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1 - MATTEO RENZI INCASSA LA PROMOZIONE DI BLACKROCK
Da "Huffington Post Italia"
Il premier Matteo Renzi incassa il supporto di Larry Fink, presidente e amministratore delegato del fondo BlackRock, la più grande società di investimento del mondo. La notizia di quella che suona come una "promozione" a tutti gli effetti del governo Renzi arriva da Gabriele Galateri di Genola, presidente di Generali, che lunedì ha pranzato assieme al numero uno di BlackRock e al ghota dell'economia italiana.
"Larry Fink ha fatto commenti positivi dopo l'incontro che ha avuto con Renzi domenica sera", ha detto Galateri a margine dell'assemblea della compagnia triestina. "I commenti sono stati di grande speranza per il nostro Paese - ha proseguito Galateri - sull'importanza della trasformazione che l'Italia sta avendo anche in relazione alla situazione europea".
Il presidente di Generali ha poi spiegato come la decisione del fondo americano di tenere proprio a Milano la sua convention annuale sia "un segnale importante". "Mi sembra che questo sia un momento delicato e importante - ha aggiunto Galateri - in cui dobbiamo concentrarci, ognuno nel suo campo, a gestire bene le nostre cose, crescendo nei risultati".
"I commenti che Fink ha fatto sono stati commenti positivi, dopo l'incontro che ci ha detto di aver avuto con Renzi la sera prima, e di grande speranza per l'Italia. Quindi, direi un segnale buono", ha commentato Galateri.
Larry Fink - lo ricordiamo - è il numero uno della società di gestione americana più grande del mondo, con un patrimonio in gestione superiore ai 4.300 miliardi di dollari (dieci volte l'intera capitalizzazione di Piazza Affari), di cui 59 miliardi in Italia, con 11mila dipendenti in 30 paesi e una presenza significativa in tutti i continenti. Un suo appoggio vale, letteralmente, oro.
2 - I NUMERI DEL PIU' GRANDE FONDO FINANZIARIO DEL MONDO
Luigi Dell'Olio per "Huffington Post Italia"
La stagione dell'allarmismo sulla crescita degli investitori esteri nel capitale delle aziende italiane sembra lontana anni luce. Al meeting mondiale di Blackrock, organizzato lunedì a Milano presso la sede di Borsa Italiana, c'è stata la fila di manager tricolore, tutti desiderosi di ascoltare (e se possibile incontrare Larry Fink, numero uno della società di gestione americana, la più grande al mondo con un patrimonio in gestione superiore ai 4.300 miliardi di dollari (dieci volte l'intera capitalizzazione di Piazza Affari), di cui 59 miliardi in Italia, con 11mila dipendenti in 30Ppaesi e una presenza significativa in tutti i Continenti.
La strategia del 5% La scelta di Milano per il meeting annuale (è la prima volta che viene scelta una località della Penisola) non è casuale, considerato che proprio l'Italia è ritenuto uno dei mercati più interessanti da Blackrock. Non che il gestore americano la pensi diversamente da tanti altri investitori internazionali e non sui problemi che affliggono il mercato italiano - dall'elevato livello di tassazione all'eccessiva burocrazia, dal costo del lavoro alla lentezza della giustizia -, ma le quotazioni depresse da anni di crisi lo spingono a scommettere quote rilevanti nella Penisola.
Così nelle ultime settimane è cresciuto intorno al 5% nel capitale di aziende come Telecom, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Ubi Banca, Banco popolare e Azimut, con il 4% di Fiat e il 2,8% di Generali. La convinzione è che il peggio per il nostro Paese è ormai alle spalle e non si vedono all'orizzonte nuovi rischi di crisi sistemiche, soprattutto sul fronte finanziario, che pure quota su valori tra il 70 e l'80% inferiori ai picchi del 2007.
All'incontro milanese sono stati notati Gabriele Galateri di Genola, presidente di Generali Assicurazioni e uomo in grado di garantire gli equilibri nei salotti buoni della finanza italiana (o quel che ne resta), Marco Tronchetti Provera, presidente e ad di Pirelli, Pietro Scott Jovane, ad di Rcs, Alberto Nagel, ad di Mediobanca e Carlo Pesenti consigliere delegato di Italcementi Group.
Niente trading, si punta sul lungo periodo Dopo la fase degli incontri, si sono chiuse le porte e hanno preso il via gli incontri con i 150 top manager del gruppo di asset management provenienti da tutto il mondo. La società non ha voluto fornire indicazioni sui temi di discussione, ma la strategia non costituisce una novità , dato che Fink e i suoi collaboratori sono abituati da sempre a parlare solo al mercato. L'esperienza degli ultimi anni, guardando anche agli investimenti fuori dall'Italia, rivela in ogni caso un approccio di investimento con un'ottica di lungo periodo.
Se Blackrock decide di investire in un'area, ma anche in un'azienda, difficilmente lo fa con l'obiettivo di generare profitto nel breve e poi uscire. La strategia adottata nel caso Mps sembra però smentire questa convinzione: Blackrock è salita rapidamente fino al 5,7% dell'istituto senese a inizio anno, ma poi è sceso al 3,2% quando è apparso chiaro che l'aumento di capitale da 3 miliardi di euro non sarebbe stato sufficiente e il management capitanato dall'ad Fabrizio Viola avrebbe alzato l'asticella fino a 5 miliardi. Ma si è trattato di una scelta isolata, che comunque non ha destabilizzato il titolo, almeno a giudicare dalla facilità con cui sono stati trovati nuovi investitori.
L'atteggiamento di Blackrock, inoltre, è solitamente "passivo": investe cioè nelle aziende che sembrano avere un potenziale di rivalutazione senza cercare di intervenire sulle scelte strategiche del management. Al massimo, se non concorda le linee guida, decide di farsi da parte. Una strategia che si spiega anche alla luce della sua composizione azionaria, molto frazionata, con oltre il 50% distribuito tra migliaia di soci privati, tra cui molti dipendenti.
Inoltre, i pochi, grandi azionisti sono soggetti finanziari che non hanno un approccio speculativo (come Pnc Financial Services e Merrill Lynch, rispettivamente al 20 e al 7% del capitale). Anche i consiglieri di amministrazione sono quasi tutti indipendenti e questo garantisce che venga perseguito l'interesse di tutti, non solo degli azionisti di riferimento. Un insieme di ingredienti aiuti a comprendere la fila di manager e imprenditori italiani, tutti desiderosi di aprire le porte del capitale a un investitore tanto importante, quanto poco interessato alla presa del potere delle singole aziende.
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