RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Marzio Breda per il “Corriere della Sera”
giuseppe conte sergio mattarella 1
In primavera, durante la prima ondata della pandemia, noi italiani abbiamo scoperto di saper essere «seri» (e questo è stato ricordato di recente pure al premier inglese Boris Johnson) e uniti più di quanto credessimo. Oggi, dopo un'estate in cui abbiamo dissipato con troppa imprevidenza la tregua appena raggiunta, la seconda ondata ci rende consapevoli che il virus «tende a dividerci».
E che potremmo pagarne tutti un prezzo molto alto. Il Covid, infatti, rischia di spaccarci «tra fasce d'età più o meno esposte ai rischi più gravi, tra categorie sociali più o meno colpite dalle conseguenze economiche, tra le stesse istituzioni chiamate a compiere scelte necessarie - talvolta impopolari - per ridurre il contagio e garantire la doverosa assistenza a chi ne ha bisogno».
MATTARELLA ALL ASSEMBLEA ANNUALE DELL ANCI
È maturato riflettendo sulla piega che ha preso la crisi sanitaria (e non solo quella) l'allarme reso pubblico ieri da Sergio Mattarella in un intervento all'assemblea annuale dell'Associazione dei Comuni d'Italia. Stavolta il presidente va oltre l'ennesima richiesta di una moratoria del conflitto tra opposti campi di forza. Il suo avvertimento adesso è più netto e perfino drammatico.
Badate che l'epidemia sta disunendo concretamente il Paese in un gioco cannibalistico tra generazioni (con i vecchi nel ruolo di vittime quasi «sacrificabili»), in uno scontro tra chi è più garantito (per esempio gli statali) e chi lo è meno (come i lavoratori autonomi), in una continua prova di forza tra lo Stato centrale, e dunque il governo, e le diverse espressioni territoriali, dalle Regioni ai municipi.
giuseppe conte sergio mattarella
Una spirale perversa che rischia di minare la tenuta sociale e mettere in torsione addirittura il sistema di pesi e contrappesi previsto dalla Costituzione. E qui sottolinea che «il pluralismo e l'articolazione delle istituzioni repubblicane sono e devono essere moltiplicatori di energie positive, ma questo viene meno se, nell'emergenza, ci si divide».
Come sta capitando. Questa prospettiva è insopportabile, per il capo dello Stato. Il quale, mentre dalle forze politiche si aspetta l'abbandono di certe «polemiche scomposte» (magari studiate per aizzare le piazze o comunque «nella rincorsa di vantaggi di parte»), sollecita «un'assunzione di responsabilità» da tutti i cittadini. Ossia dalla cosiddetta società civile, di cui qualche settore a volte si mostra francamente incivile.
Per come vanno le cose - ecco l'altro punto forte del suo memorandum - nessun negazionista o riduzionista (o più semplicemente egoista) dovrebbe lasciarsi illudere dal pensiero che «a me non può succedere». Questo modo di ragionare, ammonisce Mattarella, «si è infranto contro innumerevoli casi di disillusione di persone che la pensavano così e sono state investite dal coronavirus. Abbiamo dovuto, e dobbiamo tuttora, purtroppo piangere la morte di tante persone di ogni età, anche tra i giovani, e non dobbiamo dimenticarcene per rispetto nei loro confronti».
Escludendo l'abbici del buonsenso, evidentemente da troppi non interiorizzato, tra quello che «ciascuno di noi può e deve fare per la comunità» ci sono «le norme, le ordinanze, le regole dettate e applicate dalle istituzioni». Insomma, dobbiamo adottare «i comportamenti di prudenza». E il capo dello Stato li elenca: «Mascherine, igiene, distanziamento, scelta di rinunciare ad attività o incontri non indispensabili». Tutto ciò «non per imposizione, non solo per suggerimento o disposizione delle pubbliche autorità, ma per convinzione». Vale a dire, «con senso di responsabilità verso gli altri e verso se stessi».
sergio mattarella in visita al cimitero di castegnato 5
Quindi, e qui il suo appello si rassegna a una chiave eticamente minimalista, «per convenienza, se proprio non si avverte il dovere della solidarietà». Ecco le ragioni della preoccupazione espressa dal presidente, a uso della gente comune come di coloro che rivestono incarichi pubblici, risalendo in alto dalla rete dei sindaci. Un'ansia che sintetizza così: «La libertà rischia di indebolirsi quando si abbassa il grado di coesione e di unità tra le parti. È questa la prima responsabilità delle istituzioni democratiche, a tutti i livelli, e questa è la lezione che la pandemia, il vero nemico di oggi che investe ogni continente, ribadisce con durezza».
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