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RENZI OBAMA E GLI ERRORI NELLA DEDICA SUL LIBRO OSPITI DELLA CASA BIANCA
Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera”
Dal dopoguerra a oggi la Casa Bianca ha organizzato una «State dinner» solo per un presidente della Repubblica e tre presidenti del Consiglio. Domani Matteo Renzi sarà il quarto. Il primo fu Giulio Andreotti, nel 1977, invitato da Jimmy Carter, che nel 1980 volle come ospite d' onore anche Francesco Cossiga. Andreotti fece il bis il 6 maggio 1990, su richiesta di George Herbert Walker Bush. L' ultimo premier è stato Romano Prodi, il 6 maggio 1998, a tavola con Bill Clinton. Infine, nel 1982 Ronald Reagan chiamò il presidente Sandro Pertini.
Nel simbolismo diplomatico americano la «State dinner» è l' evento più importante. È pagato direttamente con denaro federale: il sigillo di una relazione politica molto stretta tra due Stati. Ma in questa lista va aggiunto anche lo scoppiettante «Official dinner», cioè un convivio finanziato dal presidente, che il 13 ottobre 2008 George W. Bush offrì a Silvio Berlusconi.
La Casa Bianca prende molto sul serio questi banchetti. Neanche il primo presidente afroamericano della storia ha modificato il rigido protocollo, applicato da un apparato assiro-babilonese con inflessibilità da doganieri. Da settimane sono al lavoro «il Chief of Protocol» e dipartimenti tipo il «Graphics and Calligraphy Office» che si occupa dei segnaposti sui tavoli o il «White House Chief Floral Designer», incaricato di disseminare candele e fiori nella «State dining Room».
Barack e Michelle Obama però, cercano di sfuggire al formalismo. In questa occasione, per esempio, hanno scelto la cantante di rock alternativo Gwen Stefani. La cena di cinque portate sarà preparata sotto la supervisione dello chef Mario Batali, una star della cucina di Manhattan.
Matteo Renzi e la moglie Agnese Landini arriveranno accompagnati dall' ambasciatore Armando Varricchio e una delegazione: i registi premio Oscar Roberto Benigni e Paolo Sorrentino; la sindaca di Lampedusa, Giusi Nicolini; la direttrice del Cern, Fabiola Gianotti; la campionessa paraolimpica di scherma Bepe Vio; la direttrice della sezione architettura e design del Moma di New York, Paola Antonelli; lo stilista Giorgio Armani e il presidente dell' Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone.
L' assortimento del gruppo ha sollevato polemiche. Renato Brunetta (FI) sostiene che è «un premio» per i sostenitori del «sì» al referendum costituzionale. E' stato lo stesso premier a replicare indirettamente in un' intervista al Tg1: «Ci andiamo come Italia, e mi piacerebbe che questo riconoscimento al nostro Paese fosse riconosciuto da tutti i cittadini».
Per Obama è l' ultima «State dinner» prima delle elezioni presidenziali dell' 8 novembre. Per Matteo Renzi è il passaggio internazionale più visibile del suo mandato da primo ministro. Non è un mistero che l' amministrazione Usa stia scommettendo con forza sul governo Renzi. Con la Brexit, Washington ha perso l' interlocutore privilegiato nell' Unione europea. Il rapporto con il premier fiorentino fa parte di un piano di aggiornamento della «dottrina atlantica».
In questo senso Obama sta preparando il terreno per un' eventuale presidenza di Hillary Clinton. Negli ultimi mesi Renzi ha consolidato i legami anche con il clan della candidata democratica, intervenendo, per esempio, un mese fa, a un incontro con Bill, organizzato dalla Clinton Foundation.
L' incognita numero uno, a questo punto, Donald Trump a parte, si chiama Vladimir Putin. Renzi è uno dei fautori più convinti del dialogo con Mosca e arriva alla Casa Bianca proprio mentre gli Usa si preparano a lanciare un cyber attack contro i russi. L' amministrazione di Washington si aspetta solidarietà dagli alleati occidentali, Italia compresa. E' il tema che potrebbe disturbare la due giorni dell' idillio italo-americano.
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