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Alberto Mattioli per “la Stampa”
Lo psicodramma politico-familiare più ghiotto dell’estate francese non va in vacanza. Come in ogni feuilleton, ogni giorno c’è una novità e la prossima puntata non è mai l’ultima. Così continua la saga dei Le Pen, papà Jean-Marie contro figlia Marine, con lei che vuole sbarazzarsi di lui e lui che vuole dare più fastidio possibile a lei.
L’ultimo aggiornamento, ieri l’altro: a Jean-Marie è arrivata una lettera di Marine che lo convoca davanti all’Ufficio esecutivo del Front national, il partito fondato dal padre (che è ancora presidente onorario) e governato dalla figlia, con l’intento di sbatterlo definitivamente fuori. Replica di papà: «Un procedimento abietto».
L’OFFENSIVA DI MARINE
Se ne avete perso qualcuna, ecco il riassunto delle puntate precedenti. L’offensiva di Marine va avanti da tempo. Per «de-diabolizzare» il Fn, un papà che blatera delle camere a gas come «dettaglio» della storia, propone di fare «un’infornata» di giornalisti (e peggio ancora lo dice a «Rivarol», giornale che Marine detesta perché più a destra di lei) non è solo imbarazzante, ma pericoloso.
Il 4 maggio Jean-Marie era quindi stato convocato una prima volta. Ne era nata una seduta tumultuosa, quasi «una terapia di gruppo», come da sarcastica cronaca di «Le Monde». Al termine, il Fondatore era stato sospeso ed era stato indetto fra i militanti un referendum a mezzo posta per decidere il suo destino.
Ma il papà ex parà ha fatto ricorso alla giustizia che gli ha dato ragione, e ben tre volte. Il 2 luglio, il Tribunale di Nanterre ha sospeso la sospensione perché non ne era stata precisata la durata.
L’8 luglio, la stessa corte ha bocciato anche il voto per corrispondenza, anzi «il congresso postale», come l’aveva ribattezzato Jean-Mari Infine, il 28 luglio la Corte d’appello di Versailles ha confermato la decisione di Nanterre, respingendo il ricorso del partito.
Marine ha replicato pubblicando i risultati del voto postale, che non hanno valore legale, ma politico, sì. Ebbene, il 94% degli iscritti ha votato per togliere a Le Pen senior la presidenza d’onore.
Adesso i seguaci di Le Pen junior rilanciano la procedura di radiazione, appoggiata anche da un dossier che censisce quindici «intemperanze» mediatiche di Jean-Marie. Alle insolenze contro la figlia (peraltro ampiamente ricambiate), si aggiungono quelle contro la rampante nipotina Marion che, prima neutrale fra nonno e zia, alla fine si è allineata a quest’ultima.
LA CROCIATA DI JEAN-MARIE
Il bersaglio prediletto dell’ex padre padrone del Fn rimane però Florian Philippot. Per Jean-Marie, il giovane ed emergente Philippot è un «eterofobo» che ha riempito il partito di suoi «mignons» (finezza storica: con questo nome erano biasimati i favoriti del Re gay Enrico III). Ogni riferimento ai presunti gusti sessuali di Philippot è ovviamente voluto.
jean marie marine le pen davanti al loro castello di montretout
Il dossier rappresenta il capo d’accusa contro Jean-Marie. Il suo avvocato, maître Frédéric Joachim, obietta però che si tratta di semplici «manifestazioni della libertà d’espressione» (la magistratura, per inciso, non è d’accordo e ha contestato al suo assistito i deliri sull’Olocausto). Al prossimo regolamento di conti, fissato per il 20 agosto, Marine ha già annunciato la sua presenza, Jean-Marie no. Speriamo che con l’occasione gli chieda conto anche della triste sorte della sua gattina bengalese, a suo tempo sbranata dal dobermann di papà. Questi Le Pen, come cani e gatti.
LE PEN PHILIPPOT
jean marie le pen florian philippot
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