DAGOREPORT - 'STO DOCUMENTO, LO VOI O NON LO VOI? GROSSA INCAZZATURA A PALAZZO CHIGI VERSO IL…
GRAMAZIO TREDICINE OZZIMO CORATTI
Un nuovo terremoto, una nuova maxi-retata contro Mafia Capitale, dopo che due mesi fa la Cassazione aveva dato il via libera al prosieguo delle indagini. È scattato all’alba di giovedì il secondo capitolo dell’inchiesta «Mondo di Mezzo» della procura di Roma e dei carabinieri del Ros: tra i 44 arrestati c’è anche quello per l’ex presidente del Consiglio comunale di Roma, Mirko Coratti e il consigliere Luca Gramazio. In manette anche l’ex assessore alla Casa del Campidoglio, Daniele Ozzimo.
I Ros hanno posto in arresto anche i consiglieri comunali Giordano Tredicine, Massimo Caprari e l’ex presidente del X Municipio (Ostia), Andrea Tassone. Il blitz dei Ros anche in Sicilia, Lazio e Abruzzo per associazione per delinquere ed altri reati. Ventuno gli indagati a piede libero. Sullo sfondo il business legato ai flussi migratori e alla gestione dei campi di accoglienza per migranti. Nel mirino è sempre il gruppo di Massimo Carminati, l’ex terrorista dei Nar in carcere dallo scorso dicembre, per cui l’accusa ha chiesto e ottenuto due giorni fa il giudizio immediato.
Il ruolo di Luca Gramazio
Dopo che lo scandalo ha coinvolto l’ex capo di gabinetto di Veltroni, Luca Odavaine, adesso tra i politici arrestati è finito anche Luca Gramazio, accusato di partecipazione all’associazione mafiosa capeggiata da Carminati.
Gramazio, sfruttando la sua carica politica (prima di capogruppo Pdl al Consiglio di Roma Capitale ed in seguito quale capogruppo Pdl nella Regione Lazio) avrebbe sfruttato la sua carica politica per favorire il gruppo di Carminati. Figlio del senatore di An Domenico, Luca Gramazio si era dimesso lo scorso dicembre da capogruppo di Forza Italia al consiglio regionale del Lazio quando risultò indagato a piede libero.
Secondo l’accusa, Gramazio avrebbe partecipato all’associazione mafiosa «in qualità di esponente della parte politica che interagiva, secondo uno schema tripartito, con la componente imprenditoriale e quella propriamente criminale». In particolare, sfruttando la sua carica politica all’interno del consiglio comunale e, poi, regionale, e «la conseguente capacità di influenza nell’ambiente istituzionale, poneva in essere - sostengono gli inquirenti - condotte strumentali al conseguimento degli scopi del sodalizio» capeggiato da Massimo Carminati.
Il diffuso sistema di tangenti
MASSIMO CARMINATI NEGLI ANNI OTTANTA
Quello che emerge dall’inchiesta, sottolineano gli investigatori, è dunque «la diffusa attività di condizionamento» attuata dall’associazione mafiosa: tutto ciò grazie alla «rete di rapporti e al ramificato sistema tangentizio intessuti dal gruppo mafioso» con il coinvolgimento di «pubblici amministratori e pubblici ufficiali». Secondo l’accusa, Gramazio avrebbe partecipato all’associazione mafiosa «in qualità di esponente della parte politica che interagiva, secondo uno schema tripartito, con la componente imprenditoriale e quella propriamente criminale». In particolare, sfruttando la sua carica politica all’interno del consiglio comunale e, poi, regionale, e «la conseguente capacità di influenza nell’ambiente istituzionale, poneva in essere - sostengono gli inquirenti - condotte strumentali al conseguimento degli scopi del sodalizio» capeggiato da Massimo Carminati. Quello che emerge dall’inchiesta, sottolineano gli investigatori, è dunque «la diffusa attività di condizionamento» attuata dall’associazione mafiosa: tutto ciò grazie alla «rete di rapporti e al ramificato sistema tangentizio intessuti dal gruppo mafioso» con il coinvolgimento di «pubblici amministratori e pubblici ufficiali».
salvatore buzzi con il quarto stato alle spalle
Le accuse
Tra i reati contestati ai 44 arrestati l’associazione di tipo mafioso, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori e altri reati. Le misure cautelari sono state sollecitate al gip dalla Direzione distrettuale antimafia della procura di Roma. Perquisizioni sono in corso a carico di altre 21 indagati per gli stessi reati.
2. MAFIA CAPITALE, LE NUOVE TELEFONATE: «LA MUCCA TU LA DEVI MUNGERE, PERÒ GLI DEVI DÀ DA MANGIÀ»
SALVATORE BUZZI FRANCO PANZIRONI
Sono ancora una volta le intercettazioni telefoniche e ambientali nelle quali Salvatore Buzzi racconta il suo ruolo di corruttore a comporre il secondo capitolo di Mafia Capitale, che arriva dritto nel governo di Roma (cinque consiglieri comunali arrestati e altri indagati, insieme a funzionari di vari livelli finiti anch’essi in carcere), della Regione dove pure sarebbero stati siglati “accordi spartitori”, e del sistema di gestione dell’emergenza immigrati.
