benetton ponte morandi

AUTOSTRADE POTEVA BLOCCARE IL TRAFFICO SU PONTE MORANDI – IL CASO DEL VIADOTTO DI GENOVA ARRIVÒ FINO AL CDA DELLA SOCIETÀ A INIZIO ANNO, MA NON FU DECISO DI CHIUDERLO PERCHÉ I LAVORI DI RISTRUTTURAZIONE NON ERANO STATI CLASSIFICATI COME URGENTI DAI TECNICI – E LE LETTERE IN CUI SI DESCRIVEVA LO STATO DEI PILONI MALANDATI?

Matteo Indice e Marco Grasso per “la Stampa”

 

ponte morandi

Il caso del Ponte Morandi arrivò fino al consiglio d' amministrazione di Autostrade per l' Italia, poiché lo stanziamento per ristrutturarlo (20,5 milioni, sebbene all' inizio si fosse profilato di 26) superava la soglia entro cui ha potere di firma autonoma l' amministratore delegato (5 milioni).

 

E però, conferma la stessa Autostrade, «non era stato in precedenza classificato (s' intende dai livelli tecnici, ndr) quale somma urgenza, ma come intervento ordinario». La Finanza ha comunque sequestrato il verbale dell' assemblea, risalente a inizio anno, per capire come fu concretamente prospettata la condizione del ponte e quel che sarebbe stato fatto per proteggerlo.

IL MOMENTO DEL CROLLO DI PONTE MORANDI A GENOVA 1

 

Questo fronte è cruciale poiché l' inquadramento formale dei lavori ai malandati piloni 9 e 10, che dovevano partire dopo l' estate mentre il viadotto è crollato il 14 agosto, come spiega anche il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi è alla base della mancata chiusura alle auto.

 

QUEL CHE RESTA DEL PONTE MORANDI VISTO DAL QUARTIERE DEL CAMPASSO A GENOVA

«Incasellando diversamente il restyling - spiega il magistrato - sarebbe stato magari possibile il coinvolgimento del Consiglio superiore dei lavori pubblici e l' imposizione di limitazioni più severe al passaggio di veicoli, incluso il blocco totale».

 

il crollo del ponte morandi a genova

Non solo. La definizione generale dell' operazione, presentata non come impellente ma «migliorativa» e perciò foriera d' uno scomputo degli oneri dovuti da Autostrade allo Stato, fa un po' a pugni con una serie di lettere che il capo manutenzioni di Aspi, Michele Donferri Mitelli, scrisse tra la fine di febbraio e il giugno scorsi sia al Provveditorato alle opere pubbliche della Liguria, sia alla Divisione vigilanza sulle concessioni autostradali al ministero delle Infrastrutture a Roma.

il crollo del ponte morandi a genova

 

Il via libera pubblico tardava ad arrivare, e Donferri insisteva con varie perifrasi. In un solo caso definendo la ristrutturazione legata «al necessario incremento della sicurezza», negli altri certificando la preoccupazione per le conseguenze sul traffico, «tenuto conto dell' avvio dei procedimenti per le opere relative alla Gronda (bretella alternativa al Morandi, ndr), con lo scenario di ulteriori e molteplici attività in un ambiente urbano, già di complicata connotazione viabilistica».

luciano giuliana gilberto benetton

 

Non va trascurato un altro dettaglio. Nei giorni scorsi Salvatore Buonaccorso, uno degli ingegneri del Provveditorato genovese che diede parere positivo all' intervento su piloni e tiranti pur in presenza di qualche informazione allarmante, ha ribadito come in casi del genere le diramazioni regionali del ministero non abbiano adeguate competenze, e ai suoi occhi bisognerebbe coinvolgere proprio il Consiglio superiore dei lavori pubblici, titolato a "interferire" in modo più drastico (sarebbe stato possibile includere il Csp con ogni probabilità se l' importo per i lavori fosse rimasto di 26 milioni, poiché l' ente deve muoversi dai 25 in su).

 

il crollo del ponte morandi a genova

E il verbale di Buonaccorso è uno degli elementi più importanti dal quale ripartiranno i pm per circoscrivere i motivi - procedurali od opportunistici - che inibirono lo stop alla circolazione sul Morandi.

 

il crollo del ponte morandi a genova

Nel frattempo è stato sgomberato un altro palazzo vicino ai monconi rimasti in piedi e la polizia ha chiuso gli accertamenti sull' assenza di video di Autostrade che riprendano l' istante del crollo: è vero che una telecamera ha subito un black-out e l' altra puntava altrove, ma si è trattato di difetti di alimentazione e non di «manomissioni». Ieri infine la società ha formalmente depositato al Mit le repliche alle contestazioni del governo, con le quali dettaglia in primis la manutenzione ordinaria e straordinaria eseguita sul ponte (500 giorni-cantiere fra 2017 e 2018 e 9 milioni spesi dal 2015), il cui cedimento è tuttora ritenuto dal gruppo imprevedibile.

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