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1.LA PROCURA DI ROMA: BUZZI NON E’ CREDIBILE
Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”
SALVATORE BUZZI FRANCO PANZIRONI
La posizione della Procura di Roma è netta: le dichiarazioni di Salvatore Buzzi sono «scarsamente credibili». La «collaborazione» dell’uomo delle cooperative accusato di associazione mafiosa con l’ex estremista dei Nar Massimo Carminati «non ha una plausibilità logica» in cinque punti, che sono poi quelli cardine per l’inchiesta.
La contestazione dei pubblici ministeri arriva il 23 luglio scorso, al termine dell’ultimo dei cinque interrogatori nel corso dei quali lo stesso Buzzi ha ammesso numerosi episodi di corruzione, anche inediti.
Ma non è questo che i magistrati si aspettavano per poter valutare la possibilità di concedere i benefici previsti per chi fornisce un contributo alle indagini. E soprattutto per considerare le sue parole «attendibili» e non frutto di una semplice strategia al ribasso che mira a patteggiare sul versamento dei soldi e far cadere i reati di mafia.
Si faranno nuovi accertamenti sui rapporti con i politici e la destinazione di alcuni versamenti. Ma rimane deluso chi si aspettava una svolta rispetto al quadro già delineato.
SALVATORE BUZZI - GIULIANO POLETTI
I soldi all’assessore
Il verbale comincia con l’elenco dei pagamenti ai politici e su questo Buzzi appare prodigo di dettagli.
Pm : «Lei ieri ha riferito che la nuova amministrazione comunale le aveva posto a carico i costi di 4/5 assessori, 18 consiglieri comunali e 4/5 presidenti di municipi».
Buzzi : «Il primo degli assessori con cui ho avuto rapporti di tal natura è Maurizio Pucci, al tempo della campagna elettorale del 2006, quando gli erogammo finanziamenti e gli mettemmo a disposizione un’autovettura che lui non voleva più restituire. Per il periodo dell’ultima consiliatura però non sono intervenute erogazioni nei suoi confronti».
Il riferimento è all’attuale responsabile dei Lavori pubblici della giunta guidata da Ignazio Marino. Nell’elenco degli altri percettori Buzzi conferma «la promessa a Coratti e D’Ausilio della somma di 100 mila euro accettata e non mantenuta per gli arresti; la promessa accettata di 15 mila euro a Giansanti e Ferrari e a quest’ultimo un compenso tra il 5 e il 10 per cento su 400 mila euro per lo stanziamento in bilancio a lui e Onorato della “lista Marchini” anche se con Onorato non ho mai parlato; assunzioni e utilità per altri politici».
Stipendi ai capi rom
Un altro episodio riguarda «il campo nomadi di Castel Romano». Dichiara Buzzi: «La vicenda nasce nel 2005, sotto l’amministrazione Veltroni e viene gestita da Luca Odevaine. Occorreva spostare il campo nomadi ma i rappresentanti delle tribù nomadi — tale Meo e Carlo Kammis — non volevano, in ragione del fatto che dove si trovavano erano più prossimi ai luoghi dove volevano stare. Il Comune, attraverso Odevaine, chiude un accordo con costoro, in forza del quale si sarebbero trasferiti, con il pagamento di 15 mila euro al mese per lavori inesistenti. I pagamenti venivano fatti dalle nostre cooperative che subappaltavano lavori fittizi. La nuova amministrazione comunale affidò tali lavori direttamente senza passare da noi».
Alemanno e Carminati
I magistrati chiedono dei rapporti con Alemanno e Carminati. Buzzi minimizza e alla fine dell’interrogatorio il procuratore aggiunto Michele Prestipino e il sostituto Paolo Ielo — titolari dell’inchiesta con i colleghi Giuseppe Cascini e Luca Tescaroli — formalizzano la contestazione di «scarsa credibilità delle dichiarazioni su 5 punti».
