
DAGOREPORT – IL GOVERNO RECAPITA UN BEL MESSAGGIO A UNICREDIT: LA VALUTAZIONE DELL’INSOSTENIBILE…
1. MA TRUMP RESISTE NEI SONDAGGI
Da “La Stampa”
Per la prima volta dall' inizio di agosto, il candidato repubblicano Donald Trump supera di due punti nei sondaggi la rivale democratica Hillary Clinton.
Almeno secondo i risultati raccolti da «Los Angeles Time», che ogni giorno chiede a 3mila elettori chi hanno intenzione di sostenere nella corsa alla Casa Bianca. Il tycoon è ora in vantaggio - su scala nazionale - con il 45 per cento, mentre la sfidante è ferma al 43 per cento.
Trump ha recuperato 4 punti. Intanto Kellyanne Conway, la nuova campaign manager di Trump, ha detto di non ritenere più necessario che il candidato repubblicano renda nota la sua dichiarazione dei redditi finché non sarà completata l' ispezione fiscale, interrompendo così una prassi ultra quarantennale tra chi corre per la Casa Bianca.
2. LA CAPANNA DELLO ZIO TRUMP
Glauco Maggi per “Libero Quotidiano”
Trump perde? Il trumpismo è qui per restare. Con i sondaggi che ancora condannano il milionario del GOP - la media dei sondaggi RCP lo vede oggi 5,7 punti dietro a Hillary - l' ipotesi della sua sconfitta è già oggetto di dibattito sulle conseguenze. «Il GOP era diventato il partito della Camera di Commercio Americana (l' associazione delle grandi aziende industriali e commerciali NDR) e aveva perso la sua capacità di attrarre la gente», ha detto al Washington Post Ed Rollins, manager della campagna di Ronald Reagan nel 1984 e ora stratega di un Super Pac che appoggia Trump.
«Non era più il partito delle piccole e piccolissime imprese, ma tutto pro Wall Street e pro Big Business. L' attuale dibattito sul libero commercio (con il repubblicano che si oppone ai patti con i Paesi europei e del Pacifico NDR) è dovuto a quel cambiamento più che a Trump». Il candidato repubblicano, insomma, ha cavalcato la rivolta di categorie dimenticate, prima fra tutte i lavoratori bianchi licenziati a causa dell' outsourcing, ma non ha inventato la nuova linea protezionistica.
Che è destinata a sopravvivere nel GOP, anche se Trump è sconfitto, insieme ad altre posizioni non ortodosse per l' establishment dei Bush e dei Romney: dalla rigida chiusura delle frontiere agli illegali e ai musulmani in odore di jihadismo alla apertura alle spese pubbliche per infrastrutture e per il mantenimento del welfare.
Il trumpismo è un' alternativa al conservatismo classico e ha conquistato una schiera di alleati nello stesso GOP «tradizionale», dal vice Mike Pence a Chris Christie, da Scott Walker a Rudy Giuliani. Ma più che su questi nomi di apparato, oggi con lui per lealtà di partito o per convenienza personale, la «rivoluzione» di Donald è destinata a durare formando una leva fresca di seguaci che darà vita a un' ala nuova del GOP.
Sarà una corrente che potrà ripetere l' esperienza dei Tea Party, movimento extra establishment che nel 2010 mandò in Congresso una nutrita rappresentanza di «ribelli» repubblicani, contrari al salvataggio delle banche e di Wall Street gestito dal Palazzo di Bush-Obama con i soldi pubblici.
Per il destino di Trump il prossimo novembre, intanto, promettono bene i passi iniziali del nuovo staff di vertice della campagna, Stephen Bannon e Kellyanne Conway. Il primo è stato il comizio in Nord Carolina, giovedì, che ha visto la nascita del «Trump tenero», quello che chiede scusa per le sue sparate. Altro fronte aperto da Trump è quello degli afro-americani, che nei sondaggi sono (quasi) tutti per la Clinton. Si è direttamente rivolto a loro, usando un argomento concreto da uomo pratico e non da ideologo.
«Guardate a come vanno male le cose per voi dopo decenni di leadership democratica.
Guardate alle scuole (allusione ai ghetti in cui gli istituti pubblici in mano ai sindacati filo-DEM hanno un livello dell' educazione indecente NDR). Guardate al 58% dei giovani afro-americani che non lavorano. È tempo di cambiare. Che cosa avete da perdere tentando qualche cosa di nuovo?», ha detto sfidando i neri a essere pragmatici e a «provare» Trump.
La seconda mossa è stata la trasferta lampo, con il vice Mike Pence, in Louisiana, stremata per le inondazioni che hanno fatto per ora 13 vittime e sconvolto la vita della popolazione in vaste aree: 40mila case sono distrutte o danneggiate, e 86mila persone hanno chiesto sussidi alla protezione civile. I due repubblicani hanno portato solidarietà diretta alla gente e la sortita ha creato uno stridente, e voluto, contrasto con il comportamento del presidente Obama, che non ha interrotto la sua vacanza a Martha Vineyard, e ha annunciato, ma solo dopo la visita di Trump, che andrà a Baton Rouge la prossima settimana.
Abbiamo perso, dunque, l' improvvisatore guascone, indisciplinato, offensivo e aggressivo? È nato un politico misurato, pensante, che vuole mostrare di saper fare il presidente? Ma quanto è convincente la metamorfosi? E per quanto tempo saprà mantenere, Trump, questo suo nuovo personale profilo? Tante domande e solo 80 giorni, per lui, per recuperare. Sarà dura far accettare il nuovo Trump, dopo che il vecchio ha agito come ha agito per 15 mesi, ma lui ci prova.
trump 11
TRUMP ACCETTA LA CANDIDATURA 5
ivanka trump
TRUMP ACCETTA LA CANDIDATURA
DAGOREPORT – IL GOVERNO RECAPITA UN BEL MESSAGGIO A UNICREDIT: LA VALUTAZIONE DELL’INSOSTENIBILE…
DAGOREPORT - GIORGIA È ARRIVATA ALLA FRUTTA? È SCESO IL GELO TRA LA FIAMMA E COLDIRETTI (GRAN…
TOMASI SÌ, TOMASI NO – L’AD DI ASPI (AUTOSTRADE PER L’ITALIA) ATTENDE COME UN’ANIMA IN PENA IL…
DAGOREPORT - AVVISO AI NAVIGANTI: IL DISCORSO DI MARIO DRAGHI A HONG KONG ERA UNA TIRATA D’ORECCHIE…
DAGOREPORT – AL CONGRESSO DELLA LEGA DEL 6 APRILE, SALVINI SARÀ RIELETTO SEGRETARIO PER LA TRAGICA…
DAGOREPORT: CHI TOCCA I FONDI, MUORE... – CHE HANNO COMBINATO DI BELLO IN ITALIA I BOSS DI…