MAMMA, LI TURCHI! (SI PRENDONO IL MEDIO ORIENTE) - NEI PAESI DELLA PRIMAVERA ARABA, IL PREMIER TURCO ERDOGAN, ACCOLTO COME “UOMO DELLA PROVVIDENZA”, PRENDE IL POSTO DELL’EGITTO - GIOCANDO TRE OTTIME CARTE: SOSTEGNO ALLE RIVOLTE, AIUTO ALLA CAUSA PALESTINESE, TONI DURI CON ISRAELE (SILENZIO SUI MASSACRI IN SIRIA) - ANKARA VUOLE ANCHE DIFENDERE I SUOI INVESTIMENTI IN LIBIA E INCASSARE COMMESSE PER LA RICOSTRUZIONE…

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

1 - GLI EGIZIANI SALUTANO IL TURCO ERDOGAN «NUOVO EROE ARABO»
IL PREMIER AL CAIRO: «PUNIREMO ISRAELE»
Francesco Battistini per il "Corriere della Sera"

«Erdogan eroe!». Le gigantografie che lo salutano dal caos delle tangenziali. I tremila Fratelli musulmani che l'osannano quando atterra. Gli studenti che l'acclamano in università. «Il Gran Visir della Repubblica Ottomana», così ironizzano ad Ankara i giornali dell'opposizione, atterra festoso come una rondine nella primavera araba. Con l'accoglienza che si riserva a un uomo della provvidenza, e un po' della previdenza: sei ministri e 170 imprenditori al seguito, accordi commerciali raddoppiati a 5 miliardi l'anno, la promessa che «far nascere il nuovo Egitto comporterà qualche complicazione, ma siamo sicuri che insieme le supereremo».

Insieme: Recep Tayyip Erdogan non delude il Medio Oriente che lo incorona nuovo eroe arabo, lui che arabo non è (sondaggio Pew Research Center: piace al 78% degli egiziani, al 72% dei giordani, al 64% dei libanesi, lo detesta il 95% degl'israeliani), e viene a dire quel che gli arabi vogliono sentire: viva le rivolte 2011, viva lo Stato palestinese che fra una settimana verrà votato all'Onu, abbasso Israele che «si comporta come un bambino viziato».

Il tour del Gran Visir è un rosario di gesti simbolici. Una cravatta verde islamico all'arrivo, lo stesso podio che l'Obama appena eletto usò per pacificarsi con l'Islam, piazza Tahrir («la Storia s'è scritta qui»), la più grande università sunnita del mondo, la Lega araba... Molta retorica. E molti messaggi. All'ex amico siriano, Assad: «Le rivendicazioni non possono essere represse nel sangue». All'assemblea Onu: «La Palestina non è un'opzione, ma un obbligo, e prima della fine del mese la vedremo con uno status diverso».

A Israele, del quale ha appena espulso l'ambasciatore: «Un ostacolo alla pace, la politica aggressiva del suo governo minaccia l'avvenire degli stessi israeliani». A chi blocca Gaza: «Un bambino che piange nella Striscia spezza il cuore d'ogni mamma ad Ankara». Casomai non fosse chiaro, il premier turco si fa anticipare da un'incendiaria intervista a un giornale egiziano, Al Shorouk, minacciando addirittura una guerra navale: «Israele ha violato tutte le leggi, si comporta nel Mediterraneo come se fosse un lago di sua proprietà», e se si tratta di proteggere le navi turche «la nostra Marina è preparata a gestire tutte le eventualità, comprese le peggiori».

Propaganda o altro? In Israele sono preoccupati: i giornali già confrontano la potenza delle flotte e scoprono che quella turca è molto più grande. La giunta egiziana non dà troppo risalto alle parole anti-israeliane. «La Turchia vuole giocare un ruolo regionale che fino a poco tempo fa era dell'Egitto», dice un politologo cairota, Adel Soliman, e questo alla lunga potrebbe infastidire: «Erdogan andrà anche a Tripoli e a Tunisi, ma nessuno dimentica che è stato fra gli ultimi a mollare Gheddafi e Ben Ali. E che, soprattutto, gli preme salvare 15 miliardi d'investimenti turchi in Libia».

«Non darei troppa importanza a chi vede un desiderio egemonico - dice al Corriere Boutros Boutros-Ghali, l'egiziano che fu segretario generale dell'Onu -. È una visita che rinforza la solidarietà nel Mediterraneo. Non vi leggo nemmeno un atto ostile a Israele. Egitto e Turchia hanno interesse a mantenere la pace con gl'israeliani. Solo che vogliono riposizionarsi, ora che il Mediterraneo è cambiato. Questo è legittimo. Quante oscillazioni ho visto, da Camp David in poi... Ma un conto sono le parole, un altro i fatti. E i fatti ci dicono che quegli accordi di pace, lo sa anche Erdogan, alla fine non sono mai stati violati».


