SAN RAFFAELE DECOLLATO (CON IL JET) - LA CHIUSURA DELL’INCHIESTA SUL CRAC SVELA CHE DEL MILIARDO E MEZZO DI BUCO SOLO 44,6 MLN SONO STATI CONTESTATI PER DISSIPAZIONE - IL TESORETTO È STATO BRUCIATO PER ACQUISTARE UN JET PRIVATO (35 MLN), INVESTIMENTI IMMOBILIARI IN CILE E CONSULENZE - I SETTE INDAGATI, DA VALSECCHI A DACCÒ, AL PROCESSO CON L’ACCUSA DI ASSOCIAZIONE A DELINQUERE - SÌ DEI CREDITORI AL CONCORDATO PREVENTIVO…

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Walter Galbiati per "la Repubblica"

Serviva che il 50% dei creditori più uno votasse a favore. C´era tempo fino all´8 aprile, ma è bastato un solo giorno di urne aperte per raggiungere l´obiettivo. Il concordato del San Raffaele, l´ospedale costruito, lanciato e distrutto da Don Luigi Verzé, è stato approvato ieri dall´adunanza dei creditori. Un successo previsto, che non ha colto nessuno di sorpresa.

Qualche stupore invece è nato dalla chiusura indagini della Procura di Milano che sempre ieri ha messo il sigillo sulla prima parte dell´inchiesta penale. A fronte di un buco di 1,5 miliardi di euro, le contestazioni per dissipazioni e distrazioni patrimoniali sono state di soli 44,6 milioni di euro. Non molto se si considera che le operazioni dubbie, secondo i verbali, si sarebbero protratte da oltre vent´anni.

L´avviso di chiusura indagini per i reati di associazione a delinquere, frode fiscale, appropriazione indebita e distrazione di beni ha raggiunto sette protagonisti della recente storia del San Raffaele, tra i quali il ragioniere dell´ospedale Mario Valsecchi, gli imprenditori Pierino Zammarchi e Fernando Lora, e l´uomo d´affari Pierangelo Daccò. L´accusa più pesante è associazione a delinquere: vi era una cupola non solo sopra ma anche all´interno dell´ospedale, guidata dal potentissimo braccio destro di Don Verzé, Mario Cal, suicidatosi la scorsa estate.

«Una collaudata organizzazione interna - si legge nel documento di chiusura indagini - e una precisa ripartizione di funzioni coordinate dall´alto da Cal, che poneva in essere plurime operazioni finalizzate ad assicurarsi cospicui profitti illeciti: attraverso una sistematica sovraffaturazione degli importi dovuti dalla Fondazione San Raffaele ai fornitori», i quali retrocedevano parte delle commesse a Cal in contanti o con bonifici bancari.

Il drenaggio di risorse è relativo a sei episodi, già noti alle cronache, primo fra tutti l´acquisizione e la gestione dell´aereo del San Raffaele che avrebbe dissipato il patrimonio dell´ospedale per 35 milioni di euro, ai quali vanno aggiunti altri due milioni spesi per la ricerca di un nuovo aereo mai acquistato. La fuoriuscita degli altri otto milioni è legata alle commesse affidate alle ditte Diodoro e Metodo, alla Progetti srl, all´acquisto di un immobile in Cile e alle consulenze legali affidate alla Harmann.

I pm Luigi Orsi, Laura Pedio e Gaetano Ruta, titolari delle indagini, hanno poi deciso di non opporsi al concordato preventivo dell´ospedale, allineandosi di fatto alla maggioranza dei creditori della Fondazione. Il 52,28% dei chirografari ha approvato il piano. Il totale degli ammessi al voto è stato pari a 717 milioni di euro di crediti; il quorum era di 358 milioni e i voti favorevoli pari a 375 milioni di euro (52,28%).

Nel corso dell´assemblea, i tre commissari Salvatore Sanzo, Rolando Brambilla e Luigi Saporito hanno spiegato che la crisi del San Raffaele è stata determinata da una bulimia di investimenti. «La causa primaria del dissesto del San Raffaele - spiegano - è legata a una politica di espansione e di sviluppo perseguita con ostinazione e indipendentemente dalle capacità finanziarie della fondazione». E Sanzo ha aggiunto che il San Raffaele non è un caso Parmalat: il coinvolgimento del ceto bancario è minimo e non saranno possibili grandi azioni di recupero.

 

 

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