1. I DOCUMENTI PIÙ PERICOLOSI PER GLI STATI UNITI SONO NELLA TESTA DI EDWARD SNOWDEN 2. LA TALPA VIVE COME UN FANTASMA NELL’AREA TRANSITI DELL’AEROPORTO DI MOSCA MA ATTORNO ALLA SUA PRESENZA-ASSENZA NELLO SCALO SI ACCUMULANO LEGGENDE 3. DOMANI SNOWDEN POTREBBE ESSERE AUTORIZZATO A LASCIARE IL TERMINAL E GLI USA TEMONO CHE I SERVIZI RUSSI LO FACCIANO PARLARE: POTREBBE RIVELARE MOLTI DETTAGLI SULLA STRUTTURA DELLA NSA, COMPRESI I SISTEMI DI RECLUTAMENTO E DI CONTROLLO 4. IL CREMLINO FA FINTA DI NON AVERE NIENTE A CHE FARE CON LUI MA IN REALTÀ I SERVIZI SEGRETI DI PUTIN GLI STANNO TUTTI ADDOSSO. NON SARÀ CHE, PER FUGGIRE DAI CATTIVI AMERICANI, LA TALPA DEL DATA-GATE SI È ANDATO A CACCIARE IN GUAI PEGGIORI?

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1. I DOCUMENTI PIÙ PERICOLOSI PER GLI STATI UNITI SONO NELLA TESTA DI SNOWDEN
Da "Business Insider.com" a cura di Andrea Andrei per Dagospia
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C'è una ragione per cui gli Stati Uniti stanno facendo di tutto pur di poter acciuffare Edward Snowden, l'ex funzionario della National Security Agency che ha aperto il vaso di Pandora del Prism, il sistema di sorveglianza di massa del governo americano.

Perché a preoccupare gli Usa non sono tanto i documenti contenuti nei quattro laptop che la talpa ha portato con sé a Hong Kong e che si presume l'abbiano seguito anche ora che è bloccato all'aeroporto di Mosca. Il vero pericolo per gli Stati Uniti sono le informazioni che sono nella sua testa.

Se Snowden finisse nelle mani dei nemici dell'America, potrebbe rivelare molti dettagli sulla stessa struttura della Nsa, compresi i sistemi di reclutamento e di controllo. Insomma, una fuga di notizie di questo genere renderebbe la Nsa debole e "scoperta", e sarebbe perciò estremamente pericolosa.

Da parte sua, la talpa ha scritto giorni fa una lettera all'ex senatore Gordon Humphrey, in cui ha ribadito di non aver riferito ad agenti stranieri alcuna informazione che potrebbe mettere in pericolo i cittadini statunitensi, e che anzi non farà mai certe rivelazioni, «nemmeno sotto tortura».

D'altra parte, la Russia, anche per bocca dello stesso Putin, ha rassicurato "gli alleati-nemici" di non essere interessata alle informazioni in questione e di non voler creare casi diplomatici per Snowden.

Ma Olga Bychkova, una conduttrice radiofonica dell'emittente di Mosca Radio Echo, sostiene di aver visto Snowden all'aeroporto circondato da una ventina di funzionari che erano presumibilmente agenti del FSB, i servizi segreti della Federazione Russa che hanno sostituito il vecchio Kgb sovietico. «Il Cremlino fa finta di non avere niente a che fare con lui da quando è bloccato all'aeroporto di Mosca», ha commentato la Bychkova, «ma in realtà gli stanno tutti addosso».

Non sarà che, per fuggire dai cattivi americani, Edward si è andato a cacciare in guai peggiori?


2. SNOWDEN, LA VITA NEL TERMINAL TRA HAMBURGER E SIGARETTE
Tonia Mastrobuoni per "La Stampa"

Sincero o mitomane? Stanislav sgrana gli occhi: «Giuro!», esclama, «gli ho dato dell'acqua, un bicchiere d'acqua per la precisione. Passa spesso qui per andare nell'area fumatori, all'altezza dell'imbarco 31». È la zona degli aerei per l'Italia. Ci appostiamo lì quasi un'ora ma niente, la barbetta bionda di Edward Snowden non si vede. O è un fumatore molto misurato o Stanislav ha mentito. Del resto, l'ex informatico che ha sollevato il più grande grattacapo per Obama con le rivelazioni sugli spionaggi americani, è qui all'aeroporto di Sheremetyevo da un mese.

Forse se ne andrà domani, dicono i suoi avvocati. Dovrebbe ottenere l'autorizzazione a lasciare l'area transiti. Ma il fatto è che nessuno è riuscito mai a parlarci, a parte le Ong con cui ha organizzato una conferenza qualche giorno fa.

