
DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI…
“MACRON, PRESIDENTE RADIOATTIVO, DIMETTITI” – ANCHE I SUOI EX CAPI DI GOVERNO LO CRITICANO: PHILIPPE GLI CHIEDE DI LASCIARE L’ELISEO E DI ORGANIZZARE ELEZIONI PRESIDENZIALI NEL 2026 – LO SCONCERTO DI ATTAL: “NON CAPISCO PIU’ IL PRESIDENTE” – IL TOY BOY DELL’ELISEO, CHE HA SEMPRE RIPETUTO CHE RESTERÀ FINO ALL’ULTIMO QUARTO D’ORA, CIOÈ ALLA PRIMAVERA 2027, SEMBRA PIÙ PROPENSO A SCIOGLIERE DI NUOVO LE CAMERE (SECONDO IL SETTIMANALE “LE CANARD ENCHAINE”: “SE LE TRATTATIVE FINALI DI LECORNU FALLISSERO, LE NUOVE ELEZIONI LEGISLATIVE SI DOVREBBERO TENERE IL 16 E 23 NOVEMBRE") – IN CASO DI DIMISSIONI LA FRANCIA CORREREBBE IL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN - DAGOREPORT
DAGOREPORT- MACRON, SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO?
En cas d'échec des ultimes négociations de Lecornu, Macron préférera toujours la dissolution à la démission. Les préfets ont déjà reçu la consigne officieuse de se tenir prêts pour de nouvelles législatives les 16 et 23 novembre.https://t.co/CaAOMXhPbx
— Le Canard enchaîné (@canardenchaine) October 7, 2025
Stefano Montefiori per corriere.it - Estratti
Le 48 ore di trattative supplementari e disperate del premier dimissionario Lecornu scadono stasera, e l’accordo in extremis, la «piattaforma di azione e di stabilità per il Paese» chiesta da Macron, appare lontana.
E persino Édouard Philippe, il primo premier della presidenza Macron, quello dell’età d’oro prima di un declino inarrestabile e di una serie poco fortunata (Castex, Borne, Attal, Barnier, Bayrou, Lecornu) ora chiede al capo di Stato di farsi da parte: «Non dimissioni immediate e brutali, no», concede Philippe, con crudele premura.
Ma anche l’ex amico e tuttora alleato in parlamento dice che Macron se ne deve andare, sia pure in modo programmato, «immediatamente dopo che sia stata approvata una legge sul budget», organizzando elezioni presidenziali anticipate a inizio 2026.
L’attacco di Philippe, peraltro non del tutto a sorpresa perché i rapporti tra i due sono gelidi da tempo, arriva dopo che l’altro ex premier Gabriel Attal e capo del partito macronista Renaissance aveva ammesso sconsolato «non capisco più il presidente».
(...) Sono i sostenitori, amici e alleati di Macron a fuggire per primi adesso che il Titanic sta affondando, perché qualcuno di loro spera di avere ancora un futuro politico e per non bruciarlo occorre prendere le distanze, nel modo più chiaro possibile, da un capo di Stato che appare sempre meno in grado di gestire la politica interna.
«Radioattivo», è l’aggettivo che viene adesso associato al presidente, per esprimere un isolamento ormai subìto, quando a lungo quello stesso isolamento veniva rivendicato e sbandierato come l’orgoglio di fare sempre di testa propria.
La mossa di Philippe è pesante, perché se anche un politico giudicato moderato, ragionevole e equilibrato come lui chiede a Macron di andarsene, le dimissioni del presidente non possono essere più relegate a folle ipotesi avanzata da irresponsabili forze antisistema. E infatti Jean-Luc Mélenchon, capo della sinistra radicale della France insoumise, esulta: «Il nostro bersaglio è il presidente della Repubblica. E ci stiamo avvicinando all’obiettivo che ci siamo dati, ovvero la sua partenza». Mélenchon traccia un quadro impietoso e di parte, certo, ma non lontano dal vero: «Édouard Philippe vuole essere candidato alle presidenziali anticipate, l’altra sera è stato Gabriel Attal a mandare al diavolo il presidente... Il suo partito non esiste più. Ogni ora che passa consuma Macron un po’ di più».
Il campo macronista è così allo sbando che un’altra degli ex premier, Elisabeth Borne, artefice della contestatissima riforma delle pensioni che fece protestare in strada centinaia di migliaia di francesi inferociti, e che è sempre stata difesa come un totem irrinunciabile, adesso suggerisce di fare marcia indietro: «Bisogna sapere ascoltare e cambiare idea», dice, dichiarandosi favorevole alla «sospensione» chiesta dai socialisti.
È un passo nella direzione della sinistra moderata, certo, ma la nomina di un premier di sinistra appoggiato dal centro macronista sembra ormai fuori dalla realtà. E» i primi a votare contro facendo cadere anche il prossimo governo sarebbero i deputati della sinistra rivale, quella di Mélenchon.
sebastien lecornu emmanuel macron
Macron ha sempre ripetuto che resterà fino all’ultimo quarto d’ora, cioè alla primavera 2027, e visto il suo carattere gli appelli degli ex amici a dimettersi potrebbero renderlo ancora più determinato a resistere. Si rafforza l’altro possibile sbocco, elezioni anticipate per una nuova Assemblea. Per sciogliere l’attuale, secondo la Costituzione, il capo dello Stato deve consultare i presidenti delle due Camere. E ieri sera Macron ha ricevuto all’Eliseo Yaël Braun-Pivet (Assemblea nazionale) e Gérard Larcher (Senato).
sebastien lecornu emmanuel macron
macron melenchon
GOGOL BARDELLA - MEME BY EMILIANO CARLI
MARINE LE PEN - JORDAN BARDELLA - EMMANUEL MACRON - MEME BY EDOARDO BARALDI
macron lecornu
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