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MADIA CONFIDENTIAL - “LA MIA STORIA CON GIULIO NAPOLITANO E’ DURATA QUALCHE MESE. L’ELEZIONE DI SUO PADRE AL QUIRINALE PENSO ABBIA INCISO SULLA FINE DELLA NOSTRA STORIA” – “CON RENZI HO SBAGLIATO DUE VOLTE…”

COPERTINA VANITY FAIR 22 LUGLIO 2014COPERTINA VANITY FAIR 22 LUGLIO 2014

Da “Vanity Fair”

 

Pupilla di Enrico Letta, poi di Veltroni, molto vicina a D’Alema, ora è ministro con Renzi. Ma alle primarie del 2012 ha votato Bersani: perché?

«Ho sbagliato. Non avevo capito quanto ci fosse bisogno di Renzi nel Paese. E ho risbagliato di recente, nel passaggio complicato con Letta: non ero convinta fosse la cosa giusta. Poi con i risultati delle Europee si è capito che la gente è con lui».

 

Anche per questo, ammette Marianna Madia in un’intervista a Vanity Fair, che la pubblica nel numero in edicola da mercoledì 23 luglio, è stata una sorpresa vedersi offrire dal premier la poltrona di ministro per la Pubblica amministrazione e la Semplificazione. Non renziana, 33enne e, al momento della nomina a febbraio, incinta di 8 mesi (di Margherita).

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Gli ha risposto subito sì?

«Tentennavo. Più che altro perché ero incinta e con a casa un altro bambino (Francesco, 2 anni, ndr). Ma lui su questo è stato categorico: “Non bisogna limitarsi per i figli”, e ha insistito ancora di più».

 

Un ministro donna, giovane e incinta. Sembra un’operazione di marketing.

«Ci si interrogava sull’opportunità di nominare una persona che, in un momento così difficile per il Paese, non avrebbe potuto dedicarsi completamente alla missione. Me lo sono chiesto anch’io. Alla fine ho accettato anche perché avvertivo la responsabilità di fare parte di un governo di rottura: non volevo sottrarmi proprio quando c’è in gioco la riuscita o la sconfitta di una nuova classe dirigente».

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Suo marito, il produttore cinematografico Mario Gianani, l’aiuta?

«È stato il primo a spingermi ad accettare l’incarico, il suo socio è Fausto Brizzi, nell’entourage renziano dalla prima ora».

 

I maligni dicono che Renzi ha voluto una squadra di persone non troppo forti, per poter decidere tutto. 

«La vedo in un modo diverso: è vero che lui è il regista, ma quando si devono fare delle riforme rivoluzionarie è importante non agire individualmente come ministri ma avere dietro una comunità politica forte e fare squadra. Certo, sostituire Emma Bonino con Federica Mogherini, per quanto preparata, è stato un rischio, ma osare è la specialità di Renzi».

 

Mario Gianani e Marianna Madia Mario Gianani e Marianna Madia

Nell’intervista, il ministro contesta inoltre l’etichetta di «raccomandata» che si porta dietro da quando, a 27 anni, venne candidata da Veltroni.

 

Ha avuto un legame con Giulio Napolitano, figlio di Giorgio.

«Durato qualche mese. Ci siamo conosciuti quando, dopo essermi laureata alla Sapienza in Scienze politiche con indirizzo Politica economica, collaboravo all’Arel, il centro studi fondato da Andreatta. L’elezione di suo padre al Quirinale nel 2006, quando avevo seguito Enrico Letta che era diventato sottosegretario di Prodi al governo, ci sorprese tutti e penso abbia inciso sulla fine della nostra storia, che fino ad allora era stata vissuta con spontaneità».

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Suo padre è stato consigliere comunale del Pd con Veltroni. La passione per la politica l’ha ereditata da lui?

«No, mio padre era prima di tutto un giornalista. Dopo un po’ di anni da attore (Stefano Madia era stato premiato a Cannes nel 1979 come migliore attore non protagonista per Caro papà di Dino Risi, ndr), era ripartito da dove la fantasia della vita, con il film di Risi, l’aveva strappato. Lavorava in Rai, però era sempre un precario, quindi fece causa all’azienda.

 

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In quel periodo gli fu proposto di candidarsi alle comunali nella lista civica di Veltroni ma era solo un riempilista, prese appena 300 voti – quelli dei parenti calabresi della mia famiglia materna –, eppure fu eletto. La politica attiva non gli è mai interessata... Morì poco dopo essere diventato consigliere comunale. Veltroni lo conobbi al funerale. Continuò a tenermi d’occhio: alle elezioni del 2008 mi inserì in una lista protetta come candidata di rottura, e arrivai alla Camera».

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Ha perso suo padre giovane.

«È morto a 49 anni, un tumore al pancreas fulminante se l’è portato via in cinque mesi. Avevo 24 anni, laureata da tre mesi, l’ho vissuta tutta, ho visto la forza con cui ha affrontato la malattia. Questa perdita segna il prima e il dopo nella mia vita. Hai la consapevolezza piena che, qualunque cosa bella ti possa capitare, la vivrai con questa cosa dentro che non ti lascerà più, e non potrai più essere bianco, pulito, leggero».

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