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Fosca Bincher per “Libero Quotidiano”
I numeri nudi e crudi la dicono meglio di qualsiasi interpretazione politica o giudiziaria. Le due principali cooperative guidate da Salvatore Buzzi - e cioè la 29 giugno onlus e la 29 giugno servizi - hanno visto esplodere i loro affari nel primo anno di intera gestione di Ignazio Marino al comune di Roma. Con grande ritardo dovuto all' amministrazione giudiziaria di entrambe le cooperative, una sociale e l' altra di produzione e lavoro, sono stati infatti depositati questa settimana i bilanci al 31 dicembre 2014 di questa parte del piccolo impero guidato da Buzzi, oggi alla sbarra con l' accusa di essere uno dei boss di Mafia Capitale.
Ed è così evidente la crescita esponenziale avvenuta fra il 2012 (ultimo anno intero di Gianni Alemanno sindaco di Roma) e il 2014, anno interamente gestito dal suo successore Marino: un balzo che ha come tappa intermedia il 2013, quando i ricavi hanno iniziato a lievitare, quasi sempre per commesse ottenute nel secondo semestre, quindi già con Marino sindaco.
Ecco i numeri: i fatturati delle due cooperative sono passati dai 26 milioni e 120 mila euro al 31 dicembre 2012 ai 40 milioni e 852 mila euro del 2014. Il maggiore fatturato acquisito grazie alle commesse ricevute sotto la giunta di Marino è stato di 15,7 milioni (quindi un balzo del 60,22%), anche se i numeri sono ben superiori perchè quelle coop hanno ottenuto appalti pluriennali, con un fatturato aggiunto ottenuto nel 2014 di oltre 30 milioni di euro, da spalmare però anche sugli anni successivi.
Ancora più cospicui i guadagni ottenuti su quel fatturato aggiuntivo, visto che l' utile netto delle due cooperative di Buzzi è passato dai 928.447 euro del 2012 ai 2.125.361 euro registrati a fine 2014. In questo caso la crescita è stata in valore assoluto di 1.196.914 euro e in valore percentuale del 128,91%: più che raddoppiata.
Il balzo dell' utile che percentualmente è salito due volte più della crescita del fatturato indica anche un' altra cosa avvenuta quando a governare Roma era il partito democratico con il suo sindaco "marziano": non solo le coop di Mafia Capitale hanno visto crescere di molto il loro giro di affari ottenendo più lavori di prima dalla giunta comunale, ma quei lavori si sono pure rivelati assai più redditizi.
Marino quindi ha fatto lavorare e soprattutto ha fatto guadagnare il doppio dei soldi di prima a Mafia Capitale. Numeri che sgretolano da soli tutti gli slogan più volte ripetuti sia dal sindaco poi giubilato a fine ottobre di quest' anno, sia il suo partito di riferimento - il Pd.
Altro che avere innalzato muri e cacciato Mafia Capitale da Roma: la sinistra ha invece spianato la strada a quelle coop, facendo diventare più ricchi di prima gran parte dei vertici societari che oggi sono in carcere e a processo. L' unica difesa di fronte a questa evidenza la prova l' assessore uscente alla legalità del comune di Roma, Alfonso Sabella, magistrato in aspettativa (oggi diventato consulente della commissione di inchiesta sui fenomeni migratori):
SALVATORE BUZZI - LUCIANO CASAMONICA - GIANNI ALEMANNO
«i numeri sono veri, non posso contestarli. Ma possono essere spiegati da una norma generale varata nel 2013, che innalzava dal 5 al 15% la quota di lavori da assegnare alle cooperative sociali». Come dire che Marino non era consapevole di avere fatto diventare più ricca Mafia Capitale.
MASSIMO CARMINATI NEGLI ANNI OTTANTA
Sarà stata colpa come sempre della sua segreteria (la stessa su cui ha scaricato la responsabilità delle note spese false) che faceva tutto senza informare il marziano alla guida della capitale. O magari gli appalti saranno stati assegnati a Buzzi all' insaputa di Marino durante uno dei suoi frequenti viaggi negli Stati Uniti...
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