DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA…
Emanuele Buzzi per www.corriere.it
Dal reddito di cittadinanza al caso Regeni passando per la legge anti-corruzione: Luigi Di Maio passa al vaglio l’agenda del governo e rassicura: «Il mio impegno e la mia credibilità passerà proprio tra fare o non fare quelle cose» scritte nel contratto di governo. «Salvini lo conoscevamo prima di fare il contratto di governo, come loro conoscevano il Movimento», dice.
E spiega: «Su tante cose non andiamo d’accordo, ma quando non siamo d’accordo ce lo diciamo.. ma siamo consapevoli anche che abbiamo messo qualcosa di buono in quel contratto». Di Maio - intervistato alla festa del Fatto Quotidiano - precisa che «flat tax, reddito di cittadinanza e superamento della legge Fornero sono le tre priorità di questo governo». Sul reddito di cittadinanza chiarisce: «Noi lo vogliamo fare, poi combatteremo gli abusi».
E ancora: «Ci vuole una rivoluzione copernicana dei controlli, dobbiamo mirare al concreto, se è vero che il lavoro nero ci costa 20 miliardi all’anno allora va combattuto con strumenti che abbiamo già, ma che vanno utilizzati meglio».
Di Maio poi respinge le critiche al suo incontro con Al Sisi e dice: «Se l’Egitto vuole lavorare con l’Italia, si potranno normalizzare i rapporti economici con il nostro Paese se ci sarà una svolta sulla morte di Giulio Regeni».
Sempre parlando di politica estera Di Maio parla delle missioni italiane: «Il prima possibile ce ne andremo dall’Afghanistan». Sui giudizi di agenzie di rating e mercati dice:«Siamo a un bivio al quale si sono trovati i governi degli ultimi venti anni: scegliere se ascoltare un’agenzia di rating, che legittimamente fa il suo lavoro, o mettere al centro di cittadini.
Le due cose non devono andare una contro l’altra, ma nel caso sia così sceglieremo sempre gli italiani. Non pensiamo di rassicurare un’agenzia di rating e i mercati e pugnalare gli italiani alle spalle».
Il vicepremier tocca anche il tema della tragedia di Genova e attacca la famiglia Benetton. «Sono passati oltre 15 giorni dal crollo del ponte Morandi, non ho ancora sentito una parola dai Benetton.
A gente con questa disumanità non metterei in mano nemmeno questa sedia, figuriamoci le autostrade». E precisa: «Non ci stiamo innamorando dell’idea della nazionalizzazione», ha assicurato, ma «togliamo ad Autostrade la concessione, è una promessa» e «siamo a buon punto, il fatto che il presidente del Consiglio Conte sia una avvocato esperto di queste cose aiuta».
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