiati
Ma anche Di Maio deve anche fare i conti con un problema interno legato proprio a risvolti (futuri ed eventuali) che potrebbero arrivare dall' inchiesta della procura di Milano sull' incontro al Metropol di Mosca. I segnali che arrivano dalle truppe parlamentari non sono incoraggianti e gli uomini di raccordo del leader lo hanno detto chiaramente a Di Maio: «Se dovessero emergere elementi nuovi contro Salvini, non potremmo tenere più a bada il gruppo. In Senato, soprattutto, potrebbe venire a mancare una maggioranza».
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