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Fulvio Fiano e Ilaria Sacchettoni per “Il Corriere della Sera – Roma”
Uno «spicciafaccende», un problem solver, il «mister Wolf» del sodalizio. Che, con la regia di Salvatore Buzzi (anziché di Quentin Tarantino) puntava al suo ritorno in Campidoglio. Così Buzzi e Carminati sognavano il «facilitatore» Luca Odevaine in ruoli operativi nella giunta di centrosinistra di Ignazio Marino.
LUCA ODEVAINE DURANTE LE OPERAZIONI DI SGOMBERO DEL CAMPO ROM DI VIA TROILI A ROMA
È lo stesso Odevaine a confermarlo dal carcere di Torino. Per loro era un investimento. «Ci s’infilano tutte le caselle...qualche assessore giusto....ci divertiremo parecchio» ragionava infatti il ras delle coop, intercettato dai carabinieri del Ros per la procura di Roma durante la campagna elettorale per il Comune.
Lui, l’ex vicecapo di gabinetto del sindaco Walter Veltroni, l’uomo dietro l’organizzazione dei funerali di Papa Wojtyla, primo tra gli insospettabili della grande retata per Mafia Capitale, ammette: «È vero, ero al soldo delle cooperative di Buzzi».
Dalle intercettazioni era emerso che il suo compenso era di circa 5mila euro mensili. Non proprio i 15mila versati al manager del presunto sodalizio, Franco Panzironi, ma pur sempre una cifra consistente.
In carcere dal 2 dicembre 2014, prossimo al pronunciamento della Cassazione - i giudici decideranno sulla sua posizione il 10 aprile - tenta di ridimensionare le proprie responsabilità di pubblico ufficiale al servizio dell’associazione mafiosa, descrivendosi suppergiù come un consulente esterno. «Gli servivo in caso di emergenza. Un nuovo permesso per i campi rom e altre questioni amministrative: avevo i contatti e l’esperienza giusta» avrebbe detto ai pm Giuseppe Cascini, Paolo Ielo e Luca Tescaroli.
salvatore buzzi con il quarto stato alle spalle
Il suo difensore, Luca Petrucci, punta a far cadere l’accusa di corruzione aggravata dall’associazione mafiosa. A Odevaine si contesta un ruolo centrale nella gestione del business nomadi e immigrati cuore del Mondo di Mezzo.
I magistrati ritengono che «nella sua qualità di appartenente al Tavolo di Coordinamento nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, dunque di pubblico ufficiale» Odevaine rendesse i suoi migliori servigi all’associazione. Orientando le scelte sull’assegnazione di immigrati nelle varie strutture di accoglienza.
Secondo i difensori di Odevaine, però, le prerogative di chi sedeva a quel tavolo per l’immigrazione, vanno ridimensionate. «Si trattava di un organismo semplicemente consultivo, senza poteri decisionali, e anche poco operativo, visto che si è riunito tre, quattro volte in tutto» Quanto ai rapporti con il sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe Castiglione, sarebbero stati episodici.
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