brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

“DAVVERO I GIOVANI POSSONO ESSERE ARRICCHITI DAL FILM SU CUCINELLI DI TORNATORE OPPURE NE POSSONO RICAVARE L'INSEGNAMENTO CHE ANCHE I GRANDISSIMI REGISTI TRASCURANO L'ARTE E CEDONO ALLE SIRENE PIÙ COMMERCIALI?” – MIRELLA SERRI AL VELENO SULL’OPERA (CHE HA RICEVUTO CIRCA 4 MILIONI DI EURO DI TAX CREDIT DAL MINISTERO SU UN COSTO TOTALE DI 10 MILIONI) E MERLO METTE IL CARICO: “QUESTO FILM FIRMATO DA TORNATORE E FINANZIATO, IN PARTE, DAL MINISTERO DEI NOTI MORALIZZATORI GIULI E SANGIULIANO, È IL MONUMENTO CHE CUCINELLI HA ELEVATO A SÉ STESSO, CON UNA POSA STATUARIA DA 1925 CHE BERLUSCONI AVEVA OSATO SOLO CON LA PROPRIA TOMBA. È IL NUOVO KITSCH D'AUTORE”

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Da “Posta e risposta” – “la Repubblica” 

 

brunello cucinelli giorgia meloni (3)

Caro Merlo, l'imprenditore del cashmere Brunello Cucinelli, presentando il film sulla sua vita «sviluppato dal genio del grande maestro Giuseppe Tornatore, con le incantevoli musiche di Nicola Piovani», lo dedica «ai giovani di ieri, di oggi e di domani, perché sono il sale del mondo».  

 

Questa opera, che ha ricevuto circa 4 milioni di euro di tax credit dal ministero su un costo totale di 10 milioni, ha suscitato molti dibattiti sull'uso dei fondi pubblici per un prodotto cinematografico con un connotato autocelebrativo. Tornatore non è nuovo alle biografie, ad esempio quella di Morricone, con cui però ha collaborato tutta la vita. 

 

Abbiamo poi in Italia un ricco Pantheon di geni e di artisti a cui i cineasti potrebbero attingere, da Fellini ad Armani. Davvero i giovani possono essere arricchiti da questa biografia? Oppure ne possono ricavare l'insegnamento che pure i grandissimi uomini di spettacolo, inclusi registi e musicisti da Oscar, a volte trascurano l'arte e cedono alle sirene più commerciali? 

Mirella Serri  

 

MIRELLA SERRI 2

Risposta di Francesco Merlo: 

La pubblicità d'autore è un genere nobile, l'ha fatta anche Fellini, un'onesta e artistica marchetta che, bella come il lampo, dura, però, molto poco. C'è poi la biografia che, tra storia e letteratura, può essere cattiva, oggettiva e può anche capitare che il biografo si innamori del personaggio, come Savinio con Maupassant, Arbasino con Gadda, Mack Smith con Garibaldi. Poi c'è l'autobiografia, genere difficile che si concedono più i mediocri che i grandissimi, e che a volte è bella proprio perché esagerata come quelle di Dalì o di Frank Lloyd Wright.

 

Questo film firmato da Tornatore e finanziato, in parte, dal ministero dei noti moralizzatori Giuli e Sangiuliano, è un auto-mito-biografia, il monumento che Cucinelli ha elevato a sé stesso, con una posa statuaria da 1925 che Berlusconi aveva osato solo con la propria tomba. Ricorda i generali di Longanesi che vivevano di ricordi di battaglie… inventate. Al botteghino, segno dei tempi, pare che stia andando bene, piace come il secondo matrimonio di Bezos a Venezia, come piaceva La settimana Incom nell'intervallo del cinema dei telefoni bianchi. È il nuovo kitsch d'autore. 

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