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MARRA-MEO - INDAGINE SUI VELENI DEL M5S, NEL MIRINO DEI PM IL DOSSIER PER SCREDITARE MARCELLO DE VITO - NELLE CHAT ROMEO, GIÀ CAPO DELLA SEGRETERIA POLITICA DELLA BAMBOLINA, CHIEDEVA A MARRA: “TROVA QUALCOSA PER FARE FUORI L’ASSESSORA MURARO”

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Maria Elena Vincenzi e Giovanna Vitale per la Repubblica

 

MARRAMARRA

Raffaele Marra e la fabbrica dei dossier. A finire nel mirino dei pm è ora quello confezionato ai danni del presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito, sconfitto alle comunarie da Virginia Raggi.

 

Un’operazione di killeraggio politico che potrebbe non risultare l’unica. Tra le chat trovate sul telefonino dell’ex capo del Personale finito in manette per corruzione, infatti, ce n’è una con Salvatore Romeo, già capo della segreteria politica della sindaca, in cui quest’ultimo scrive: «Vedi se riesci a trovare qualcosa su Paola Muraro. Dobbiamo farla fuori». Erano i tempi in cui l’allora assessora all’Ambiente era appena entrata in giunta su segnalazione dei big del Movimento e risultava perciò sgradita al “Raggio magico”. Tanto da lamentarsene di continuo nell’ormai famosa chat “Quattro amici al bar”.

 

Marcello De Vivo Marcello De Vivo

Dove si sosteneva che l’ex consulente Ama era stata «imposta da Stefano Vignaroli (deputato 5S compagno della senatrice Taverna ndr)», così come calati dall’alto e perciò maltollerati erano il dirigente Consob Marcello Minenna, piazzato al Bilancio su indicazione di Luigi Di Maio, e l’ex capo di gabinetto Carla Raineri, voluta da Minenna quale condizione per accettare l’incarico.

 

Quest’ultima fu poi silurata grazie a un parere dell’Anac — chiesto sottobanco da Raggi, Marra e Romeo — che dichiarò illegittima la sua nomina. Parere che ieri è stato smontato dalla Corte dei Conti: nell’archiviare l’esposto contro la giudice di Milano, i magistrati di Viale Mazzini hanno definito «non censurabile» la procedura con cui Raineri venne designata in Campidoglio e «non irregolare» il suo stipendio da 193mila euro.

 

Una vicenda ancora tutta da approfondire. Mentre un fascicolo, per il momento senza indagati né ipotesi di reato, è stato aperto in Procura sul dossier anti-De Vito. Sul quale, tra sabato e lunedì, sono stati ascoltati la deputata Roberta Lombardi, la presunta vittima del complotto, il consigliere regionale Gianluca Perilli e un avvocato del gruppo cinquestelle alla Pisana Alessandro Canali.

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La storia è nota. A fine 2015 De Vito e Raggi erano entrambi in corsa per la candidatura a sindaco del M5S, ma alla vigilia della consultazione fra gli iscritti lo sfidante che tutti ritenevano il più forte venne fatto oggetto di una campagna di fango per un accesso agli atti su un abuso edilizio, chiesto l’anno prima nella sua veste di consigliere comunale. Fra dicembre e gennaio 2016 i colleghi di allora — Raggi, Frongia e Stefàno, forti del parere di un legale di fiducia — gli contestarono alla presenza di svariati parlamentari (tra cui Di Battista, Ruocco e Taverna) il reato di abuso d’ufficio. Inscenando un “processo” pubblico che finì per azzopparlo. Le primarie furono vinte dall’avvocata della borgata Ottavia, poi entrata trionfalmente in Campidoglio.

 

Adesso però il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Francesco Dall’Olio vogliono vederci chiaro. Anche perché la voce che gira insistente a palazzo Senatorio, di cui i pm hanno chiesto conto ai testimoni, è che a fabbricare quel dossier — rivelatosi poi una patacca — fu proprio Raffaele Marra.

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Probabilmente, è il sospetto degli inquirenti, una delle ragioni per cui la sindaca ha legato il suo destino politico e personale a quello dell’ex capo delle Risorse umane finito in galera: indizio di un possibile ricatto, ancora tutto da provare. Come peraltro sembra pensare anche Roberta Lombardi, la prima a sfilare sabato in Procura. Preoccupata che questo nuovo filone d’inchiesta possa provocare una slavina in grado di seppellire una volta per sempre la giunta capitolina. E con essa l’intero Movimento.

 

Non è un caso se la storica avversaria di Raggi, appena uscita dall’audizione, abbia chiamato Beppe Grillo per lanciare l’allarme rosso. Preso stavolta molto sul serio dai vertici. Al punto da predisporre un piano B, nel caso la situazione dovesse precipitare: rafforzare la giunta con un vicesindaco 5S doc al posto dell’attuale Luca Bergamo, tecnico di area Pd. E con chi sostituirlo se non con Mr Preferenze De Vito, amato dalla base e vittima del dossieraggio orchestrato dai nemici del Movimento?

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