Il primo riguarda l’ex sindaco «perché non è plausibile — tenuto conto dei rapporti tra i due, delle erogazioni di utilità economiche verso Alemanno attraverso la sua fondazione, degli interventi di Alemanno a favore del gruppo di Buzzi, della eterogeneità tra la loro estrazione politica — che non vi fosse tra i due una esplicitazione dell’accordo corruttivo, tanto più che in alcune conversazioni lo stesso Buzzi allude alla sua capacità corruttiva verso Alemanno».
gianni alemanno valeria licastro
Il secondo si riferisce ai rapporti con Carminati e «contrasta con il contenuto delle conversazioni captate che delineano un intervento di quest’ultimo a spettro ampio a favore di Buzzi, soprattutto in un settore, come quello di Ama». Bugie anche su Riccardo Mancini sia per aver «negato le minacce affinché non facesse rivelazioni sull’inchiesta, che invece emergono palesemente nelle conversazioni intercettate, sia riguardo al ruolo di questi nell’ente Eur». Infine l’aver negato «rapporti con le realtà criminali calabresi», che invece sono documentati.
Non arretra l’avvocato Alessandro Diddi: «I magistrati tornano sui loro cavalli di battaglia che sono Alemanno e Carminati, unico elemento che consente all’accusa di sostenere la mafiosità. Se dopo quattro interrogatori in cui si è assunto anche responsabilità di cui non si sapeva, Buzzi non ha detto cose contro Alemanno — nonostante il grande interesse della procura — è segno che dice la verità» .
2. MARINO SOTTO TUTELA
F. Sar. per il “Corriere della Sera”
SALVATORE BUZZI - LUCIANO CASAMONICA - GIANNI ALEMANNO
La dichiarazione del presidente del Consiglio Matteo Renzi al termine della riunione di governo, certifica quanto era già emerso ieri: la relazione del titolare del Viminale Angelino Alfano sul Campidoglio «sarà discussa durante la riunione del 27 agosto». Passa dunque la linea di Palazzo Chigi che due giorni fa, nonostante il ministro avesse terminato il lavoro, aveva deciso lo slittamento «per approfondimenti». Una posizione che Alfano non ha gradito e infatti ieri mattina ha tenuto a precisarlo: «Io sono tecnicamente pronto, la decisione su come procedere spetta però al Consiglio dei ministri».
Il nodo da sciogliere rimane il giudizio finale sul sindaco Ignazio Marino. Il titolare del Viminale non propone infatti lo scioglimento del Comune per mafia, però esprime critiche molto dure sull’operato del primo cittadino evidenziando il fatto che non abbia preso provvedimenti adeguati rispetto a quanto stava accadendo.
Un giudizio che ricalca quello del procuratore di Roma Giuseppe Pignatone nell’allegato al dossier preparato dal prefetto Franco Gabrielli, quando ha evidenziato come i tentativi di sottrarsi alle pressioni dell’organizzazione guidata da Salvatore Buzzi e Massimo Carminati siano stati «pochi e di scarsa efficacia».
Per questo Alfano offre al Consiglio una doppia opzione. Quella più morbida prevede lo scioglimento del Comune di Ostia e la rimozione di numerosi funzionari di primo livello lasciando però completamente fuori Marino. Quella più dura porta invece a una sorta di «tutoraggio» del sindaco, quasi un commissariamento che lo lascerebbe al suo posto ma di fatto renderebbe impossibile che possa continuare a governare Roma.
Proprio su questo Renzi avrebbe chiesto un’ulteriore riflessione, consapevole che sarà comunque lui — alla fine — a dover orientare la scelta del governo. E dovrà farlo in un momento molto delicato per la Capitale, visto che a dicembre comincerà il Giubileo e anche su questo nessuna decisione rispetto all’organizzazione è ancora stata presa. Non a caso Renzi ha spiegato che il 27 il consiglio dei ministri «approverà una serie di pacchetti» che riguardano Roma. In particolare quello sul «commissario per il debito» e quello relativo al «decreto sul Giubileo e una serie di iniziative richieste dal comune di Roma».
In attesa si continuerà a trattare per trovare una linea unitaria rispetto al futuro del sindaco.
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