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MALTA TENSIONE - LA VALLETTA CHIUDE I PORTI ALLE ONG ANCHE PER CIBO E RIFORNIMENTI - LA PRIMA A SUBIRNE LE CONSEGUENZE È "PROACTIVA OPEN ARMS" - SALVINI VUOLE COINVOLGERE ANCHE LA TUNISIA MA ANCHE I TRAFFICANTI SI ORGANIZZANO E POTREBBERO SFIDARE IL BLOCCO MANDANDO I MIGRANTI…

Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera

 

lifeline

L' obiettivo ormai è chiaro: liberare il Mediterraneo dalle navi delle organizzazioni non governative. E così, dopo aver impedito loro l' accesso ai porti italiani, si passa alla fase successiva. Questa volta è Malta a chiudere. Dopo aver sempre consentito l' ingresso alle imbarcazioni delle associazioni straniere per fare rifornimento di viveri e carburante, le autorità de La Valletta decidono di impedire l' attracco anche per questi adempimenti.

 

joseph muscat

La prima a subirne le conseguenze è Proactiva Open Arms che in un tweet annuncia: «Italia e Malta negano l' accesso alle loro acque territoriali alla nostra nave Open Arms, un battello umanitario che ha salvato oltre cinquemila vite in un anno sotto il coordinamento della Guardia costiera, che è stato dissequestrato dalla giustizia italiana ed il cui equipaggio è europeo, come la bandiera» della stessa nave.

PROACTIVA OPEN ARMS

 

Dopo i momenti di grave frizione seguiti all' insediamento di Matteo Salvini al Viminale, l' accordo è dunque raggiunto. Appena due settimane fa - subito dopo la scelta del governo italiano di impedire alla nave Aquarius di approdare in Sicilia - lo scambio di accuse tra lo stesso Salvini e i ministri maltesi era stato durissimo. E uno degli argomenti utilizzati dal titolare dell' Interno era proprio quello di «fare affari con le Ong concedendo l' uso dei porti e delle piattaforme per far decollare gli elicotteri, ma impedendo poi di attraccare dopo aver caricato a bordo i migranti».

 

LIFELINE

Adesso invece, dopo la decisione de La Valletta di fare entrare la Lifeline e di metterla sotto sequestro - come sollecitato da Roma - dopo aver sbarcato gli stranieri, tutto è evidentemente cambiato. I due Stati procedono seguendo una strategia comune per non concedere né il carburante né la cambusa, e potrebbe coinvolgere entro breve anche gli altri Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, prima fra tutti la Tunisia.

 

salvini sull aereo militare verso la libia

Dopo il viaggio lampo in Libia - che al momento si è concluso con un nulla di fatto rispetto alla possibilità di fermare le partenze dei migranti allestendo campi di accoglienza - Salvini ha manifestato l' intenzione di andare anche a Tunisi. La diplomazia è al lavoro per ottenere il via libera, visto che i rapporti si sono raffreddati quando il titolare del Viminale ha attaccato il governo locale accusandolo di «mandare galeotti nel nostro Paese» e ha così provocato la convocazione formale dell' ambasciatore.

 

Alla Farnesina assicurano che non ci saranno problemi ad organizzare la missione. E uno degli obiettivi è certamente quello di impedire che Tunisi apra i porti agevolando l' attività delle Ong. Le stime del Viminale, elaborate sulla base dei dati forniti dall' Unhcr e dall' Oim, calcolano che l' inattività delle organizzazioni non governative porterà a una riduzione degli sbarchi di almeno il 35 per cento.

 

nave diciotti migranti 2

Il resto dovrebbero farlo i pattugliamenti della Guardia costiera libica alla quale saranno donate entro qualche settimane altre 20 motovedette. A questo punto sarà però necessario individuare altre forme di cooperazione, nella consapevolezza che i trafficanti non fermeranno le partenze dalla Libia e più in generale dalle coste africane.

 

Ma anzi potrebbero decidere di sfidare il blocco caricando i migranti su imbarcazioni di fortuna e mandandoli così a morire, proprio come è già accaduto in passato. Certamente non potranno bastare i corridoi umanitari che al momento hanno consentito di trasferire dall' Africa all' Italia appena 500 persone.

MIGRANTI

 

Anche perché sarebbero gli stessi libici, qualora non fossero soddisfatte le loro richieste di ottenere finanziamenti, vetture, elicotteri, a sospendere il controllo del territorio consentendo alle organizzazioni criminali di continuare a gestire il traffico di essere umani.