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IL MEA CULPA DI GIANFRANCO FINI: “IL MIO ERRORE È STATO SCIOGLIERE ALLEANZA NAZIONALE” – L’EX PRESIDENTE DELLA CAMERA TORNA “A CASA” SUL PALCO DI ATREJU PER UN FACCIA A FACCIA CON FRANCESCO RUTELLI (MA L'UOMO DELLA VIGILANZA DI FDI NON LO RICONOSCE): “NON HO CHIESTO E NON CHIEDO NULLA, HO VOTATO MELONI ANCHE SE NON CONDIVIDO TUTTO AL 100%” - L’ABBRACCIO DI ARIANNA MELONI (CHE GUIDA LA CLAQUE) E IN PLATEA SI CHIEDONO: ORA CHE FARÀ? FINI SI CANDIDERÀ A SINDACO DI ROMA, COME PRONOSTICA SCHERZANDO ANCHE RUTELLI? - “UNA MIA IDEA CE L’HO”, DICE STORACE CHE VAGHEGGIA UNA IPOTESI QUIRINALE: “IN FONDO È UNO DI DESTRA CHE AVREBBE ANCHE VOTI DI SINISTRA, NO?”

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Virginia Piccolillo per il “Corriere della Sera” - Estratti

 

«Il mio errore è stato chiedere e ottenere lo scioglimento di An, un movimento basato su un senso comunitario. Ma il merito che ha avuto FdI, con Giorgia Meloni, è stato ricostruire questa comunità». È un vero «ritorno a casa» quello di Gianfranco Fini sul palco di Atreju. Segnato dalla sua ammissione di colpa: «Se sbaglio lo riconosco». Dalla sua emozione «è bello stare qui». E da un velo di rimpianto: «Se si rimane al di fuori del proprio perimetro si rischia di essere in qualche modo apolidi». 

gianfranco fini atreju

 

L’occasione: il faccia a faccia con Francesco Rutelli, 32 anni dopo la sfida per il Campidoglio. «Un pretesto per farlo tornare qui per un nuovo episodio di Ritorno al futuro , usando me come esca» ha scherzato Rutelli. 

 

 

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L’onda lunga porta Fini ad An, al Pdl e poi allo «strappo» da Silvio Berlusconi. Pentito? 

«Solo di aver posto le condizioni, sciogliendo An, di ritrovarmi incompatibile con il Pdl. Non era più possibile continuare ad assecondare... non mi sono mai fatto comandare da nessuno», risponde.

 

Rutelli ha ormai «rinfoderato la spada, come l’arcangelo, finita la peste». Si riconosce nel centrosinistra? «Domanda successiva? Sono di sinistra ma devono convincermi a votare», sorride. Di Meloni dice «la rispetto. Si trova a gestire un momento in cui il mondo sta cambiando». E auspica «aree di convergenza dell’opposizione». Fini si entusiasma per le parole «sagge» che spera siano ascoltate dal centrosinistra: «Certi cattivi maestri o parole in libertà generano frutti avvelenati». 

 

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Nel centrodestra lui, invece, si riconosce ancora: «Non ho chiesto e non chiedo nulla, lo sanno Arianna e Giorgia. L’ho votato anche se non condivido tutto al 100%», chiarisce. E non rinuncia a indicare una linea: «Il posizionamento a difesa dei valori dell’Occidente è la prima carta importante che un governo deve saper giocare», scandisce.

 

Difendere l’Ucraina, spiega, non è solo difendere «un popolo eroico che combatte per la libertà e l’indipendenza contro un gigante, come la Russia, mentre troppi in Italia e in Ue sembra non se ne rendano conto», ma capire che tutto «deriva dalla brutale aggressione di un Paese che ogni qualvolta ha potuto reprimere ha mandato i carri armati». 

 

 

L’ABBRACCIO DI ARIANNA (CHE GUIDA LA CLAQUE) 

Tommaso Labate per il “Corriere della Sera” - Estratti

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«Emozionato? Non rompete le scatole con i sentimenti perché sono qua per parlare di politica». Questo dice, simulando freddezza forse per nascondere l’emozione, quando la macchina che l’ha accompagnato nell’area dei giardini di Castel Sant’Angelo ha appena guadagnato un parcheggio riservato al quale fino a pochi minuti prima nemmeno sapeva di avere diritto. L’uomo della vigilanza incaricato da Fratelli d’Italia che mette il muso dentro la macchina non lo riconosce e fa all’autista: «Con chi sta, con un ministro?». 

