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DAGOREPORT – GIORGIA MELONI, FORSE PER LA PRIMA VOLTA DA QUANDO È A PALAZZO CHIGI, È FINITA IN UN…
AMERICA FATTA A MAGLIE - IN ITALIA SI PARLA SOLO DEI CAPELLI DI TRUMP, MENTRE SI CONFERMA IL VERO RUSSIA GATE (QUELLO DEI MILIONI AI CLINTON), AL SENATO PASSA IL BILANCIO FINO AL 2019, E SI PARLA DI UN PIL AL 5,2% NEL PRIMO TRIMESTRE. VEDREMO SE È VERO, CERTO LA DISOCCUPAZIONE È AL MINIMO IN 45 ANNI, IL GRADIMENTO DEL PUZZONE È PIÙ ALTO DI QUELLO DEL PREMIO NOBEL NELLO STESSO PERIODO DI PRESIDENZA. MA VOI PENSATE ALLA CALVIZIE…
Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Mettiamola così, un segretario di Stato in carica, ruolo che equivale a un nostro ministro degli Esteri ha una fondazione che porta il suo nome insieme al marito e alla figlia . A nome per conto di questa fondazione accetta donazioni molto laute da Paesi stranieri, e già questo fa sorgere più che fondate obiezioni di violazione delle regole e di conflitto di interessi. Ma lei prosegue imperterrita, né il presidente che l’ha chiamata nel suo governo trova nulla da ridire.
le donazioni alla fondazione clinton dal business dell uranio
Questo segretario di Stato si trova anche a partecipare alla commissione che deve decidere della vendita a un Paese straniero neanche tanto qualunque, ovvero la Russia, di una miniera di uranio. Da quel Paese la fondazione ha accettato generose donazioni, quello stesso Paese a vendita dell'uranio approvata ed avvenuta paga la cifra leggermente eccessiva persino per un ex presidente di €500000 per tenere un discorsetto nella capitale di quel Paese, cioè nella sede della banca che ha comprato la miniera.
frank giustra ha donato 31 milioni alla fondazione clinton
Spero di non tediare il lettore di Dagospia, questa storia ve l'ho già raccontata tante volte, lo scandalo Uranium One, e sarebbe bastata a rendere non candidabile nel 2015 Hillary Clinton, ma quella era una commissione allegra, composta della stessa gente che adesso si occupa di indagare su Donald Trump, ed era un Amministrazione al di sopra di ogni sospetto, il Nobel per la pace Barack Obama, che con la Clinton aveva un patto di ferro, probabilmente stretto nelle strade di Bengasi dove furono uccisi l'ambasciatore americano e le sue guardie del corpo dopo aver inutilmente cercato di essere aiutati da Washington dove si fingeva che fosse un dopoguerra pacifico e trionfante.
Spero di non tediare i lettori, magari preferiscono che si parli di come si agitano al vento i biondi capelli di Donald Trump, rivelando calvizie.
Il fatto è che è un un informatore dell' FBI al quale era stato imposto il silenzio per 7 anni ha testimoniato di fronte alle commissioni Intelligence e Giustizia del Senato di aver saputo da alti funzionari russi che Mosca all'epoca del uranium One aveva assoldato una società di lobbying americana,la APCO Worldwide, con l'incarico di influenzare l'allora Segretario di Stato Hillary Clinton contribuendo pesantemente alla fondazione Clinton.
L'informatore si chiama Douglas Campbell, ha consegnato una dichiarazione di 10 pagine alle Commissioni ed è stato interrogato a lungo.
Sentite il linguaggio della dichiarazione:
“ il contratto prevedeva 4 pagamenti di 750000 dollari in 12 mesi.
. “APCO avrebbe dovuto dare gratuita assistenza alla Clinton Global initiatives come parte del loro sforzo di creare un ambiente favorevole ad assicurare che l'amministrazione Obama prendesse decisioni positive sull'intera vicenda che andava da uranium One all'accordo per la cooperazione nucleare civile usa Russia”.
APCO per il momento smentisce categoricamente. Uranium One è una compagnia mineraria canadese la cui vendita ai russi fu approvata nel 2010. Il governo americano fu coinvolto perché la vendita dava alla Russia controllo di parte della fornitura di Uranio americano, un accordo che da allora è sotto critica e scrutinio.
Sentiamo perché, e mi scuso se ancora una volta ve l'avevo già detto, ora lo affermano a Capitol Hill.
Infatti già dal 2009 l’ FBI sapeva che agenti russi usavano furti,sequestri e riciclaggio di denaro per espandere la base negli Stati Uniti della stessa compagnia che ha poi fatto l'operazione uranium One. Ma l'informazione fu taciuta al Congresso su richiesta dell'amministrazione Obama, e solo ora l'informatore ha potuto parlare. Ha raccontato di un meeting con i russi fuori da Washington nel quale si descriveva allegramente la grande facilità nel convincere il governo americano a dar via il patrimonio di Uranio, e si irrideva al presidente americano con epiteti razzisti.
Ma quel presidente, Barack Obama, non era ignaro della vicenda, secondo Campbell. al contrario veniva regolarmente informato in appositi briefings.
Mi fermo qui. È evidente che dopo molti mesi di paralisi e di timore, messi sulla difensiva, impegnati ad abituarsi a un presidente così fuori anche dai loro schemi, i repubblicani al Congresso e al Senato hanno ripreso vigore e intendono aiutare Donald Trump a contrastare le accuse del Deep state culminate nel Russia Gate. Sarà uno scontro durissimo a colpi di dossier ai quali già si capisce che i democratici rispondono facendo spallucce, sottovalutando le incriminazioni e che il tutto lo fanno col grande contributo dei media.
I quali ieri hanno ignorato anche la notizia dello scambio di lettere tra i due amanti dell'FBI dalla quale si evinceva che Barack Obama conosceva a menadito l'intera vicenda delle email di Hillary Clinton anche se l'aveva ufficialmente smentito.
Meglio diffondersi sulla capigliatura un po' intricata del presidente, che un colpo di vento ha smosso disastrosamente sulla scaletta di un aereo, o insinuare con orrore che voglia imitare il francese Macron e organizzare una bella parata militare. Come se negli Stati Uniti il mondo militare venisse solitamente rimosso o ignorato come succede da noi, citando a sproposito l'articolo 11 della Costituzione!
Per la gioia di coloro che invece coltivano informazioni banali, è passato al Senato il bilancio fino a 2019, niente shutdown nonostante le minacce dei democratici, quel che si dovrebbe definire un grande successo del presidente. Si parla di un PIL al 5,2% nel primo trimestre. Vedremo se è vero, certo la disoccupazione è al minimo storico degli ultimi 45 anni. Il gradimento del presidente Trump è al 48%. A febbraio del 2010, stesso periodo di presidenza, il Nobel per la pace stava al 46, nonostante l'adorazione mondiale. Ma vuoi mettere raccontare dei capelli...
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