DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Alessandro Barbera per “la Stampa”
roberto gualtieri si congratula con giuseppe conte per l'informativa sul mes
Al ministero del Tesoro il piano su come utilizzare i fondi del prestito Mes c'è già. E' pronto da giugno, vale più dei trentasei miliardi a disposizione dell'Italia: fra spese dirette e indirette per gestire l'emergenza pandemica i tecnici hanno individuato una lista che ne vale circa cinquanta. Il ministro della Salute Roberto Speranza ne è a conoscenza, e come lui il premier Giuseppe Conte. Tutti attendono che il pressing di Nicola Zingaretti sui Cinque Stelle abbia successo, e formalizzare così la domanda di accesso al fondo Salva-Stati.
Al segretario Pd non spiacerebbe una parola in più di Conte, ma la situazione fra i grillini è caotica. L'opportunità ora viene da una grana: il possibile ritardo nei tempi per l'erogazione del Recovery Fund. La vicenda è surreale. Il meccanismo per l'accesso al Mes è lo stesso utilizzato per i 27 miliardi del fondo Sure con cui pagheremo gran parte della cassa integrazione di quest' anno: poiché si tratta di prestito, l'Italia può decidere se usarlo per contabilizzare spese già effettuate oppure finanziarne di nuove. Una fonte di governo Pd che preferisce non essere citata spiega: «Non vedo alternative al Mes, ma non so ancora come confezioneremo il pacco».
roberto gualtieri giuseppe conte luigi di maio
Se i Cinque Stelle non ne avessero fatto una bandiera ideologica, il pacco non sarebbe così difficile da gestire: è la fotocopia dello Sure, non prevede condizionalità (fanno fede due lettere della Commissione europea), permette di risparmiare 400 milioni di euro l'anno di interessi sul debito pubblico, perché finanziato con bond europei più sicuri dei nostri. Poiché in Italia siamo maestri nel capovolgere di senso le cose, il governo giallorosso si è fissato sul Recovery Fund.
Per restare nella metafora dell'esponente Pd, un mezzo pacco: benché quasi un terzo siano aiuti a fondo perduto, le condizioni per ottenerli sono molto più rigide e dovranno passare dal giudizio di Commissione e Consiglio europeo. Non solo: a marzo in Olanda si vota, e il premier Rutte (avversario dell'Italia in questa partita) si gioca la rielezione. Ieri Conte ha detto che a fine 2021 "quota cento" (ovvero la misura triennale per concedere la pensione ai 64enni con 34 anni di contributi) non verrà confermata.
centinaio salvini e calderoli cercano il mes
E' la prova che le condizionalità per accedere al Recovery sono fra noi. C'è scritto nell'accordo votato dal Consiglio europeo a luglio: gli aiuti sono vincolati alle riforme. C'è ora un fatto nuovo. A Bruxelles la trattativa per il nuovo bilancio è arenata, e senza quell'accordo slitterà la partenza del Recovery. Se tutto andasse liscio, l'Italia avrebbe i primi fondi nella seconda metà del 2021. Se la trattativa sul bilancio si allungherà, il rischio è di arrivare all'autunno.
Per il Tesoro è un problema enorme, poiché di qui a qualche giorno deve presentare la nota di aggiornamento sui conti pubblici, scrivere quanta parte della Finanziaria 2021 sarà pagata con soldi europei. Senza certezze sul Recovery è tutto più complicato. Il ministro Roberto Gualtieri aveva promesso l'approvazione il 28 o il 29, le ultime indiscrezioni dicono i primi di ottobre. Per Zingaretti il sì al Mes è diventato politicamente decisivo quanto il no dei Cinque Stelle. Se non fosse per il caos nel Movimento, Luigi Di Maio avrebbe già detto sì. Il suo timore è che alla prova del voto parlamentare la maggioranza venga meno, soprattutto al Senato.
A quel punto diventerebbero decisivi gli oltre cinquanta senatori di Forza Italia. Non è uno scenario che alletta nessuno, ma potrebbe diventare un'opzione da valutare. La ragione è semplice: Gualtieri nel 2021 è costretto a contenere l'aumento del debito, quest' anno esploso al 160 per cento del Pil. L'aiuto europeo è la precondizione perché resti solvibile. Lo resterà solo fino a quanto la Banca di Francoforte sarà autorizzata a comprare a man bassa titoli italiani diversamente invenduti: a fine 2020 ne avrà comprati 220 miliardi, quasi la metà di quanti ne vengono collocati ogni anno.
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