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LA MARCIA SU PALERMO DI GIORGIA MELONI – LA DECISIONE DI COMMISSARIARE FRATELLI D’ITALIA IN SICILIA È UNA PROVA DI FORZA DELLA DUCETTA E DELLA SORELLA ARIANNA (SEGRETARIA “DE FACTO” DEL PARTITO) – DA TEMPO L’ALA CATANESE E QUELLA PALERMITANA SI SCAMBIAVANO DISPETTI: LA PROVA SI È AVUTA A INIZIO OTTOBRE CON IL FLOP DELLA KERMESSE DI BRUCOLI, ORGANIZZATA DA MANLIO MESSINA – POI È ARRIVATO LO SCANDALO DEI CONTRIBUTI CHE HA TRAVOLTO IL CONSIGLIERE REGIONALE CARLO AUTERI E LE ACCUSE DI FINANZIAMENTI ALLEGRI PER LUCA CANNATA….
Estratto dell’articolo di Miriam Di Peri per www.repubblica.it
Sono rimasti come d’autunno. Uno a uno, da ottobre a oggi, come foglie sono caduti i dirigenti meloniani. In una guerra tanto sottesa quanto spietata che ha portato Giorgia Meloni a commissariare il partito in Sicilia, inviando il suo luogotenente Luca Sbardella.
Era rimasta l’unica regione in Italia a mantenere due coordinamenti divisi, tra la parte orientale e quella occidentale dell’Isola. L’ala catanese che mostra i muscoli ed esprime due ministri, Nello Musumeci e Adolfo Urso, nonché il presidente del Senato, Ignazio La Russa.
E quella palermitana a cui Meloni resta indissolubilmente legata. È a Palermo, attorno a quella via D’Amelio scenario dell’orrore nella strage del ‘92, che una giovane Giorgia Meloni ha iniziato il suo percorso politico.
Al fianco di quegli ex ragazzi oggi quarantenni con cui ha organizzato le prime fiaccolate per chiedere giustizia per Paolo Borsellino. L’unificazione delle due anime […] avrebbe dovuto rispettare entrambe le espressioni del partito nell’Isola, senza […] prove muscolari. Messaggio chiaro, quello di via della Scrofa. Evidentemente non recepito […]
Che tra i Fratelli di Sicilia non tirasse una bella aria era noto da tempo. L’immagine plastica è la sala mezza vuota della kermesse organizzata a inizio ottobre a Brucoli, nel villaggio epicentro della narrazione meloniana in Sicilia, dall’ormai ex vicecapogruppo alla Camera, Manlio Messina.
Certo, c’era il presidente del Senato Ignazio La Russa, da Roma è accorso il ministro per la Protezione civile (ed ex presidente della Regione) Nello Musumeci. Ma quella legittimazione che avrebbe potuto fare da volano al riconoscimento della leadership regionale a Messina, alla fine non è arrivata.
Tra gli assenti illustri, anche il governatore Renato Schifani […] Così come larga parte dello stato maggiore del partito in Sicilia. Quella kermesse ha segnato l’inizio del gelo che adesso ha portato Messina alle dimissioni dalla vicepresidenza della pattuglia meloniana alla Camera.
Di mezzo, lo scandalo che ha travolto il consigliere regionale Carlo Auteri: tra gli emendamenti diretti a enti o associazioni, nella finanziaria regionale facevano capolino anche i contributi all’arcipelago di strutture dell’imprenditore dello spettacolo col pallino della politica, approdato fino al consiglio regionale.
Tra le associazioni al centro della bufera, che hanno beneficiato di contributi per centinaia di migliaia di euro, anche una presieduta fino a qualche giorno prima dello scandalo dalla madre del consigliere regionale. Una vicenda su cui si è accesa la lente della Corte dei conti e che ha innescato la roulette russa dei sospetti di dossieraggio tra i Fratelli di Sicilia.
Lo scorso febbraio a finire nell’occhio del ciclone è stato il vicepresidente della commissione Bilancio alla Camera, Luca Cannata. In predicato di diventare il nuovo coordinatore regionale, il deputato è accusato da alcuni suoi ex assessori di avere chiesto somme di denaro in contanti per la gestione del partito in provincia di Siracusa.
Gli amministratori locali fanno i conti: sommando le quote versate - da 200 a 550 euro al mese - nel corso della sindacatura targata Cannata sarebbero stati raccolti 150 mila euro.
Il vicepresidente della commissione Bilancio conferma di aver ricevuto il denaro per sostenere l’attività di segreteria e parla apertamente di «fuoco amico». Dentro il partito ormai è scontro a tutti i livelli, con accuse reciproche recapitate in via della Scrofa. Dove l’insofferenza per il caso Sicilia è ormai tangibile.
Fino alla nomina di Sbardella. L’ultimo schiaffo per Messina, che rassegna le dimissioni da vice capogruppo. Parla di «situazione articolata» e chiama in causa l’intero gruppo dirigente: «Tutti responsabili, me compreso». Dunque il passo indietro, «un segnale nella speranza che si possa trovare unità di intenti». La primavera, intanto, per i Fratelli di Sicilia tarda davvero ad arrivare.
caterina funel con luca sbardella atreju 2024
CARLO AUTERI
luca cannata intervista fmitalia
caterina funel con luca sbardella ad atreju 2024
MANLIO MESSINA
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