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VIDEO - IL ''BEST OF'' DI PAOLA TAVERNA: TUTTE LE SUE SBROCCATE DA COATTA ANTICA
1 – TAVERNA E LA MADRE ABUSIVA RAGGI: NESSUN FAVORITISMO
Simone Canettieri per “il Messaggero”
paola taverna io nun so un politicoooo
Può una casa popolare al Quarticciolo, periferia Est della Capitale nota per aver dato i natali al celebre Gobbo e a Paolo Di Canio, diventare un caso politico? Sì, se vi abita - senza averne più i diritti - la signora Graziella Bartolucci, 80 anni, e soprattutto mamma di Paola Taverna, vicepresidente del Senato in quota M5S, per autodefinizione «una der popolo». Peccato che, secondo la legge regionale, l' anziana abbia perso i requisiti per motivi patrimoniali per continuare a vivere in questo appartamento nel cuore della borgata.
Questo perché la figlia, Paola Taverna è proprietaria di 4/6 di un immobile a Olbia, «partecipato» con delle quote anche dalla stessa madre, nonché di un locale commerciale su via Prenestina e, soprattutto, di un appartamento a Torre Angela. E proprio qui, secondo gli ispettori Ater che hanno concluso l' indagine nel 2014, potrebbe tranquillamente portare sua madre. La storia - rilanciata da Repubblica - è finita a impattare, vuoi o non vuoi, sul Campidoglio. E cioè su Virginia Raggi, la sindaca grillina, in prima linea per gli sgomberi e da tempo in rotta con Taverna.
paola taverna io nun so un politicoooo
Ma questo c' entra poco. «Sicuramente gli uffici - spiega la sindaca - faranno tutte le indagini e si seguirà la legge esattamente come per tutte le altre persone». E comunque, come aggiunge l' inquilina del Campidoglio, «la senatrice non ha mai bussato alla mia porta per chiedermi nulla. Ma nemmeno mi interessa la situazione patrimoniale della madre».
La specifica è di dovere, perché subito le opposizioni, da Fratelli d' Italia al Pd, sono andate all' attacco. Il deputato dem Luciano Nobili ricorda anche la storia di un altro senatore M5S, Emanuele Dessì, ormai celebre per aver abitato da «nullatenente» nonostante il lavoro di imprenditore in un' altra casa popolare a canone irrisorio (7 euro), ora rivisto. «Di scroccone in scroccone, evidentemente così si fa carriera nel #M5S, occupando case a cui non si ha diritto».
LA REPLICA
paola taverna by lughino socialisti gaudenti
Taverna si giustifica su Facebook spiegando che «mia madre, che percepisce la pensione minima, pare non abbia più diritto all' alloggio» popolare in cui vive, lei «ha adito le vie legali perché ritiene di averne diritto». E ancora: «Io credo che mia mamma stia agendo bene e che una persona a 80 anni abbia il diritto di desiderare di morire nella stessa casa in cui è vissuta».
LA STORIA
La vicenda è complessa e intanto è finita a carte bollate. E si attende il verdetto del tribunale per fine anno. Il procedimento di decadenza dall' assegnazione dell' alloggio è partito a fine 2014, dopo accertamenti condotti dall' Ater di Roma, ente a cui appartiene la casa, secondo cui la signora non ne ha più diritto. Da quel momento sono passati 4 anni, tra controdeduzioni e carteggi, ma l' esito della vicenda appare ancora incerto, anche perché l' anziana ha fatto ricorso.
E alla diatriba legale si sovrappone quella tra palazzi sulle rispettive competenze.
Ater ha messo nero su bianco che, da parte loro l' iter si è concluso con l' emissione del decreto di rilascio, attualmente impugnato dalla famiglia presso il Tribunale di Roma. È di esclusiva competenza «di Roma Capitale dar seguito con la firma dell' ordinanza di esecuzione da parte del sindaco».
Anche dal Campidoglio hanno spiegato di aver «emesso determinazione dirigenziale di decadenza» e che «contro tale atto è stato proposto ricorso al giudice ordinario» il quale «ha rigettato l' istanza di sospensione dell' esecutività del provvedimento, rinviando al mese di gennaio la discussione sul merito.
