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AL VOTO, AL VOTO! - DI MAIO: “LE URNE A FINE LUGLIO? PER ME VA BENE IL PRIMA POSSIBILE” - MA IL PROBLEMA DI LUIGINO È TROVARE UN “FORMAT” ELETTORALE CHE NON SIA IDENTICO A QUELLO DI SALVINI, CHE LO STA FAGOCITANDO - INTANTO IL GRILLINO HA IMPARTITO UN ORDINE DI SCUDERIA: NON RILASCIARE DICHIARAZIONI CONTRO LA LEGA E CONTRO IL SUO SEGRETARIO

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1 - DI MAIO, VOTO LUGLIO? BENE TUTTO MA PRIMA POSSIBILE

(ANSA) - "Per me va bene se si vota il prima possibile". Lo dice il leader M5S Luigi Di Maio a chi gli chiede se il Movimento sia favorevole ad andare al voto anche a fine luglio inizi agosto.

durso e di maio e salvini

 

2 - E LUIGI GIOCA IN DIFESA: FAIDE INTERNE E RISCHIO SUBALTERNITÀ ALLA LEGA

Mario Ajello per “il Messaggero”

 

Dalle sue parti, in Campania, dicono: «E' asciuto pazz' Giggino!». Nessuno avrebbe mai immaginato Di Maio in versione revoluciòn. Politicamente scravattato, descamiciado come Masaniello o Guevara, contundente come Salvini e come Dibba. Questo il suo problema: la metamorfosi super-combat del capo grillino, costruito dalla Casaleggio Associati per rassicurare i moderati, per tranquillizzare sull' affidabilità istituzionale pentastellata, per interloquire con Mattarella che lo aveva imparato a conoscere nella sua veste democrisitianoide e per accarezzare i partner internazionali, è il segnale della debolezza estrema in cui è precipitato il personaggio.

 

conte di maio salvini

Ha perso tutte le sue partite post-4 marzo e adesso per non perdere ancora ha cambiato il format e dice ai suoi: «Non daremo tregua, faremo il Vietnam, scateneremo da subito l'inferno, Mattarella e i suoi complici hanno tradito la sovranità popolare e la pagheranno cara». Caspita che paroloni hard questi di Giggino, che fino all' altro giorno era così flautato. Ma la maschera è durata poco. O forse la maschera è quella che ha messo adesso.

 

A metà pomeriggio s'è incontrato con Salvini, e la doppia immagine faceva impressione: il leader lumbard vive un momento magico, il leader M5S vive un momento tragico. E' stato fagocitato, nella conduzione politica e nella visibilità da Matteo (e più volte gli è stato fatto notare in questi mesi ma non è riuscito a invertire la tendenza), e rischia di venire stritolato da qui in poi dal Dibba.

GIUSEPPE CONTE COME ARLECCHINO SERVO DI DUE PADRONI LUIGI DI MAIO E MATTEO SALVINI THE ECONOMIST

 

Anche per questo, nonostante il calo di quasi 4 punti di M5S nel sondaggio Swg, Di Maio ha fretta di andare a votare. Più passa il tempo, più cresce tra le Americhe e l'Italia la star del Dibba, già fortissima, e più c'è il pericolo - davanti a un ulteriore discesa nei sondaggi - che Giggino finisca per restare senza la candidatura a premier.

 

I MUSCOLI

Dunque, Di Maio si muscolarizza - pure troppo, vedi l'impeachment che molti dei suoi dicono essere impossibile: non ci sono tempi tecnici né commissioni parlamentari in attività - e questo cambio necessario di profilo si deve non solo alla competizione con Salvini e con il Dibba ma anche a una circostanza che preoccupa i grillini. E che è questa. La Lega, che s' è mostrata più capace e più determinata nel prendere in mano la questione del governo, e a farla fallire come forse il capo del Carroccio voleva fin dall' inizio, stavolta andrà a pescare con molta forza nell'elettorato cinque stelle.

 

SALVINI DI MAIO

Per difendere l' ampio bottino, Di Maio non può che fare il radicalissimo. La parte non sua, insomma. Ma se così dev'essere, e così è già, in questo ruolo non è più adatto il Dibba che è naturalmente un descamiciado? I due ostentano la grande fratellanza, ma politica e amicizia sono solitamente in antitesi.

 

E la sindrome del tradimento - Giggino si tormenta: «Salvini ha voluto fregarci, sì o no?» - si estende in prospettiva anche alle truppe che finora hanno seguito compattamente il leader, ma poi chissà. «I parlamentati col tempo cominciano a muoversi, e qualcuno compra qualcun altro, quindi è meglio votare il prima possibile». E intanto dire a tutti: «Vi ricandido tutti».

Ieri si è scatenato a Matrix. E pure da Barbara D' Urso. Sembra morso dalla tarantola. Irrefrenabile.

 

SALVINI DI MAIO

La felpa e la ruspa di Salvini lo insidiano, e lui non può che fare come i Blues Brothers («Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare»), perché «il rischio di essere risucchiati dalla Lega - dicono i suoi - è alto». Con Salvini hanno chiarito un po' di cose ieri. Per esempio che non si faranno troppa guerra in campagna elettorale (ma il problema di Giggino è trovare un format che non sia identico a quello del capo lumbard).