2 - VIAGGIO AD ALTA STRATEGIA- ERDOGAN IL TURCO SI OFFRE ALLA PIAZZA COME LEADER ARABO
Da "il Foglio"

Quasi schiacciato dalla pressione della folla, circondato da guardie del corpo che un po' respingono e un po' lasciano che il primo ministro turco avverta fisicamente il calore degli egiziani, Recep Tayyip Erdogan ha ricevuto un'accoglienza trionfale quando ieri a mezzanotte è arrivato al Cairo. Dietro, ancor più schiacciato perché è un piccoletto, c'era anche il suo topigno ministro degli Esteri, Ahmet Davutoglu, considerato dagli analisti una mente strategica del nuovo medio oriente.

Non bastassero i cartelloni sei metri per tre che nel centro della capitale incombono dall'ultimo piano dei palazzi e ritraggono il premier straniero in camicia e disinvolto su uno sfondo di bandiere turche ed egiziane, il canto della folla è chiaro: "Erdogan e gli egiziani, una sola mano", ovvero lo slogan che celebra la benevolenza assoluta del popolo e la completa identità di vedute. Ci fu un momento, durante gli scontri di febbraio, quando anche l'esercito egiziano che rifiutava di intervenire contro i manifestanti e di sparare nelle strade per difendere Hosni Mubarak fu graziato con lo stesso canto, "L'esercito e gli egiziani, una sola mano" (ma la luna di miele in piazza è ormai finita).

Quale sia questa identità di vedute è stato detto esplicitamente da Erdogan poche ore dopo nel suo discorso alla Lega araba, nella sala grande le cui vetrate affacciano sulla piazza della Rivoluzione. Ankara e il Cairo scoprono assieme di avere un avversario comune, Israele, contro cui bisogna fare un fronte unico. "Il caso della nave Mavi Marmara e quello dei sei soldati egiziani uccisi sono la stessa cosa", dice il premier turco insistendo su questa linea dell'unione contro Gerusalemme (senza però specificare che di questo nuovo fronte si sente il leader, come se lasciasse al futuro la semplicità della dimostrazione).

Erdogan si riferisce al blitz della marina israeliana per fermare una nave decisa a forzare il blocco navale sulla Striscia di Gaza - il blitz costò la vita a nove attivisti turchi nel 2010, ma l'Onu ha appena dichiarato il blocco perfettamente legittimo con un rapporto favorevole a Israele che ha fatto ulteriormente infuriare la Turchia - e a uno scontro di frontiera del mese scorso durante il quale furono uccisi sei soldati egiziani - erano le ore appena successive all'attacco dei terroristi all'autostrada 12 che porta a Eilat, i sei furono investiti per errore dalla reazione militare israeliana.

"Chi si considera al di sopra della legge e commette atti di terrore deve pagare", ha detto Erdogan, insistendo con questa sua nuova strategia che vuole isolare Israele, nel momento in cui alle Nazioni Unite sta per iniziare il processo che porterà a riconoscere - seppure per via simbolica e indiretta - uno stato palestinese con il voto del- l'Assemblea generale.

Nella retorica di Erdogan c'è anche un mistero. Era stata annunciata una presa di posizione definitiva sulla Siria, che reprime con feroci offensive militari le proteste disarmate dei cittadini (e i rifugiati premono sul confine con la Turchia). E invece il premier di Ankara non ha detto nulla, come se il discorso fosse stato cambiato all'ultimo momento. L'effetto finale è stato piuttosto goffo: male gli israeliani per i fatti del 2010, silenzio sul vicino siriano.

Il premier di Ankara, prima di volare al Cairo, è andato alla televisione di casa a dire di volere un Egitto "secolare", somigliante al modello turco - un modello che affascina le masse arabe dalla Mauritania allo Yemen, forse per la prosperità economica di cui gode la Turchia. Nei prossimi giorni Erdogan volerà in Tunisia e a Bengasi in Libia, paesi alle prese con il post rivoluzione, dove è probabile che batterà ancora sul tema - la nascita "necessaria dello stato palestinese" a settembre - che sta rendendo questo tour diplomatico un trionfo personale tra gli arabi.

 

ERDOGAN ACCOLTO DALLA FOLLA FESTANTE AL CAIROSARKOZY E IL LEADER SIRIANO ASSADerdogan ACCOLTO AL cairoPROTESTE IN SIRIA PROTESTE IN SIRIA HILLARY CLINTONBOUTROS BOUTROS ghaliMAVI MARMARA