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Paolo Conti per il “Corriere della Sera”
L’insediamento di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica avrà un contraccolpo sul futuro della Rai . Il nuovo capo dello Stato è da sempre un convinto sostenitore del servizio pubblico come elemento essenziale per la società italiana. Lo sanno bene, per esempio, i «Ragazzi del Popolo», i redattori che lavorarono sotto la sua direzione nel quotidiano della Dc tra il 1992 e il 1994 (tra loro c’erano, per esempio, Nino Rizzo Nervo e Francesco Saverio Garofani).
Chi ha parlato con lui di Rai in questi anni lontani dalla ribalta sa bene cosa pensi il nuovo presidente della tv pubblica: uno strumento di consolidamento dell’unità nazionale, capace di sottolineare un sistema di valori condivisi, di assicurare un’informazione pluralista e completa, di riportare alla memoria collettiva i capitoli della nostra storia. Una tv non pedagogica ma punto di equilibrio in un sistema radiotelevisivo sempre più complesso. Non siamo lontani dall’idea di Renzi.
Mattarella è lo stesso uomo che, da ministro della Pubblica istruzione nel governo Andreotti VI, si dimise nel 1990 contro l’approvazione della legge Mammì, il via libera all’allora Fininvest. In due parole: Mattarella non sarebbe mai favorevole a una riforma Rai che possa ripensare il peso del servizio pubblico. Un elemento politicamente non secondario ora che Matteo Renzi sta per affrontare l’articolato nodo della riforma Rai (ci lavora da mesi il sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli).
La meta è nota: un amministratore delegato forte, un Consiglio stringato, un elemento intermedio tra il Palazzo e la Rai (una Fondazione?) per togliere ogni potere ai partiti. Sullo sfondo c’è l’appuntamento del 2016, il rinnovo triennale del Contratto di servizio Stato- Rai , lo strumento con cui la Repubblica affida al servizio pubblico i grandi temi da affrontare. In un momento in cui l’offerta televisiva si sta parcellizzando e scomponendo, il 2016 diventa uno snodo essenziale per il futuro della Rai.
Così come c’è sullo sfondo quel patto del Nazareno che avrebbe tra i suoi capitoli, secondo voci mai confermate, anche un patto di non aggressione Rai-Mediaset . Una sola cosa è certa. Con un presidente come Mattarella al Quirinale diventa impensabile qualsiasi ipotesi di ridimensionamento della Rai . Un elemento nuovo impossibile da trascurare.
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