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E cinque! Complimenti alla sora Boldrini! Oggi, all’una e mezza, mentre tutti, a Montecitorio, stavano in fila alla mensa coi vassoi o si erano distratti pensando già al menù delle feste, qualcuno s’è accaparrato un bocconcino da re. Trattasi di Costantino Rizzuto, il responsabile del servizio prerogative e immunità, che proprio a quell’ora, grazie ai buoni uffici della Boldrinova, è stato elevato alla carica di vicesegretario generale della Camera. Il quinto, per l’appunto. E alzi la mano chi ne sentiva la necessità.
ugo zampetti con laura boldrini
Se per caso aveste un solo, piccolissimo dubbio, fareste bene a ripassare quanto dago-anticipato ormai secoli fa sulla prossima infornata di vice-segretari. E, ancora meglio, a cercare la mente diabolica che, come sospettano i maligni – e si sa quel che diceva Andreotti: a pensar male si fa peccato, ma quasi sempre ci si indovina - avrebbe armato in questo frangente la mano di madonna Boldrini: ossia il mefistofelico ex segretario generale della Camera, Ugo Zampetti, attuale segretario generale del Quirinale con Mattarella.
Non si muove foglia, a Montecitorio, che il sor Ugo non voglia. E questo è stranoto. Secondo la leggenda, avrebbe già commissariato la Boldrini affidandole come badante, cioè come capo della segreteria, il suo fido Fabrizio Castaldi. Sempre lui avrebbe imposto, come suo successore alla segreteria generale della Camera, la fedelissima Lucia Pagano. Ora sarebbe riuscito a piazzare come quinto vice segretario generale un altro fidatissimo, Costantino Rizzuto.
Un’operazione da maestro, compiuta in un amen alla vigilia di Natale, subito dopo pranzo, con un blitz che ha messo spalle al muro la ministra Boschi e il sottosegretario Lotti. Diciamocelo spassionatamente: tutti i funzionari filo-governativi della Camera ne escono schiacciati. Geniale.
L'operazione porta, in apparenza, la firma di due donne: la presidente Laura Boldrini (che ormai si fida solo, per l’appunto, dello scudiero Fabrizio Castaldi) e la vice presidente delegata al personale, Marina Sereni, che è sempre più fredda contro Renzi e sempre più saldata a Dario Franceschini, il quale a sua volta è un amico storico di Ugo Zampetti.
E che c’azzecca, direte? Un sacco e una sporta. Perché nelle puntate precedenti della House of Cards alla matriciana che ora ci tocca sciropparci, Franceschini voleva disperatamente per sé la poltrona di Montecitorio. La Boldrini lo ha fregato in corsa, ma il celebrato autore della storica proposta di legge sulla tutela della salama da sugo non ha abbandonato le speranze di posarci le chiappe alle prossime elezioni.
dario franceschini e michela di biase
Perciò si muove astutamente per tempo, preparandosi il terreno; e che gliene frega se dovesse al momento buono scontrarsi pure con la Boschi, che fino a poco fa era in prima fila a succedere alla Boldrini? Oggi, si sa, Maria Etruria ha ben altre rogne (bancarie) su cui concentrarsi. E il buon Dario, zac!, vai che si insinua.
Il suo caro amico Zampetti, dicono, ha già cominciato a dare le carte. E per quando Franceschini sarà presidente della Camera, i maligni già prevedono che a contendersi il posto della Pagano saranno proprio il neopromosso Rizzuto e il factotum boldrinesco Castaldi.
DARIO FRANCESCHINI LAURA BOLDRINI
Tutti e due protetti di Ugo. E tutti e due figli di altrettanti papà, alti papaveri del Parlamento: il funzionario Castaldi, tanto per dire, è figlio di un altro funzionario Castaldi, braccio destro e sinistro di Donato Marra, ex segretario generale del Quirinale, e prima di ciò segretario a Montecitorio. Il nome Castaldi, insomma, evoca tutta una filiera militante: pci, pds, ds, pd che guarda a sinistra. Alla faccia del merito e della trasparenza.
Riassumiamo? I giochi per il controllo della grande macchina di Montecitorio sono partiti. E per questa nuova mano si è aspettato il momento giusto: Natale, giubileo, terrorismo, scandalo banche, regia quirinalizia, ministra Boschi in affanno e dunque costretta a subire, Renzi e il suo Lotti distratti dalla Merkel, dai sondaggi e dalle nomine di polizia…
marina sereni napolitano mattarella gasparri
Risultato: ad un Parlamento che dopo la riforma Boschi si sarebbe dovuto restringere, hanno fatto fare la cura all'ingrasso con ben cinque vice segretari generali, in perfetto stile prima Repubblica. E avendo portati tutti i dirigenti verso l'alto, i maligni prevedono già un altro nuovo concorso per nuovo funzionari. L'appetito, si sa, vien mangiando. E Renzi, alias il rottamatore, se ne farà una ragione.
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