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Alessandro Coppola per il “Corriere della Sera”
«Ragioni personali», dirà oggi ufficialmente Marion Maréchal-Le Pen: la bambina, Olympe, di appena due anni che ha bisogno di essere seguita; il desiderio di una giovane donna di «conoscere altre cose» (così in un' intervista); l' esperienza faticosa del Parlamento, eccetera.
«A 27 anni è ancora tempo per uscirne un po' - ha scritto in una lettera al giornale Dauphine Libéré - Penso che l' epoca dei deputati sconnessi dalla vita reale con decenni di mandati elettivi sia finita».
La sostanza, però, è che l' astro nascente del Front National, nipote del vecchio fondatore Jean-Marie, non si presenterà alle elezioni legislative di giugno, lascerà la presidenza del gruppo nel consiglio regionale della Provenza, e progressivamente si ritirerà a vita privata. Per il partito guidato dalla zia, Marine Le Pen, è una novità di grande rilievo, molto politica e ben poco personale.
Secondo quanto è trapelato dai siti francesi, la scelta è maturata nei mesi recenti ed è precipitata dopo il risultato delle presidenziali. Innanzi tutto partendo da una constatazione pratica: nel dipartimento di Marion, quello di Vaucluse, nel Sud del Paese, Emmanuel Macron ha vinto con il 53,4 per cento dei consensi; la campagna per la rielezione sarebbe andata in salita.
È però la questione dei movimenti interni al partito ad aver pesato di più nella decisione. La giovane rampolla dei Le Pen, fedele alla linea tradizionalista del nonno (che ora l' accusa di «desolante diserzione»), intende sfilarsi dalla grande trasformazione del Front National. Non è un mistero che Marion non la condivida.
Si è trattenuta (a stento) da dichiarazioni in dissenso; si è impegnata nella campagna presidenziale; ma ora che nel movimento sta venendo fuori con forza la spinta trasformatrice di Marine e del suo fedelissimo Florian Philippot, con scarso margine di discussione e l' impossibilità di creare correnti interne, la deputata ringrazia e saluta.
Avrebbe già parlato al telefono con la zia.
Per la leader del partito non è detto che sia una buona notizia. Marion è una figura estremamente popolare nel Front National, «utile» ad ammansire l' ala ultra-conservatrice che è parte importante di questa storia. La vecchia guardia ha sempre osservato con sospetto il lato protestatario di Marine, l' apertura a sinistra, la conquista del voto operaio, il lessico popolare. La considera una «volgarizzazione» del Front National, una deriva sguaiata.
Colpisce che in alcuni ambienti interni la candidata all' Eliseo sia stata criticata per aver ballato alla serata elettorale dopo la sconfitta. Questo disprezzo Marion sapeva interpretarlo e anche tenerlo a freno. Ora la resa dei conti interna potrebbe diventare più aspra.
La partita è ancora aperta, e non è tutta nelle mani di Marine. Come osserva il politologo Dominique Reynié, direttore della Fondazione per l' innovazione politica di Parigi, «il destino del FN dipende ora dall' evoluzione della destra». Il panorama dei partiti è ancora molto fluido. Che accadrà ai gollisti, per esempio? Se i Républicains si ricompattano dopo il disastro delle presidenziali, spiega l' esperto, possono aspirare a diventare il primo partito rivale di En Marche!
Il FN sta puntando invece sulla loro decomposizione: una parte con Macron, un' altra a formare assieme ai «frontisti» una nuova larga «alleanza patriottica» in grado di conquistare la leadership dell' opposizione.
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