 

«No, è il presidente Fini». Seguono scuse poco convinte. 

 

Dura poco, poi Gianfranco Fini si scioglie e l’unico ghiaccio del suo ritorno a casa — che anagraficamente non può essere quello del «figliol prodigo», semmai del «grande vecchio» — resta quello della pista di pattinaggio, che dopo anni rimane ancora la principale attrazione extra-politica della festa di Atreju. 

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La sequenza di scatti dell’ingresso dell’ex leader della destra italiana nella festa di Giorgia Meloni è un tuffo nel passato che da remoto si va via via sempre più prossimo, quasi a farsi presente. Ci sono la prima moglie Daniela e la primogenita Giuliana, incollate a lui. 

C’è Rita Marino, l’assistente di una vita. 

 

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«Si chiude un cerchio. Bentornato a casa dopo 17 anni», lo abbraccia Luca Sbardella, oggi deputato di FdI, un tempo fedelissimo di Maurizio Gasparri. L’ultima volta tra quelli che erano i «suoi» giovani, per Fini, era stata nel 2008, un’edizione di Atreju in cui dal palco aveva sottolineato l’importanza di onorare «i valori dell’antifascismo», un colpo di sciabola che i retroscena dell’epoca identificarono come indirizzato a Ignazio La Russa, che oggi fa il presidente del Senato mentre lui è fuori dai giochi. Due anni dopo l’avevano fischiato in contumacia. 

 

Lo stato maggiore di FdI segue una liturgia ben rodata. E quando identifica nel responsabile organizzazione Giovanni Donzelli la sagoma che gli viene incontro per portarlo dentro la festa, l’ex presidente della Camera simula il tono da cinegiornale dell’Istituto Luce: «Il grande Donzelli che sale le scale con passo baldanzoso...». Qualche minuto dopo, il tempo di visitare il «bullometro» — il muro in cui sono stati raccolte le critiche più aspre e gli insulti a Meloni — e dietro le quinte arriva il «bentornato» più caloroso, con tanto di abbraccio stretto: quello di Arianna Meloni. 

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Fuori, l’area del dibattito è già piena all’inverosimile. Tra i giovani volontari, molti dei quali l’hanno visto solo su YouTube, qualcuno azzarda: «Ma sono previsti fischi a Fini?». Macché, solo applausi. E a guidarli dalla prima fila, dal primo momento in cui inizia il faccia a faccia con Francesco Rutelli, sempre Arianna Meloni, che si rende riconoscibile anche grazie a un vistosissimo cappotto rosso. 

 

«Per me è un ritorno a casa», scandisce Fini: Meloni senior batte le mani vistosamente e il gruppo dirigente a seguire. «Mi riconosco nel centrodestra di oggi, sì», stessa scena. Che si ripeterà, identica a sé stessa, anche quando l’ex leader plaude all’«eroico popolo ucraino» e cede alla tentazione di una leggera critica all’indirizzo di Donald Trump. 

 

«Giorgia e Arianna sanno che non chiedo e non ho chiesto nulla. Quindi posso dire serenamente che FdI ha avuto il merito di ricostruire questa comunità. Non condivido tutte le cose al cento per cento ma mi ci riconosco, l’ho votata... 

 

», dirà Fini poco prima che l’appuntamento si esaurisca. Dopo il fischio finale, un capannello di nostalgici amanti della fantapolitica si radunerà attorno a Francesco Storace. Che cosa vuol dire tutto questo? Fini si candiderà a sindaco di Roma, come pronostica scherzando anche Rutelli? «Una mia idea ce l’ho», dice il suo ex portavoce.

 

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«In fondo è uno di destra che avrebbe anche voti di sinistra, no?». «Seeeee», risponde un passante che crede di cogliere un riferimento al Quirinale. E forse ha ragione lui, il passante.