DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER…
Massimo Franco per il “Corriere della Sera”
OBAMA CON LE CORNA DEL DIAVOLO MENTRE RICEVE PAPA BERGOGLIO
«Per motivi di sicurezza, debbono essere perquisiti tutti. Tutti, tranne il Papa». Sembra che le disposizioni del servizio segreto statunitense siano state preannunciate alla delegazione vaticana mentre si trovava ancora a Cuba, a fine settembre. Mancavano poche ore all' arrivo a Washington e al ricevimento alla Casa Bianca, con Francesco ospite d'onore di Barack Obama. E la richiesta ha fatto sfiorare l' incidente diplomatico.
Bastava immaginare la scena. Il Segretario di Stato della Santa Sede, cardinale Piero Parolin, il «ministro degli Esteri» Richard Gallagher, il numero due della segreteria di Stato, Giovanni Angelo Becciu, perfino il comandante dei gendarmi, Domenico Giani, e poi gli altri, in fila tra gli invitati che passavano sotto i metal detector .
Non era un confronto tra due cerimoniali, però, ma tra due concezioni diverse della sicurezza. Per questo, dopo una consultazione rapida, Francesco fece sapere che comprendeva le preoccupazioni della Casa Bianca. Ma la richiesta, fu riferito agli americani dalla cerchia papale, era comunque singolare: al punto che, se non fosse stata modificata, si profilava il rischio che da Obama andasse soltanto lui, senza la delegazione ufficiale. Pretendere di perquisire i suoi più stretti collaboratori, fu fatto notare, poteva essere percepito come un gesto di sfiducia verso lo stesso Jorge Mario Bergoglio. Alla fine, i servizi americani hanno capito, e la procedura è stata parzialmente cambiata.
Ma una scia di nervosismo è rimasta durante tutta la visita: ad esempio quando, in una scuola popolare di Harlem, a New York, Francesco si è avvicinato ad alcuni genitori e studenti. Il Secret Service lo ha circondato per proteggerlo; i gendarmi vaticani, invece, si sono incuneati tra gli agenti per lasciarlo avvicinare, con un gioco discreto di gomiti. E il silenzio inusuale che ha separato i due servizi di sicurezza è stato forse l' unico aspetto controverso di una visita per il resto storica e trionfale: controverso e paradossale, perché i rapporti tra le due «intelligence» sono da sempre ottimi.
papa francesco stringe la mano a michelle obama
A metà giugno la Gendarmeria aveva ospitato addirittura alcuni agenti del Secret Service in piazza San Pietro per «allenarsi» a proteggere il Papa in vista del viaggio di settembre. In più, il capo degli 007 di Obama, Joseph Clancy, è un amico di lunga data di Giani.
L'episodio di Washington riemerge in questi giorni di allarme dopo le stragi terroristiche di Parigi. E, confermato da più fonti, diventa il sintomo dell' approccio inevitabilmente diverso che Vaticano e Usa hanno nei confronti della lotta all' eversione islamica. Dopo l' attacco alle Torri gemelle di New York, l' 11 settembre 2001, le posizioni sembravano coincidere. La guerra in Iraq e quanto è avvenuto dopo, però, le hanno separate di nuovo.
Non è raro sentire parlare alti prelati cattolici dell'«ossessione americana per la sicurezza». E, sul fronte statunitense, si avverte il timore che venga sottovalutato il pericolo di un attacco a Roma: «Soprattutto con questo Papa».
Si scontrano due culture e due universi mentali e strategici. Con l' Fbi che sforna rapporti su possibili attentati; e il Vaticano che replica chiedendo dettagli più precisi, e ridimensionando informazioni considerate in qualche caso troppo allarmistiche. Non è chiaro se il dossier inviato nei giorni scorsi dall' Fbi sulle minacce dell' Isis a Roma, Milano, Napoli, Torino, segni una svolta o rientri in una prassi.
Certo, dopo Parigi il contesto è cambiato. Eppure c' è da giurare che Francesco non abbia gradito l' avvertimento diramato dal sito Internet dell' ambasciata Usa agli americani in Italia. Il suggerimento che viene dato è di stare alla larga dalle chiese e in generale dai luoghi religiosi, perché potrebbero essere il bersaglio di prossimi attentati dell' Isis. Il problema è che l' allarme è arrivato proprio mentre Bergoglio quasi implorava: «Per favore niente porte blindate nelle chiese, tutto aperto!».
L' impressione è che voglia continuare a lanciare un testardo, disperato messaggio di speranza; e invitare l' Occidente e l' Italia a vivere senza farsi sovrastare da una paura inevitabile ma da combattere.
la cadillac corazzata di obama
È vero che la prima udienza generale in piazza San Pietro dopo i fatti del 13 novembre è stata meno affollata del solito. E ha assunto un carattere inusuale per la presenza massiccia di polizia e carabinieri. Ma dentro le mura vaticane, lo sforzo è di velare qualunque apparato di sicurezza; di non militarizzare la vita quotidiana.
Anche nel viaggio che sta per iniziare in Africa centrale, Francesco userà una jeep bianca scoperta: nonostante ci siano state minacce e intimidazioni contro la comunità cristiana. Il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, smentisce l' ipotesi che il Papa possa indossare un giubbotto antiproiettile. «Andare su un mezzo non protetto e mettere il giubbotto? Non ci credo».
papa francesco bergoglio arriva in america accolto da obama 46
D' altronde, un monsignore vicinissimo a Bergoglio racconta una sua abitudine emblematica. Ogni volta che scendeva da Casa Santa Marta, la sua abitazione, e scorgeva le auto blindate parcheggiate nel garage interno, il Papa chiedeva: «Ma perché non le vendete?». Gli hanno ubbidito: l' ultima, inoperosa vettura corazzata che restava dentro le Sacre mura, di marca svedese, è stata data via proprio mentre Francesco era in visita negli Stati Uniti. Ma a sorprendere non è la vendita dell' auto blindata. La vera notizia è che dopo la strage di Parigi compiuta dall' Isis, il Papa non vuole che se ne prenda un' altra.
papa francesco bergoglio arriva in america accolto da obama 31
Non ha intenzione di trasformare il «Giubileo della misericordia» che comincia l' 8 dicembre in una sorta di «Giubileo della guerra». Anche se si tratta di quella, ineludibile, al terrorismo; e benché sia stato lui, prima durante uno dei picchi della drammatica migrazione dal Medio Oriente, poi a commento degli attentati nella capitale francese, a evocare una «Terza guerra mondiale» in atto. Si tratta di un concetto che per le minoranze cristiane al di là del Mediterraneo, nei deserti dominati dal fondamentalismo islamico, può significare una minaccia ancora più mortale, o una fuga disperata .
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT - VOCI VATICANE RACCONTANO CHE DAL SECONDO PIANO DI CASA SANTA MARTA, LE URLA DEL PAPA…
DAGOREPORT – ABBATTUTO PER DUE VOLTE BEPPE GRILLO ALLA COSTITUENTE, UNA VOLTA CASSATO IL LIMITE DEI…
DAGOREPORT – CERCASI UN SINDACO A MISURA DUOMO - A DESTRA NON SANNO CHE PESCI PRENDERE: SALLUSTI…
DAGOREPORT – FINALMENTE UNA DONNA CON LE PALLE: MICHELLE OBAMA NON CEDE AI VENTI DI TRUMPISMO E SI…
CHE SUCCEDE ORA CHE DANIELA SANTANCHÈ È STATA RINVIATA A GIUDIZIO PER FALSO IN BILANCIO? NIENTE! PER…