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“L'EUROPA HA POSTO CON SUCCESSO I DAZI SU SE STESSA” – MARIO DRAGHI, CON UN COMMENTO SUL “FINANCIAL TIMES”, PROVA A SVEGLIARE DAL TORPORE I LEADER EUROPEI E LI METTE DI FRONTE ALLE LORO RESPONSABILITÀ: “LE ULTIME SETTIMANE HANNO FORNITO UN DURO PROMEMORIA SULLE VULNERABILITÀ DELL'EUROPA” (TRADOTTO: IL PROBLEMA NON È TRUMP, SIETE VOI) – L’EX NUMERO UNO DELLA BCE INDICA DUE PROBLEMI: “LA LUNGA INCAPACITÀ DELL'UE DI AFFRONTARE LE SUE ELEVATE BARRIERE INTERNE E GLI OSTACOLI NORMATIVI CHE BLOCCANO LA CRESCITA DELLE AZIENDE TECNOLOGICHE EUROPEE...”
Mario Draghi - Centre for Economic Policy Research
(askanews) – L’Unione europea deve concentrarsi sui problemi che si è creata da sola, operando “una svolta radicale”, piuttosto che su quelli dovuti ai rapporti con l’amministrazione Usa a guida Trump. E’ la tesi di Mario Draghi, già presidente del Consiglio e della Bce in un articolo sul Financial Times, eloquentemente intitolato “Lasciamo stare gli Usa: l’Europa è riuscita a mettersi dazi da sola”.
Perché secondo Draghi ci sono due fattori, tutti europei, alla base di molti dei problemi dell’Unione. Il primo è “l’incapacità di lungo termine dell’Ue di intervenire sulle penurie di approvvigionamento, specialmente sulle barriere interne e i fardelli regolamentari. Questi – scrive – sono ampiamente più dannosi per la crescita di qualunque dazio possano imporre gli Stati Uniti. E i loro effetti dannosi stanno crescendo”.
MARIO DRAGHI URSULA VON DER LEYEN - RAPPORTO COMPETITIVITA UE
Draghi cita stime del Fondo monetario internazionale secondo cui le barriere interne equivalgono a dazi del 45% sul manifatturiero del 110% sui servizi. Al tempo stesso Bruxelles ha consentito alla regolamentazione di ostacolare la crescita delle imprese tecnologiche, bloccando gli aumenti di produttività.
Il secondo fattore è la tolleranza dell’Europa “a una domanda interna persistentemente debole, quantomeno dalla crisi del 2008”. Secondo Draghi entrambi questi elementi, approvvigionamenti e domanda, sono ampiamente dovuti all’Europa stessa.
“Per questo ha il potere di cambiarli. Ma questo richiede un cambiamento fondamentale di mentalità. Finora l’Europa si è focalizzata su obiettivi specifici o nazionali, senza tenere conto del loro costo collettivo. Ora è chiaro che operando in questo modo non ha assicurato né welfare per gli europei, né finanze pubbliche sane, e nemmeno autonomia nazionale che olra è minacciata da pressioni esterne. Questo – conclude – è il motivo per cui servono cambiamenti radicali”.
MARIO DRAGHI URSULA VON DER LEYEN - RAPPORTO COMPETITIVITA UE
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