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Maria Teresa Meli per "Corriere della Sera - Roma"
Finora sono andati avanti da separati in casa. Con grande civiltà e massimo rispetto reciproco. Ognuno, però, ha camminato per conto proprio, pur evitando di calpestare i piedi all'altro.
Ma per quanto tempo ancora Ignazio Marino e il «suo» (?) partito potranno continuare questo tipo di convivenza? Certo, l'esperimento sin qui è andato bene. Il sindaco di Roma ha evitato accuratamente di farsi vedere in giro sotto il simbolo o le bandiere del Pd. E il Partito democratico, che pure all'inizio dell'avventura amministrativa masticava amaro, si è adattato a questo stile di vita senza recriminare troppo.
Il sindaco ha contraccambiato la cortesia affidando alcuni assessorati di peso a esponenti del Pd, anche se ha fatto a meno di intavolare trattative con i vertici del partito romano. Operazione che, a dire il vero, anche volendo sarebbe stata impossibile, dal momento che i democratici capitolini sono divisi in bande perennemente in guerra tra di loro.
Anche a livello nazionale Marino prosegue la sua strada senza stare troppo lì a preoccuparsi di che cosa ne pensino i gruppi dirigenti del Pd. E infatti il sindaco non ha mai nascosto di fare il tifo per Matteo Renzi. L'antipatia che i capi e i capetti del Partito democratico nutrono per il primo cittadino di Firenze non sembra turbarlo minimamente: non è affar suo. Come non paiono essere problemi suoi le guerricciole e le schermaglie che si combattono invece sul territorio capitolino, dove un Pd esangue, privo di autorevolezza e di consenso, preferisce le lotte intestine alla battaglia politica contro il centrodestra.
Ma, come si diceva, fino a quando potrà durare questa situazione «idilliaca»? Le vacanze estive sono finite e Roma sta per ricominciare a viaggiare ad alta intensità . Le scuole che riaprono, il traffico che incombe, i mezzi pubblici che non funzionano, gli acquazzoni autunnali, la stretta sulla discarica: sono tutti problemi che Marino dovrà affrontare per la prima volta, avendo finora goduto di una luna di miele con una Roma assopita al sole dell'estate. Sarà allora che il Pd tornerà a farsi sentire: a criticare e a premere. Sarà allora che il sindaco dovrà dimostrare la sua autonomia dalle logiche di bottega e di apparato.
Ma c'è di più. Tra breve Ignazio Marino dovrà fare un congruo pacchetto di nomine, indicando dirigenti, manager e membri di consigli d'amministrazione. à a questo punto, in genere, che gli appetiti delle forze politiche si scatenano e le velleità dei singoli subiscono i picchi dell'ambizione.
Ed è sempre a questo punto che per Ignazio Marino si aprirà la partita più difficile, perché è su questo terreno da gioco che dovrà dimostrare di essere un sindaco con la «s» maiuscola, che non si fa intimidire né convincere. Ha un unico modo per vincere questo match con il Pd, che già si appresta a chiedere (e in alcuni casi a pretendere): ribadire che la sola forma di convivenza possibile con il proprio partito è quella da separati in casa. Altrimenti, meglio il divorzio.
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