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DAGOREPORT - SERVIZI E SERVIZIETTI: IL CASO ALMASRI E' UN “ATTACCO POLITICO” ALLA TRUMPIANA MELONI?…
1. CONSULENZE A DUE COLLABORATRICI, ANCHE MARONI INDAGATO PER L’EXPO
Paolo Colonnello per “La Stampa”
Roberto Maroni e Isabella Votino
Quando i carabinieri del nucleo operativo ecologico di Roma, su ordine del pm di Busto Arsizio Eugenio Fusco, si sono presentati ieri mattina all’ultimo piano del Pirellone, nell’ufficio del presidente Roberto Maroni, con un ordine di perquisizione esteso anche presso la sede romana della delegazione lombarda, il governatore non l’ha presa benissimo. Anche se poi, nelle dichiarazioni ufficiali, si è detto «sorpreso ma sereno».
Effettivamente, nel provvedimento di perquisizione che ha riguardato anche il capo della sua segreteria, Giacomo Ciriello, si racconta di un mero episodio di raccomandazione, rubricato al reato di concussione per induzione, relativo all’assunzione a termine di due signore, ex collaboratrici di Maroni al Ministero degli Interni e ora in forza a due società partecipate dalla Regione Lombardia: Eupolis, ente per la formazione la ricerca e la statistica, interamente controllata dalla Lombardia, ed Expo.
«In particolare - si scrive nel provvedimento - non essendo riusciti a collocarle nello staff del Presidente in quanto la loro assunzione sarebbe stata soggetta a controlli della Corte dei conti sulla Regione, Ciriello manifestando che tale era stato il desiderio del Presidente Maroni, richiedeva e otteneva: da esponenti di Eupolis (in via di identificazione) un contratto concluso al fine esclusivo di garantire a Mara Carluccio (moglie di un ex manager Atac, indagato a Roma per consulenze fantasma, ndr) un’indebita utilità economica pari a 29.500 euro annui (somma dalla stessa fissata per proprie esigenze fiscali); da esponenti di Expo (in via di identificazione) un contratto concluso al fine di garantire a Maria Grazia Paturzo un’indebita utilità economica pari alla somma di 5.417 euro mensili (per la durata di due anni)».
Reati accertati il 4 luglio scorso e contenuti in una relazione del Noe del 9 luglio. Risultato: Maroni indagato per concussione.
Un classico all’italiana, si direbbe. Se non fosse che l’indagine sarebbe partita dalla ben più vasta inchiesta che va sotto il nome di Finmeccanica e che vede da tempo a processo l’ex amministratore delegato e presidente del gruppo, Giuseppe Orsi, per presunte tangenti pagate in India per la vendita di alcuni elicotteri Agusta.
Inchiesta alimentata da filoni nati a Roma e Napoli che avevano portato alla denuncia, poi rimasta priva di sostanza, della presunta esistenza di una tangente di 10 milioni di euro pagata a «politici della Lega» attraverso i rimborsi a un mediatore internazionale con passaporto svizzero, Guido Hasche. Circostanza nata dai verbali dell’ex capo delle relazioni esterne del gruppo, Lorenzo Borgogni, poi querelato proprio da Maroni.
Indagine che si pensava finita su un binario morto e che invece proprio nelle ultime settimane sembra aver ripreso vita con una serie di interrogatori e di intercettazioni eseguite alla Procura di Busto che per ora hanno prodotto la perquisizione di ieri mattina e l’iscrizione sul registro degli indagati del governatore per le «pressioni esercitate dal Presidente Maroni e dal capo della sua segreteria, Giacomo Ciriello, su esponenti di Eupolis e di Expo spa».
A che titolo? Cioè, solo per amicizia verso le due signore, di cui Maroni ieri ha rivendicato l’altissima professionalità, o per altri motivi? Sulla vicenda, l’avvocato di Orsi, il professor Ennio Amodio, smentisce che possa esservi «alcun rapporto con l’inchiesta Finmeccanica».
