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“IL FLOP DEL REFERENDUM DENOTA UN PROBLEMA DI CULTURA POLITICA CHE ACCOMUNA SCHLEIN, CONTE, LANDINI, I MODERATI DEM E I CENTRISTI DI AZIONE E ITALIA VIVA” – MASSIMO FRANCO: “DIRE, COME FA LANDINI, CHE ‘OLTRE 14 MILIONI DI PERSONE HANNO VOTATO: UN NUMERO IMPORTANTE, DI PARTENZA’ È UNA LETTURA CONSOLATORIA, CHE RIMUOVE QUALUNQUE RIFLESSIONE AUTOCRITICA. E TENDE A NON ABBANDONARE LO SCHEMA CHE HA PORTATO ALLA SCONFITTA. E COSTITUISCE UN PESSIMO VIATICO PER LE ELEZIONI POLITICHE. L’ANALISI DEL LEADER DELLA CGIL COPRE LE RESPONSABILITÀ DI SCHLEIN E CONTE E CONGELA LA DISCUSSIONE SULLE PROSPETTIVE DELLE OPPOSIZIONI"
UNA SCONFITTA CULTURALE MA L’ASTENSIONE RIGUARDA TUTTI
Estratto dell’articolo di Massimo Franco per il “Corriere della Sera”
Il flop viene declinato in molti modi. Boomerang, sconfitta, disfatta. Avere toccato appena il 30 per cento dei votanti, venti punti lontani dal quorum, ha reso i cinque referendum proposti dalle opposizioni e dalla Cgil come un fallimento strategico. Ma sostenere che a uscirne frantumato è il cosiddetto «campo largo», ossia l’asse tra Pd e M5S, più addentellati della sinistra ecologista, potrebbe risultare riduttivo.
CONTE ANNUNZIATA CALENDA LANDINI SCHLEIN FRATOIANNI rimini cgil
[…] Il problema è di linguaggio, di temi, e solo di riflesso di alleanze. Il deficit riguarda la cultura politica: un difetto che accomuna sia il Pd di Elly Schlein, sia il M5S di Giuseppe Conte, sia i moderati dem e i centristi di Azione e Iv. E ancora di più una Cgil il cui segretario, Maurizio Landini, alla vigilia additava il quorum come un risultato a portata di mano. «Non lo abbiamo raggiunto», ha dovuto ammettere ieri. Ma «oltre 14 milioni di persone hanno votato: un numero importante, di partenza».
Si tratta di una lettura consolatoria, che rimuove alla radice qualunque riflessione autocritica. E tende dunque a non abbandonare lo schema che ha portato alla sconfitta. E costituisce un pessimo viatico per le elezioni politiche. L’analisi del leader della Cgil, vero regista della consultazione, finisce per coprire parzialmente le responsabilità politiche di Schlein e Conte. Ma in qualche misura tende a congelare qualunque discussione sulle prospettive delle opposizioni.
Se il risultato ottenuto è «un punto di partenza», non va cambiato. E dunque si tratterebbe soltanto di affinare lo schema del cosiddetto «campo largo», o «progressista»; insomma, della sommatoria tra le forze d’opposizione, senza cambiarne i contorni. […] la sinistra si conferma minoritaria e su posizioni di retroguardia, in controtendenza rispetto all’affermazione nelle città di poche settimane fa: sebbene i tredici milioni e mezzo di votanti permettano di dire che sono più dei dodici raccolti dal centrodestra alle Politiche del 2022. Ma non si può ignorare che l’astensione è un pericolo per tutti: anche per chi, come Meloni, l’ha teorizzata e praticata. […]
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