
DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI…
Carmelo Lopapa per “la Repubblica”
«Renzi è per la prima volta in seria difficoltà, cerchiamo di marciare uniti» esordisce Silvio Berlusconi rivolto ai suoi due commensali invitati a cena nel salotto già addobbato a festa di Villa San Martino.
Ma Matteo Salvini e Giorgia Meloni non si fanno tanto addolcire dal clima di festa: «Allora dì ai tuoi di sostenere e votare con noi la mozione di sfiducia alla Boschi, tanto per cominciare», ribatte secco il leader della Lega.
Le polemiche interne a Forza Italia, la resistenza dei senatori guidati da Paolo Romani rispetto dell’attacco frontale alla ministra renziana (sostenuto invece da Brunetta), sono troppo calde per non finire come prima portata della cena-vertice. Troppo calda è anche la disfatta della Le Pen al secondo turno francese, perché il padrone di casa non ne faccia cenno:
«Avete visto? Le fughe in avanti non pagano, caro Matteo, non è con gli estremismi che vinciamo, in Italia ce la faremo con una salda guida moderata, magari un civico, una figura esterna alla politica».
A conti fatti è l’unica svolta che matura a tavola in serata. Il centrodestra potrebbe virare - un po’ per disperazione, un po’ per forzata convinzione - proprio sui “civici” in tutte le grandi città alle prossime amministrative. Anche perché al momento non c’è l’ombra di un candidato ufficiale per il centrodestra.
A Milano cade nel vuoto anche l’ultimo tentativo esperito da Berlusconi in persona col “suo” giornalista Paolo Del Debbio. «Non se ne parla» ha chiuso per l’ennesima (e ultima) volta il conduttore di “Quinta colonna”. Per ora restano fermi su un altro giornalista, Alessandro Sallusti.
A Torino il “civico” sarebbe il notaio in quota Lega Alberto Morano.
E di fronte al muro che la Meloni continua a opporre a una sua candidatura a Roma, il leader di Forza Italia è tornato a proporre l’imprenditore Alfio Marchini. E imprenditore è anche il forzista Gianni Lettieri in pole a Napoli.
Nella visione di Berlusconi «non c’è altra via che quella» degli esterni. Primo passo che potrebbe aprire le porte a un sostegno a Diego Della Valle in chiave “anti-Renzi”. Berlusconi se ne sta convincendo. Salvini meno. Il braccio di ferro è già partito.
Quel che certo è che Fi va verso lo smantellamento. L’amministratrice Mariarosaria Rossi in una lettera accorata rivolta ai dipendenti («Con profondo rammarico comunico di essere stata costretta a dare avvio alla procedura di licenziamento collettivo ») dà il benservito agli ultimi 37 dipendenti rimasti in servizio, in cassa integrazione, sugli 81 originari. L’ormai vuota e costosa sede nel “salotto” di San Lorenzo in Lucina verrà abbandonata entro il 31 gennaio.
Già pronto un ufficetto di poche stanze dalle parti di Via Nazionale. «Ci hanno detto che forse 12-15 di noi saranno salvati, ma ormai non crediamo più a niente - racconta uno dei licenziati - Decideremo se presentarci con mogli e figli davanti casa di Berlusconi a Palazzo Grazioli, per chiedergli perché». Tramonta così il mito dell’imprenditore che non avrebbe «mai licenziato» un solo dipendente.
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