Secondo i pubblici ministeri della Procura di Roma e il giudice dell’indagine preliminare che ha concesso i nuovi arresti – basati su ulteriori accertamenti e verifiche svolte dai carabinieri del Ros – l’organizzazione guidata dal “signore delle cooperative” Buzzi e dall’ex estremista nero Massimo Carminati ha esteso la propria rete corruttiva in maniera sempre più trasversale, passando senza problemi dall’amministrazione capitolina di centro-destra, quando era sindaco Gianni Alemanno, a quella di centro-sinistra, guidata da Ignazio Marino.
SALVATORE BUZZI - LUCIANO CASAMONICA - GIANNI ALEMANNO
Continuando a comprare, attraverso consistenti somme di denaro e “altre utilità”, gli amministratori e i funzionari che servivano a pilotare le gare e ottenere l’assegnazione degli appalti. E così, per un buon numero dei nuovi inquisiti è scattata l’aggravante di aver favorito, grazie alla “vendita” delle proprie funzioni, “l’associazione mafiosa diretta da Carminati”, già riconosciuta come tale da una pronuncia della corte di cassazione.
Secondo il giudice Flavia Costantini che ha firmato la nuova ordinanza d’arresto, le frasi pronunciate da Buzzi nei dialoghi con Carminati e altri personaggi coinvolti nei “di mezzo”, “di sopra” e “di sotto” scoperchiati dall’inchiesta, rivelano “circostanze veritiere”, che peraltro hanno trovato riscontro nelle indagini degli investigatori del Ros.
In una telefonata del 15 ottobre 2014 – un mese e mezzo prima degli arresti del 2 dicembre – il manager delle cooperative parlava con Franco Figurelli, all’epoca appartenente alla segreteria del presidente del consiglio comunale Mirko Coratti, e prendendo spunto dalla richiesta di assunzione per una ragazza avanzata da Figurelli, rendeva chiara la sua filosofia.
Buzzi: “Ahò ma, scusa ma lo sai... la sai la metafora?
Figurelli: “Eh…”.
Buzzi: “La mucca deve mangiare”.
Figurelli: “Ahò, questa metafora io glielo dico sempre al mio amico, mi dice: ‘non mi rompere, perché se questa è la metafora lui ha già, già fatto, quindi non mi rompere’...”.
Buzzi: “Ma... fai fa... fagli un elenco...
Figurelli: “Salvatò…”
la cena poletti alemanno casamonica buzzi
Buzzi: “Fagli un elenco della mangiatoia, digli, oh” (ridono)
Figurelli: “Salvatò, te voglio be... già me rompe… dice: ‘E’ possibile che Salvatore a noi ce risponde così?’, ho detto: ‘Ahò, che te devo di’, gli ho detto, ‘questa è la metafora che me dà il cammello e della cosa… quindi che te devo fà?’” (…)
Buzzi: “Sì, ma io investo su di te, lo sai che investo su di te”.
Figurelli “Eh, meno male” (…)
Buzzi: “Ahò, però diglielo: ‘guarda che ha detto Buzzi che qui la mucca l’avemo munta tanto… (sovrapposizione di voci)”.
In altre occasioni, e parlando con altri personaggi, Buzzi tornava spesso sulla stessa metafora, per spiegare – nell’interpretazione dell’accusa – che politici e funzionari dovevano foraggiare le sue cooperative (attraverso gli appalti) per poi ricavarne qualcosa anche per loro (le tangenti): “Se la mucca non mangia non può essere munta”; “La mucca tu la devi mungere, però gli devi dà da mangià”; “La mucca può essere munta solo se mangia”.
Secondo l’accusa che ora li ha portati in carcere, Figurelli e Coratti (i quali hanno cambiato incarico dopo la retata di dicembre) ricevevano un vero e proprio “stipendio” per mettere le proprie funzioni al servizio del gruppo guidato da Buzzi e Carminati. I quali, con il cambio di maggioranza in Campidoglio, hanno dovuto “investire nell’acquisizione di nuovo capitale istituzionale”. In un’altra conversazione intercettata, dopo un lungo elenco di nomi e di cifre lo stesso Buzzi, afferma: “Perché noi pagamo tutti, come vedi”.
E il 17 novembre scorso, appena 15 giorni prima di essere arrestato nell’operazione del 2 dicembre, faceva proclami agguerriti, che nel linguaggio evocano espressioni da Romanzo criminale: “Noi comunque … ti dico una cosa… lui (Marino ndr) se resta sindaco altri tre anni e mezzo, con il mio amico capogruppo ci mangiamo Roma”.
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