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E adesso?
Che cosa farà il governo Monti se le ultime carte, sequestrate la settimana scorsa a Lugano dai magistrati napoletani, "inchioderanno" alle sue responsabilità (tangenti) il presidente di Finmeccanica, Giuseppe Orsi?
Lo inviteranno a dimettersi o, con il proprio silenzio-assenso, gli rinnoveranno ancora una volta la fiducia?
Pilato abita forse a palazzo Chigi? sia pure nelle vesti pompose del bocconiano-tecnico?
Finora il vice ministro Vittorio Grilli, d'intesa con palazzo Chigi, si è limitato a "monitorare" la situazione che da mesi rischia di travolgere il numero uno della holding pubblica. E, con una procedura insolita (e riservata), all'inizio di maggio il suo capo di gabinetto, Vincenzo Fortunato - come rivelato da Dagospia - ha ricevuto in via XX Settembre (ex sede del Tesoro), la visita ("di cortesia?") dei magistrati napoletani Piscitelli e Woodcock.
Un'indiscrezione che l'ufficio stampa di Finmeccanica, rafforzato (a gettone) per l'emergenza da un ex collaboratore di Fabiano Fabiani, ha tentato, ovviamente inutilmente, di far smentire dagli uffici del Tesoro.
Al di là dei rumors che arrivano dal tribunale di Napoli, l'unica cosa agli atti è che da oltre un mese il numero uno dell'azienda di piazza Montegrappa è inquisito per "corruzione e riciclaggio internazionale".
Si tratterebbe di un presunto passaggio di mazzette - attraverso un "mediatore" di Lugano -, tra la Westland Augusta e la a Lega di Bossi (10 milioni di euro).
Un tangentone concretizzato con l'intermediario svizzero Ralph Haschke, ai tempi in cui l'azienda di elicotteri era guidata proprio da Giuseppe Orsi.
Un avviso di garanzia pesantissimo, che, di fatto, ha trasformato in azienda l'ing.Orsi un'"anatra zoppa".
Un'ipotesi di reato (robusta), respinta però anche ieri con pari forza dal presidente di Finmeccanica.
Anche se qualche settimana fa l'ing.Orsi, nel tentativo (maldestro) di portare acqua alla propria linea difensiva negando ogni addebito, si è presentato a Varese, nella sede politica del Carroccio, in compagnia di due esponenti di primo piano della Lega: l'ex ministro Roberto Maroni e Dario Galli. Quest'ultimo, oltre a essere presidente della Provincia siede anche nel consiglio d'amministrazione dell'holding pubblica.
Una gaffe che ha provocato l'allarmata dichiarazione del parlamentare del Pd, Antonio Misiani: "Ci troviamo di fronte all'ennesima prova di comportamenti che sarebbe poco definire discutibili".
Ma finora il premier Rigor Montis e i suoi ministri dell'Economia - come detto - non hanno battuto ufficialmente ciglio di fronte al Calvario politico-giudiziario in cui sta andando incontro il suo "gioiellino" (Finmeccanica).
Nulla da dichiarare. Neppure dopo l'ultimo atto giudiziario che rivelerebbe un intreccio occulto tra l'ing.Orsi e l'ex presidente dello Ior, Ettore Gotti-Tedeschi.
Rispetto per il corso della giustizia? O perdita del senso delle dimensioni (pubbliche) che lo scandalo potrebbe riservare?
Tant'è. Sul "caso" Orsi, il governo Monti è ancora silente sul destino di un gruppo già scosso dall'uscita traumatica del suo ex amministratore, Pierfrancesco Guarguaglini.
Il boiardo di lungo corso che fu "dimissionato" proprio dall'esecutivo in carica, perché coinvolto in un'altra possibile storia di Tangenti. Assai meno pesante degli addebiti rivolti al suo successore.
Allora, viene anche da pensare, a palazzo Chigi si agisce con una "doppia morale?
Almeno così appare, in assenza di riscontri contrari.
Il sottosegretario Carlo Malinconico è stato costretto a lasciare la responsabilità dell'Informazione solo per aver sbafato un week end all'hotel "il Pellicano" di Porto Ercole.
E nelle scorse settimane anche il vice ministro alla Giustizia, Andrea Zoppini, implicato in una frode fiscale, si è fatto responsabilmente da parte. Un'accusa, ovviamente, tutta da dimostrare.
Sul "caso" Finmeccanica, invece, il premier Mario Monti (e i suoi collaboratori), hanno deciso di (non) scegliere, assumendo una pericolosa posizione d'attesa. Magari imposta dalla prudenza, ma che all'esterno appare, appunto, pilatesca. E non in sintonia, a dirla tutta, con le promesse d'integrità pubblica annunciate dal presidente del Consiglio dopo l'allegra stagione berlusconiana.
Un certo nervosismo e malumore per l'assenza del governo sull'affaire Finmeccanica-Orsi, si coglie anche nei due rami del Parlamento. Qui da mesi giacciono, senza risposta, numerose interrogazioni parlamentari.
Una latitanza (istituzionale), che sta creando imbarazzo agli stessi presidente di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani Schifani.
Così, finora la la parola (proibita) "dimissioni" l'ha pronunciata soltanto Susanna Camusso. "Sarebbe meglio che l'amministratore delegato di Finmeccanica, Giuseppe Orsi, lasciasse l'incarico", ha dichiarato il segretario generale della Cgil.
La stoccata della sindacalista è arrivata al momento di bocciare l'idea del supermanager di "spezzettare" l'holding pubblica.
Ma quel giorno a Genova, il pensiero della Camusso, indirettamente, sembrava tener conto anche dell'accusa di "corruzione e riciclaggio internazionale" che da oltre un mese, come una spada di Damocle, pesa sulle spalle dell'ing.Orsi e della azienda.
Stiamo parlando del numero uno di quello che è considerato un "gioiellino" di Stato, ma che oggi vive alla giornata. L'anno scorso il titolo di Finmeccanica viaggiava in Borsa a 9,2 euro. Ora è ridotto a marciare in discesa, 2-3 euro. Un'azienda ritenuta strategica dal governo, che nell'ultima assemblea ha visto fronteggiarsi sulle deleghe operative l'ing. Orsi e il suo amministratore delegato, Alessandro Pansa.
Uno "spettacolo" che ha lasciato di stucco gli azionisti e gli osservatori finanziari.
Con il governo-azionista a far da spettatore della contesa che, almeno in parte, aveva acceso nel tentativo, fallito, di "ridimensionare" i poteri esecutivi dell'ing.Orsi.
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