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Emanuele Buzzi per il “Corriere della Sera”
beppe grillo casaleggio marcia perugia assisi
«Un puzzle in Movimento»: c’è chi gioca con le parole tra i Cinque Stelle per descrivere la lenta svolta — ribadita anche dall’intervista al Corriere di Beppe Grillo — del gruppo pentastellato. Una svolta su più fronti, una fase 2.0 — come la definiscono alcuni attivisti — che evoca nuovi scenari.
Orfani (nelle piazze) del loro leader, votati a uno scatto elettorale che li faccia uscire dall’angolo delle opposizioni e protagonisti di una strutturazione ancora in divenire che sta cambiando il volto del Movimento (e i rapporti tra gli eletti e la base): i pentastellati si interrogano sui prossimi passi.
di battista e di maio in scooter
«Siamo un laboratorio permanente», commenta Roberto Fico. «In dieci anni siamo passati dall’impegno civile dei meet-up, alla svolta politica, all’ingresso nelle istituzioni: la nostra è una metamorfosi continua». L’obiettivo? «Il Movimento ha un termine fisiologico in sé: deve essere l’avanguardia che fa cambiare il Paese, lo spinge verso un nuovo modello e un uso diverso delle proprie risorse. Se tra 20 anni saremo presenti con il Movimento così come lo conosciamo ora, allora vorrà dire che saremo diventati come gli altri».
beppe grillo e roberto fico a napoli
Innegabile, però, un ruolo più defilato di Grillo. «Ci sono solo più spalle che reggono il peso», secondo Fico. «Grillo è e resta un riferimento importante, ma sta a eletti ed elettori fare la differenza», sostiene Serenella Fucksia. «Il ruolo da garanti è la nostra Costituzione», afferma Barbara Lezzi, che avverte un cambio però tra i parlamentari. «Dopo due anni e mezzo siamo maturati: è naturale che Beppe dica che non è nel nostro dna stare all’opposizione. Noi siamo propositivi e questo ruolo sul lungo periodo demotiva».
Sulla stessa lunghezza d’onda Nicola Morra: «Stiamo attraversando un cambio di paradigma mentale», spiega e rivendica una maggiore concretezza di M5S, come nel caso della trazzera siciliana (realizzata con i soldi accumulati dalla restituzione di parte degli stipendi, ndr ). Il logoramento all’opposizione è — per il senatore — «frutto di una logica sofista dei partiti, che vede l’Aula come luogo di scontro».
Il Movimento, chiusa al momento l’epoca delle espulsioni, è più coeso. Le tensioni sotterranee (esplose nel caso della doppia votazione sul caso Loquenzi) esistono a causa anche della distribuzione di deleghe, ma le sfide all’orizzonte sono altre, che potrebbero rimettere in gioco, riadattandoli in certi frangenti, alcuni cardini dei Cinque Stelle.
«Dobbiamo capire che i tempi parlamentari non si conciliano con la democrazia diretta: ci sono passaggi troppo ridotti», dice Fucksia. Che propone: «Dobbiamo trovare spazi diversi: fare consultazioni prima, più lunghe, sulle proposte di legge». Altro tasto da affrontare: «La selezione delle persone, perché le competenze hanno un valore». Morra, invece, suggerisce di «puntare sui comuni, fare politica dal basso: più ne togliamo al sistema partitocratico, meno vacche da mungere hanno».
Le parole di Grillo suonano per tutti come un auspicio verso il voto, ma il presente e il primo luogo dove confrontarsi, anche su progetti e cambiamenti, sarà a Imola per Italia5Stelle: «Non esistono luoghi congressuali, non appartengono alla nostra logica», precisa però Fico.
L’orizzonte più imminente rimane il Parlamento e il possibile asse con la minoranza dem sul Senato elettivo: «Non avranno il coraggio di andare fino in fondo — profetizza Lezzi —. Comunque, nel caso si riesca a trovare un’intesa, non importa con chi: l’importante è avere un Senato elettivo o abolirlo completamente» .
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