DAGOREPORT - SI SALVINI CHI PUO'! ASSEDIATO DAL PARTITO IN RIVOLTA, PRESO A SBERLE DA GIORGIA…
Elisa Calessi per “Libero Quotidiano”
Ignazio Marino continua a sfidare il suo partito, sempre che lo ritenga ancora tale. Ieri alle 18.50 il sindaco dimissionario (o forse no) di Roma ha fatto sapere di aver firmato le nomine dei tre consiglieri d' amministrazione dell' Auditorium Parco della Musica. I tre sono Aurelio Regina, ex presidente di Unindustria, vicino a Luigi Abete, nel ruolo di presidente, lo spagnolo Josè Ramon Dosal Noriega in quello di amministratore delegato e Azzurra Caltagirone, moglie di Pier Ferdinando Casini e figlia del costruttore romano. Immediata è stata la sollevazione del Pd.
«A pochi giorni dallo scadere dei tempi di legge che seguono le dimissioni di sindaco», ha detto la renziana Lorenza Bonaccorsi, responsabile Cultura del Pd, «appare ancora più stonata tale decisione se la si analizza alla luce delle dichiarazioni di intenti, di rottura dei vecchi schemi, fatte da Marino.
Meno male che doveva essere lontano dai poteri forti». Dice a Libero Matteo Orfini, commissario del Pd nella Capitale: «Evidentemente la violenta lotta ai poteri forti di Marino si è fermata alle soglie dell' Auditorium». L' allusione è a Regina e soprattutto ad Azzurra Caltagirone.
VIGNETTA DI VINCINO - RENZI E MARINO
Insomma, la partita tra il sindaco dimissionario e il Pd si fa sempre più aspra. E dire che ieri, per tutto il giorno, il Pd ha mandato ambasciatori in Campidoglio per convincere Marino a cedere. «Se tieni un atteggiamento positivo», è il messaggio che gli è stato fatto arrivare, «se confermi le dimissioni e dici che sì, hai combattuto la mafia, ma avendo in questi mesi sempre il Pd al tuo fianco e perciò ora continuerai a sostenere il Pd, allora possiamo concordare un' uscita di scena decorosa».
Nel senso che gli verrà reso l' onore delle armi, dandogli atto di aver fatto cose importanti, anche se poi sono venute meno le condizioni per proseguire. Se, però, così non fosse, se dovesse impuntarsi nella linea "muoia Sansone con tutti i Filistei", allora si aspetti dal Pd «una lotta senza quartiere».
Dal Campidoglio, però, non arrivano segni di resa. I sostenitori del sindaco stanno organizzando per domenica una nuova manifestazione in sua difesa. E la fedelissima Alessandra Cattoi, sua ex portavoce, poi nominata assessore, ha ribadito ieri la posizione espressa l' altro giorno da Marino: è «giusto che il sindaco rifletta» se confermare o no le dimissioni. Perché «deve capire se effettivamente quelle situazioni sono così tanto gravi da non poter andare avanti». La crisi che ha travolto il Campidoglio «è politica».
Non c' entrano «le spese di rappresentanza» che a suo dire sono solo un fatto mediatico. «Il Pd ha detto che non c' è una fiducia, vuol dire che è una crisi politica». E dunque va spostata «sulla politica». Tradotto: se il Pd vuole che se ne vada, deve assumersi la responsabilità di sfiduciarlo. Ma è proprio quello che i democratici non vogliono fare. «Marino», si dice al Nazareno, «vuole arrivare al punto che appaia a tutti che è il Pd a cacciarlo. Ma questa soddisfazione non gliela diamo».
Nessuna mozione di sfiducia.
La strategia resta quella comunicata l' altro giorno da Orfini ai consiglieri comunali: se Marino resiste, si va alle dimissioni in massa. E a prova di questa determinazione, ieri i consiglieri hanno fatto una nota invitando il sindaco a non tentare «blitz in Aula».
In tutto questo Matteo Renzi continua a tenersi alla larga.
«Cosa fa Marino? Dovete chiederlo a lui...», ha risposto a Otto a Mezzo, dove ha anche negato di aver incontrato i consiglieri comunali del Pd. Il premier si occupa solo del dopo-Marino.
Anche su questo terreno, però, la strada potrebbe complicarsi. Ieri la minoranza del Pd ha fatto sapere che voterà contro la proroga del commissariamento di Orfini, che verrà messa ai voti oggi in una direzione convocata per via telematica. Il fatto in sé non avrà effetti, perché i numeri sono dalla parte del segretario, dunque Orfini sarà riconfermato.
IGNAZIO MARINO E MATTEO RENZI IN CAMPIDOGLIO
Ma al Nazareno hanno colto il segnale: «Vuol dire che sulla modalità delle primarie e sulla scelta del candidato Bersani vuole che Matteo venga a patti con lui».
Oltre al fatto che si vuole colpire Orfini, considerato un "traditore". La battaglia interna, insomma, si sposta su Roma. Dove Renzi è più fragile.
Ultimi Dagoreport
LE CENERI DI HOLLYWOOD - VINCENZO SUSCA: “DOPO L'OMICIDIO DELLA REALTÀ PER MANO DELLE COMUNICAZIONI…
DAGOREPORT - INTASCATO IL TRIONFO SALA, SUL TAVOLO DI MELONI RIMANEVA L’ALTRA PATATA BOLLENTE: IL…
"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON……
DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER…
DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…