Come da prassi, la polizia locale di Roma Capitale provvederà a fornire ove richiesto ogni supporto per l' esecuzione di decreti di rilascio. L' iter della procedura, portata avanti dagli uffici competenti, è come sempre uguale per tutti», la posizione del Campidoglio. La querelle va avanti. Taverna e Raggi, assicurano dal Comune, ieri non si sono sentite. Ma questa, visti i rapporti, non è una notizia.
2 – PASIONARIA TRA COMPLOTTI E SLANG UNA CARRIERA A COLPI DI ANTIPOLITICA
Simone Canettieri per “il Messaggero”
Rappresenta quasi un genere letterario, lo chiamano il paolatavernismo. Da quando la senatrice del Quarticciolo è comparsa sulla scena pubblica - sono ormai più di cinque anni - a forza di invettive pronunciate, anzi urlate, in uno slang romanissimo si è guadagnata una fetta di popolarità dentro e fuori il M5S. «Ao, io so de borgata e parlo come magno», ha sempre detto in pubblico e privato per esaltare il suo essere ultra-pop.
Un Funari femminile pronta a guardare la telecamera e a dirla pane al pane e vino al vino. Con condimento di parolacce, alla bisogna. Una tecnica che va detto di sicuro finora ha sempre funzionato soprattutto sul palco e tra i militanti. Essendo espressione del «basso» salito nell' «alto» nei palazzi del potere, la grillina ha sempre voluto mantenere un profilo ruspante. Arricchito da una serie di grida, con complotti ovunque. L' ultimo in ordine di sequenza è quello sui vaccini e sui big delle case farmaceutiche.
Lo scorso agosto per esempio uscì un mitico video in cui Taverna dava la sua ricetta con aneddoto personale: «Nessun bambino non vaccinato è malato. Un bambino non vaccinato è un bambino sano, sano, sano. È terribile il messaggio che è passato di un bambino che non è vaccinato è portatore di che Io quando ero piccola, quando avevo un cugino che aveva una malattia esantematica, facevamo la processione a casa di mio cugino, perché così la zia si sbrugliava' tutti e 7 i nipoti, tutti e 7 avevano la patologia e se l' erano levata dalle p».
Parole che provocarono un certo imbarazzo nel Movimento ormai diventato istituzionale e di governo. Al punto che lo scorso 14 settembre decise di prendere una posizione netta: «Non parlerò più di vaccini, ho fatto immunizzare mio figlio ma non credo nell' obbligo per legge».
E qualcuno, anche tra i più ferventi no-vax, ne rimase un po' interdetto. Anche se rimane ormai alla storia della città, una mitica affermazione pronunciata da Taverna a tre mesi dalle elezioni per il Campidoglio, nel 2016: «A Roma c' è un complotto per far vincere il M5S». E così fu, infatti. E proprio la senatrice si mise a sorvegliare su Palazzo Senatorio, anche se con esiti poco brillanti.
GLI SCONTRI
Andò in rotta di collisione con Virginia Raggi per l' onnipresenza di Raffaele Marra e creò ancora più caos interni per via di una lettera a Di Maio sull' assessore Paola Muraro indagata. Informazione che l' attuale capo politico negò di conoscere fino alla pubblicazione del documento sul Messaggero (in quell' occasione saltò il direttorio).
ROBERTA LOMBARDI - FABIO MASSIMO CASTALDO - VIRGINIA RAGGI - PAOLA TAVERNA - GIANLUCA PERILLI
Tra Raggi e la famiglia Taverna i rapporti da tempo ormai non sono cordialissimi. Perché proprio la sorella di Paola, Annalisa, in momento di ira si rivolse così alla sindaca: «Se non te dai una calmata te appendemo per le recchie». Tutto in romanesco, ovvio. Giusto a far vedere il marchio di casa. Insieme appunto ai complotti, visti un po' ovunque come quello sul referendum «a rischio brogli» in Italia e all' estero.
Un personaggio - molto amato ma anche temuto - all' interno del M5S. Capace di riposizionarsi con agilità da politica provetta. Prima anti-Di Maio poi sotto la sua ala protettiva. Al punto che alle ultime regionali, Roberta Lombardi (che ieri in privato l' ha comunque difesa) rimase male per la totale assenza in campagna elettorale della sodale. Ma come avverte sempre «io nun so' politico! Nun te poi permette de chiamamme politico!». Soprattutto se ci sono una casa e l' opportunità politica di mezzo.
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