L'unica cosa certa è che l'americano può trovarsi solo in tre posti al mondo. O qui, nel terminal dove lavora Stanislav, il «D», o negli altri due dove può stare senza visto e passaporto, «E» e «F». Ed è ovvio che attorno alla sua presenza, anzi, alla sua assenza, si stiano accumulando un po' di leggende. Snowden, in un certo, senso, è il contrario di Mehran Karimi Nasseri, che aspettò un visto per otto anni all'aeroporto Charles-De-Gaulle e ispirò il film di Spielberg «The Terminal». L'iraniano era diventato una vera e propria istituzione, all'aeroporto parigino. Snowden, qui all'aeroporto di Mosca, è un fantasma.

Ma inutile prendersela con Stanislav, che afferma anche di avergli sentito dire che «ama la Russia». Il cameriere ha già la sfortuna di dover indossare una t-shirt a strisce bianche e rosse un cappello verde da tirolese con tanto di piuma, perché così vuole il posto dove lavora, un fast food punkeggiante che si chiama «It's Always Friday», «È sempre venerdì».

Un nome che deve suonare molto divertente, per un uomo costretto a passare ogni giorno qui, in attesa di un Paese che si impietosisca ad accoglierlo. Eppure Snowden ogni tanto mangia nel gemello di «È sempre venerdì», che è un po' più grande e si trova qualche imbarco più giù, sostiene Stanislav. Lì una ragazza, un po' esitante, dice effettivamente di averlo visto un paio di volte al tavolo. Poi incrocia lo sguardo di un collega che la fa ammutolire. E a noi non resta che cambiare terminal.

Di costruzione recente, il terminal «E» è un manifesto contro la recente barbarie di dotare ogni stazione o aeroporto con poltroncine separate da ingombranti divisori, per impedire alla gente di dormire in santa pace. Distese enormi di moquette consentono lunghi e comodi riposi ai passeggeri in attesa. Soprattutto, oltre a un Burger King e una birreria irlandese in stile, con tanto di alcolista appeso al bancone, c'è l'unico albergo dei tre terminal. Dopo un giro di ricognizione nel fast-food e tra le pinte di Guinness dove tutti annuiscono quando mostriamo la foto di Snowden, ma nessuno sembra averlo visto di recente, entriamo.

Ci mettiamo un po' a trovare l'ingresso del Capsule Vozdushny Express, minuscolo e mimetizzato in una foto della terra vista dallo spazio. Ad accoglierci, una ragazza con una strepitosa pettinatura in stile Doris Day. Maria ci spiega in tre minuti perché il mondo intero sbagli a pensare che Snowden sia nascosto nell'unico albergo sulla faccia della terra dove può essersi nascosto. L'obiezione che molti giornalisti lo hanno aspettato qui davanti, per giorni, non la intimidisce: «Con me non hanno parlato, altrimenti avrei spiegato quello che spiego ora a lei. Qui Snowden non ha mai dormito».

Il motivo è semplice. Al Capsule si pagano tra 350 e 420 rubli all'ora (circa 8-10 euro, ndr), ma il massimo è 23 ore, «non un minuto di più», spiega. Snowden, dunque, non può essere qui. E se fosse stato aiutato dal governo russo a stare qui nonostante le regole? La risposta di Maria non lascia spazio a ulteriori obiezioni. «L'avrei visto, io lavoro qui». Le chiedo se le autorità russe potrebbero nasconderlo da qualche parte, magari nel terminal A, al quale si accede solo con un lasciapassare particolare, dove possono stare ad esempio i diplomatici. «Forse. Sicuramente non è al Novotel».

L'albergo Novotel, chiamato anche «la prigione» dai russi, è famoso per i lunghi soggiorni di passeggeri in attesa di un visto. Ma è fuori dall'aeroporto. Non resta che cercarlo al terminal F, una sorta di set di Blade Runner senza pioggia, angusto, pieno di chioschi e persino con qualche piccione che svolazza tra gli imbarchi. È l'ala sovietica dell'aeroporto, costruita nel 1980 in occasione delle Olimpiadi. Qui partono i voli per l'estremo Oriente e i negozi offrono di tutto, ambra, occhiali, magliette nostalgiche con «Cccp» e Gagarin, gioielli di lusso e persino pinne e maschere. Anche qui, Edward Snowden è uno spettro. «L'ho visto una volta - dice una signora che vende occhiali - e ho notato solo una cosa: è molto pallido». Già. E ne ha, di ragioni.

 

 

SPECIALE LUGLIO I PERSONAGGI PI RAPPRESENTATIVI DEGLI USA EDWARD SNOWDEN SNOWDEN A MOSCA CON LE RAPPRESENTANTI DI HUMAN RIGHTS WATCH SNOWDEN OBAMA AEROPORTO DI MOSCA OBAMA SNOWDENSNOWDEN SNOWDEN IL POSTO VUOTO DI SNOWDEN article A B B DC x snowdensnowdensnowdenEDWARD SNOWDEN Edward Snowden VLADIMIR PUTIN