
DAGOREPORT – COME MAI LA GRAN BRETAGNA, PAESE STORICAMENTE GEMELLATO CON GLI STATI UNITI, SI E'…
Ugo Magri per "la Stampa"
La «sorpresa» bolliva in pentola da giorni. E siccome il Cavaliere non sa tenersi nulla (o fa circolare le sue intenzioni apposta per misurarne l'effetto), l'annuncio di ieri da Vespa era quasi un segreto di Pulcinella. Tre sere fa Maroni, con il sorrisetto di chi la sa lunga, aveva buttato lì: «Ho fatto un sogno dove alla fine Berlusconi non si candida più...». Briatore, il quale spesso ospita Silvio nel suo resort di Malindi, aveva avvertito personaggi autorevoli della politica e dell'impresa che sul ritorno in campo dell'amico non avrebbe messo la mano sul fuoco, «all'ultimo momento potrebbe lanciare al suo posto qualcun altro».
Ancora martedì, confidandosi a sera, Berlusconi confermava la propria intenzione di battersi per Palazzo Chigi, ma con un «caveat» grosso quanto una casa, «tranne nel caso in cui non scenda in campo Monti, la qual cosa richiederebbe da parte mia un supplemento di riflessione». La voce circolava a velocità della luce, tanto da essere registrata nelle principali sedi diplomatiche a Roma, con pronti dispacci indirizzati alle rispettive cancellerie...
La sostanza è che Berlusconi teme il Prof, sta tentando con ogni mezzo di esorcizzarlo. Monti vuole candidarsi? Ottimo, gli manda a dire prima in privato e poi pubblicamente, purché ci si metta d'accordo, e in cambio dei suoi voti il Cavaliere possa accomodarsi nella futura cabina di regia. Il premier non è disposto a fargli posto? Allora meglio che si tenga fuori della mischia, è il messaggio chiarissimo di Berlusconi, se non vuole essere bombardato come un affamatore del popolo.
L'una e l'altra opzione a Silvio starebbero benissimo. L'importante, spiegano dalle parti di Arcore, è scongiurare la terza possibilità ogni giorno più concreta: che il presidente del Consiglio alla fine si metta alla guida di uno schieramento moderato. Con Montezemolo, Casini e Fini. In competizione con la sinistra, ma senza nulla a che fare con Berlusconi, anzi in concorrenza con lui. Per Silvio sarebbe «game over».
I sondaggi gli concedono qualche vaga chance di rimonta. Lui privatamente spera di arrivare al 27-30 per cento (in pubblico spara il 40). Ma la premessa è, appunto, che Monti se ne stia alla larga, oppure che accetti di spartire il bottino elettorale (cosa altamente improbabile). In caso contrario, Berlusconi rischia di vedersi risucchiare da Monti mezzo elettorato e anche mezzo partito.
Domenica, al Teatro Olimpico di Roma, è convocata una manifestazione che suona come segnale di rivolta filo-montiana nel Pdl. Parteciperanno il segretario Alfano e molti big quali Alemanno e Sacconi, Quagliariello e Augello, Angelilli e Frattini, la Saltamartini più l'intero schieramento ciellino (da Formigoni a Lupi a Mauro).
Il grido di battaglia sarà : restare in Europa e nel Ppe. Se non farà retromarcia su tutti i fronti, Berlusconi rischierà di ritrovarsi da solo con un manipolo di ultras. Ecco perché ha ricominciato con i messaggi, le minacce, gli attacchi in tutte le direzioni (a Napolitano ha cointestato addirittura di non avergli firmato i decreti legge, nonostante agli atti ve ne siano 80). Torna in voga la chiacchiera di un ticket con Alfano. Sarebbe pronto a cedere la candidatura ad Angelino casomai buttasse veramente male. Conta di portarselo d'ora in avanti in televisione, sebbene il dubbio è che Alfano accetti: farsi vedere insieme al Cavaliere, magari, non gli conviene...
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