Ma a Busto Arsizio il lavoro ferve e l’iniziativa di ieri potrebbe essere solo la punta di un iceberg. Di certo, se non sono stati trovati riscontri alla supposta tangentona finita alla Lega, rimangono da chiarire alcuni aspetti legati proprio alla nomina di Orsi come amministratore delegato di Finmeccanica che secondo l’altro candidato in corsa, Luciano Zampini, amministratore delegato di Ansaldo Energia, avvenne proprio grazie a un incontro «cui avevano partecipato Maroni, Giorgetti, Calderoli e Letta».
Di fatto, Maroni non è mai stato indagato in questa vicenda. Sebbene risultino tre telefonate di grande amicizia con Orsi. Ma questo, non è un reato. La raccomandazione, se indebita, invece sì. L’indagine è solo agli inizi.
2. LA RAMPANTE ASSISTENTE ALITALIA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO
Maria Corbi per “La Stampa”
In comune Mara Carluccio e Maria Grazia Paturzo hanno un pigmalione: Roberto Maroni, almeno secondo le carte in mano alla procura di Busto Arsizio. Due contratti a tempo determinato ben retribuiti a Expo 2015 e alla società Eupolis (favoriti dal governatore della Lombardia in occasione di Expo 2015). E un’amicizia con la potente e influente portavoce del ministro, Isabella Votino, detta «la zarina del Naviglio».
Per il resto le due signore sono molto diverse. Maria Grazia Paturzo preferisce mantenere un basso profilo. Non fa vita mondana. Poche tracce del suo passato. Il suo ingresso nel cerchio magico di Maroni è stato benedetto dalla Votino.
Mentre di categoria rampante è la Carluccio, che dopo un diploma linguistico e la scuola Interpreti ha intrapreso una lenta ma inesorabile scalata; da impiegata Alitalia (ufficio assistenza clienti) alle stanze del potere. Prima al ministero del Lavoro e delle politiche sociali (ministro Maroni, of course) poi al ministero dell’Interno (ministro Maroni, of course). Ma non basta, perché la signora viene nominata anche all’Osservatorio Nazionale della Famiglia e a quello per l’Infanzia e l’adolescenza.
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Secondo gli inquirenti, la consulenza alla società Eupolis, «aiutata» da Maroni ammonterebbe 29.500 euro annui, una cifra modesta fissata dalla Carluccio per «proprie esigenze fiscali». La Paturzo, che invece non aveva problemi, avrebbe ottenuto un contratto biennale da 5.417 euro mensili.
Mara Carluccio è ben sposata, con Gioacchino Gabuti che è stato direttore generale dell’Ice, l’istituto per il commercio con l’estero, ha diretto l’acquedotto pugliese, e nel 2005 è stato chiamato dal sindaco di Roma Walter Veltroni come amministratore delegato dell’Atac. Dove è rimasto anche con Gianni Alemanno assumendo l’incarico di amministratore unico e direttore generale di un ramo d’azienda della spa della mobilità capitolina, la «Atac Patrimonio».
Il signor Gabuti è anche scivolato sulla lista del 1170 italiani che hanno depositato soldi a San Marino sotto la lente della Finanza. Disavventure finanziarie anche per sua moglie Mara che è finita, quando era al Viminale, nello staff del ministro degli Interni Maroni (Consigliere sulle Politiche di genere, comunitarie ed internazionali), nel lungo elenco dei clienti truffati da Giancarlo Lande, il Madoff dei Parioli. Un «investimento» di 218mila euro.
Una brutta storia, una perdita secca. Per fortuna che ci sono gli amici. E Maroni lo è stato. «Non essendo riusciti a collocarle presso lo staff del presidente in quanto la loro assunzione sarebbe stata soggetta ai controlli della Corte dei Conti sulla Regione», si legge nelle carte, ecco che saltano fuori due posti all’Expo. Tutto regolare, dice Maroni. Sicuramente regolare in un paese dove la cooptazione è la prassi.
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