 

Anche perché lo schema che li accomuna è questo: ogni partito corre da solo nel Rosatellum, anche Forza Italia (con poche chance di successo), anche il Pd, anche gli altri, e poi se come è probabile la Lega e M5S saranno quasi appaiati intorno al 30 per cento, faranno il governo giallo-verde con il 60 e «Mattarella non potrà che piegarsi».

 

3 - DI MAIO SCEGLIE L’ALLEANZA CON LA LEGA E ORDINA: “NON PARLATE MALE DI MATTEO”

Ilario Lombardo per “la Stampa”

 

SALVINI DI MAIO

Fermi tutti. Nessuno tocchi Matteo Salvini. Il futuro alleato. L’ordine di scuderia è partito. Lo staff ha chiesto a tutti gli eletti del M5S di non rilasciare dichiarazioni contro la Lega, nessuna insinuazione tipo quelle che stanno circolando e che sollevano sospetti sul suo doppio gioco. Usare la voglia di governo del M5S per crescere nei consensi e al momento opportuno rompere per tornare al voto e incassare il dividendo favorevole di questa infinita trattativa. Sia andata così o no, l’ordine è smentirlo.

 

Anche se basta una passeggiata a Montecitorio per ascoltare dalla viva voce di sconosciuti parlamentari grillini che è proprio quello che pensano. «Salvini è stato molto più furbo di noi» ammette Felice Mariani, ex bronzo olimpico nel judo. I sondaggi È da questa amara certezza che i vertici del M5S devono ripartire. E da due sondaggi. Uno che spaventa, l’altro che fa intravedere un’opportunità. Il primo registra il calo più sensibile dei consensi dei grillini, per la prima volta sotto la soglia del 30%, al 29,5 (Swg), mentre la Lega schizza all’insù al 27,5%.

 

SALVINI DI MAIO E LA TRATTATIVA LEGA M5S

L’altro invece è dell’Istituto Cattaneo e mostra come il 90% dei collegi andrebbe ai grillo-leghisti, in caso di un’alleanza pre-elettorale. Ma è davvero possibile? Nella Bibbia pentastellata sarebbe vietato fare alleanze. Ma tante regole si sono rimangiati i grillini. A domanda diretta Alessandro Di Battista, pronto a tornare dai suoi viaggi cheguevariani per abbattere il Batista di turno (ora è il Quirinale), non lo ha escluso: «È prematuro ma ora abbiamo un contratto comune» ha detto a Otto e mezzo.

 

In realtà gli strateghi del M5S, con l’assenso di Davide Casaleggio e in attesa di capire come la pensi Beppe Grillo, sono allo studio su due ipotesi. La prima è la più difficile: una coalizione con la Lega, che però allontanerebbe immediatamente i voti da sinistra di chi con la Lega non vuole averci a che fare. La seconda è più strategica: andare separati alle urne e unirsi dopo il voto. Ma è uno scenario che sottintende la rottura di Salvini con Silvio Berlusconi, per evitare che il leghista giochi su due tavoli.

SALVINI DI MAIO PROVA COSTUME

 

Alla testa del centrodestra, infatti, Salvini avrebbe due chance: vincere con la coalizione o, in caso di mancata maggioranza, rivolgersi ai 5 Stelle. L’Opa leghista sul M5S Di Maio ha capito che Salvini è stato politicamente più astuto e che conclusa l'Opa su Forza Italia potrebbe completare quella sul M5S. Allora meglio scendere subito a patti. Ne hanno parlato durante l’incontro di ieri alla Camera, dove i due leader hanno discusso di come saldare l’asse nella commissione speciale e di come far partire le commissioni semplici. Certo, hanno affrontato anche il tema dell’impeachment.

 

I grillini vogliono tirare dritto: ma la messa in stato d’accusa «ci sarà solo se la Lega non si tirerà indietro». Ha capito, Di Maio, che Salvini vuole frenare e che gli sta bene lasciare da solo il capo politico del M5S nei suoi nuovi toni incendiari. La maschera moderata del grillino è caduta. Quello che per lui era un «nonno», Sergio Mattarella, che lo ha coccolato e gli ha dato l’occasione di maturazione politica, è ora il nemico numero 1.

 

berlusconi salvini di maio

E non fa nulla che possa apparire ingrato verso il Capo dello Stato. Non resta che inseguire la scia di Salvini, assecondare lo schema popolo vs élite, attaccare l’Europa, i mercati, i consiglieri del Quirinale, la Germania. Coprire le debolezze di un fallimento con le piazze. Anche se non saranno alleati, i 5 Stelle vogliono fare una campagna fianco a fianco alla Lega. Di Maio potrebbe non avere scelta. Anche perché Di Battista ha confermato che tornerà candidato per le elezioni anticipate.

 

Ecco perché, dismesso l’abito rassicurante, Di Maio sta già indossando i vestiti più movimentisti del «Dibba». Bisogna partire subito e mediatizzare il conflitto, con una bulimica presenza nei programmi tv. Portare tutto a un livello diverso dalla realtà, quello della propaganda, senza pensare alle contraddizioni in cui Di Maio è precipitato. Per esempio dire di aver proposto a Mattarella per il Tesoro Armando Siri, un deputato della Lega che ha patteggiato per bancarotta fraudolenta e che per le regole inserite nel contratto per volontà del M5S non potrebbe fare il ministro. La riconquista del popolo riparte da Barbara D’Urso, Canale 5, Mediaset.

luigi di maio salvini